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Verso Torino: 1977, la stagione perfetta di Vilas

L'argentino domina la stagione trionfando al Roland Garros e all'Open degli Stati Uniti, ma il numero 1 del mondo rimane Jimmy Connors. A Borg il secondo titolo di fila a Wimbledon.

di | 09 ottobre 2023

La nuova stagione è ancora destinata a passare alla storia. I due tornei più prestigiosi del mondo vivono anniversari particolari: Wimbledon festeggia 100 anni alla presenza di sua Maestà, la Regina Elisabetta II, l'Open degli Stati Uniti invece si disputa per l'ultima volta a Forest Hills, ritenuto non più idoneo per stare al passo con i tempi: i dirigenti statunitensi immaginano il torneo come un grande luna park, una festa del tennis, con ampi spazi dedicati al merchandising e alla ristorazione, senza tralasciare gli agi ai giocatori. La scelta della nuova sede cade sulla vicina Flushing Meadows e su campi in cemento. L'Usta, del presidente Slew Hester, batte tutti i record possibili, costruendo in appena 10 mesi l'impianto che ancora oggi ospita il torneo americano.
Sulla carta è previsto un duello serratissimo tra Bjorn Borg e Jimmy Connors: allo svedese va il torneo di Wimbledon per il secondo anno di fila, all'americano invece il primo posto del computer e la prima accoppiata della storia Masters Grand Prix-Wct Finals di Dallas. Ma tra i due si inserisce la stagione perfetta di Guillermo Vilas, il tenebroso argentino che mette a segno una serie di record impressionanti: 16 tornei conquistati come Nastase nel 1973, 22 finali record in stagione, 136 partite vinte nell'anno, primo giocatore a vincere un torneo per 6 volte (Buenos Aires), primo a conquistare 7 tornei di fila, 46 partite consecutive e 53 sulla terra battuta: record, questo, che resiste fino all'avvento di Nadal.
La stagione del "poeta della Pampa" si apre con una inaspettata finale raggiunta sull'erba di Melbourne contro l'esplosivo e incontrollabile Roscoe Tanner nel primo dei due Australian Open del 1977. Se ne gioca un secondo, a dicembre, poiché i dirigenti della federazione australiana decidono di spostare lo Slam di casa da gennaio a dicembre; e questo ha come conseguenza lo slittamento del Masters al gennaio dell'anno successivo.
Ma fino agli Internazionali d'Italia compresi (Vilas perde malamente al secondo turno contro Zeljko Franulovic), non pare un'annata indimenticabile. Tutto ma proprio tutto cambia al Roland Garros: non c'è Borg, che firma un contratto da un milione e mezzo di dollari con il Wtt (il campione a squadre americano), e Panatta non è nella forma migliore (perde da Ramirez nei quarti). Vilas invece è ingiocabile, lascia 4 game a Smith, 8 a Fibak, 5 in semifinale a Ramirez e 3 in finale a Brian Gottfried. Non conosce sconfitta fino a ottobre, vince in successione Kitzbuhel, Washington, Louisville, South Orange e Columbus. Sulla terra verde di Forest Hills (per l'ultima volta sede dello Slam americano), Vilas viaggia con la stessa media game ceduti a Parigi. Borg soffre per un problema alla spalla, si ritira negli ottavi contro Stockton e a questo punto, dopo la rivincita di Jimbo su Orantes, in finale ci vanno Vilas e Connors.
L'americano parte meglio, ma Vilas rimane vicino nel punteggio. Il terzo set è quello che decide la partita; Connors si porta avanti 3-0 e 4-1, manca una palla del 5-1 e due palle per il 5-2. Si fa riprendere, arriva comunque al doppio set point sul 4-5, 15-40, ma Vilas non molla. Al tie-break Connors schiuma rabbia, lo perde per 7 punti a 4 e nel quarto set, furibondo e fuori di senno, cede di schianto 6-0.

La serie dell'argentino si ferma, tra le polemiche, il 2 ottobre quando scende in campo contro Nastase nella finale di Aix-en-Provence. Il rumeno gioca con la racchetta "spaghetti", dalla strana incordatura che la federazione internazionale bandisce la settimana seguente. Vilas non ci sta e, dopo aver perso i primi due set, si ritira. Vince ancora a Teherán, Bogotà, Santiago, Buenos Aires (sesto titolo nella capitale argentina) e Johannesburg.
Ma tutto questo non basta a Vilas per assicurarsi la prima posizione mondiale che resta, con un piccolo margine, in mano a Jimmy Connors, campione in otto tornei tra cui le finali di Dallas a maggio e il Masters Grand Prix che slitta a gennaio del 1978 e che trova dimora fissa nel suggestivo Madison Square Garden di New York, dopo essere stato itinerante per le prime sette edizioni. Tra gli 8 favolosi di Dallas c'è posto anche per Adriano Panatta che agguanta la storica qualificazione grazie al successo di Houston dove batte in successione Connors, Rosewall, Dibbs e Gerulaitis. Ma a Dallas Panatta incrocia subito Connors che lo batte 6-4 7-5 6-4 volando verso il successo finale firmato su Stockton. Al Garden Jimbo perde il secondo match con Vilas, ma vince il torneo dei Maestri battendo in finale Borg e riscattando una stagione con più rimpianti che gioie.
Infatti, l'appuntamento più ambito dell'anno è sempre Wimbledon che non tradisce le attese: è un testa a testa spettacolare e stellare tra Jimmy Connors e Bjorn Borg, le prime due teste di serie. Borg vacilla al secondo turno per colpa dell'erba intonsa ed è costretto a recuperare due set a Mark Edmondson, Connors va al quinto set negli ottavi con una vecchia volpe come Stan Smith. Arrivano in semifinale e che semifinali! Una è di grido tra Borg e la nuova stella Gerulaitis. Si rivela un classico, una partita dall'alto contenuto spettacolare. Borg spera in un confronto senza problemi, visto il break nel primo gioco. Ma Gerulaitis non lo molla e arriva a condurre, per la prima volta nel match, grazie al break che lo lancia avanti 3-2 e servizio al quinto. Ma qui lo svedese si sveglia in tempo e finisce per alzare le braccia al cielo dopo il conclusivo 8-6. Nell'altra semifinale si affrontano Connors e un giovanotto di New York, mancino, di appena 18 anni, proveniente addirittura dalle qualificazioni. Il suo nome è John McEnroe. A furia di volée diaboliche e di slice esterni, il giovane ribelle riesce a fare match pari con la leggenda di Jimbo, uscendo battuto in quattro set, ma a testa altissima.
Il 2 luglio, il giorno dopo la vittoria di Virginia Wade di fronte alla sua regina, Borg e Connors danno vita alla finale dei sogni. Indimenticabile il quinto set con Connors che recupera da 0-4 a 4 pari, ma proprio dopo aver compiuto una rimonta inimmaginabile, commette un doppio fallo e Borg va a riprendersi prima il break e poi il trofeo dei Championships dalle mani del Duca di Kent.
Per l'Italia, sebbene non ripeta nessuno dei tre clamorosi successi dell'anno prima, è una stagione importante, della conferma dell'alto livello raggiunto dai top player. Un Barazzutti in grande forma arriva in finale a Monte Carlo dove affronta il terribile Bjorn Borg.

Il 24 aprile, sette giorni dopo il successo di Panatta a Houston, Barazzutti sbanca Charlotte e Bertolucci vince per la terza volta il torneo di casa a Firenze. A Roma tutti aspettano la conferma di Panatta che è testa di serie numero 1. Adriano però si imbatte in un giovane americano di origine lituana che ama le donne, i motori e la bella vita. Si chiama Vitas Gerulaitis e lo stoppa nei quarti. Dal cilindro da prestigiatore azzurro però esce il nome di Tonino Zugarelli, da sempre il quarto uomo della nazionale di Davis. Zugarelli gioca il torneo della vita spingendosi fino alla finale, persa con orgoglio in quattro set contro Gerulaitis. Ma non è finita: Bertolucci s'impone nel prestigioso torneo di Amburgo superando in finale l'ostico Orantes, poi vince anche Berlino. Barazzutti invece va a segno sulla terra di Bastad su Taroczy e in autunno sul veloce indoor di Parigi in cinque set sul numero 5 del mondo Brian Gottfried. Un risultato di prestigio che porta l'azzurro all'undicesimo posto del ranking mondiale con Panatta numero 23 e Bertolucci 29. In Davis, da campioni in carica, gli azzurri esordiscono negli ottavi: battono la Svezia senza Borg, poi escono indenni dalla corrida di Barcellona contro la Spagna e si vendicano della Francia, conquistando l'accesso alla finale da giocare a Sydney contro John Alexander e Tony Roche.
Il White City Stadium accoglie i giocatori con un sole accecante, con molto vento e tantissime mosche. Gli appassionati italiani si svegliano alle 3 della notte per vedere via satellite la sfida: Roche gioca a livelli mostruosi contro Panatta e Alexander ridicolizza Barazzutti. L'Italia si tiene in piedi grazie al doppio, poi Panatta sfiora il miracolo arrivando a due punti dalla vittoria con Alexander prima della resa 11-9 al quinto. Gli azzurri tornano a casa senza coppa ma con la coscienza a posto.


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