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Verso Torino: 1984, la stagione quasi perfetta di SuperMac

E' l'anno d'oro di John McEnroe che chiude la stagione con 82 vittorie e 3 sconfitte. Il mancino americano vince tutto tranne la finale del Roland Garros che va al suo nemico numero 1, il ceco Ivan Lendl.

di | 16 ottobre 2023

Se la prova per giudicare il più forte tennista della storia fosse una singola partita, molti indicherebbero Lew Hoad come primo degli immortali; ma se lo spazio temporale dovesse estendersi a una stagione intera, la migliore annata dell'Era Open prende forma nel fantastico 1984 di John McEnroe. La percentuale di partite vinte dell'americano è la più alta da quella stabilita da Connors dieci anni prima (Jimbo aveva chiuso con il 96% scarso, frutto di 95 vittorie e 4 sconfitte). SuperMac porta il record a 96,5% con 82 vittorie e soltanto 3 sconfitte, 15 tornei disputati e 13 vinti.
E' l'anno più splendente del mancino newyorkese, ma anche l'anno cruciale di tutto il decennio. Mac chiude il 1983 da re del mondo, nonostante mandi giù l'amaro boccone della sconfitta subita da Wilander sull'erba di Kooyong nelle semifinali dell'Open d'Australia. Ma di sconfitte SuperMac non ne vede più per sei mesi. A fargli tornare il sorriso è il velocissimo campo del Madison Square Garden che lo incorona per la seconda volta maestro. E' un torneo ancora una volta a 12 iscritti, scialbo nei punteggi (tutti i match si risolvono nel minor numero di set tranne quello strappato da Tomas Smid a Jimmy Connors), e con una finale senza storia vinta sul ceco in tre rapidi set: sul pallottoliere si contano 3 palle break a testa, convertite da McEnroe, sciupate tutte da Lendl che esce dal campo bastonato.
McEnroe inizia così a fare indigestione di tornei: vince Philadelphia ancora in finale su Lendl (7-6 al quarto), Richmond su Steve Denton, Madrid su Tomas Smid, Bruxelles ancora su Lendl (mortificante 6-1 6-3) che vale a Mac il titolo numero 50 della carriera. Intanto il 25 marzo il mondo conosce lo svedese Stefan Edberg, un 18enne tutto serve and volley che conquista a Milano l'ultima edizione giocata al Palasport sul connazionale Mats Wilander. Dopo un mese e mezzo di sosta, McEnroe torna per le finali Wct di Dallas che vince per la quarta volta lasciando sei game in finale a uno scoraggiato Connors. Lo stato di forma di Mac è imbarazzante per tutti i rivali, lo sa bene Ivan Lendl, battuto ancora in finale nel torneo dei campioni di Forest Hills su terra verde. Su quella rossa la situazione non cambia: fa 4 su 4 alla coppa delle Nazioni di Dusseldorf (Clerc, Higueras, Maurer e ancora Lendl finiscono al tappeto con punteggi severissimi) arrivando a Parigi da imbattuto con 36 vittorie su 36.
Il Roland Garros però ha tanti pretendenti pronti a dire la loro durante le due settimane più massacranti della stagione. Non bisogna dimenticare il campione in carica Noah (fresco sposo di Cecile, ma un po' a corto di fiducia e vittorie), Wilander (ultimo a battere Mac), Lendl (ancora alla ricerca del primo Slam), Gomez (di nuovo campione a Roma) o il nuovo Sundstrom. Henrik è uno dei tanti nipoti di Borg che fioriscono dal nulla: a Monte Carlo, dopo la vittoria di Bari e la finale di Nizza, mette in fila, uno sull'altro, Clerc, Lendl, Arias e Wilander con irrisoria facilità.

A Parigi Mac gioca a livelli ultraterreni: fa fuori, senza che i rivali riescano a tenere più di 4 game a set, Horacio De La Pena, Ben Testerman e Mel Purcell; poi lascia un set (e ci può stare) allo spagnolo José Higueras, ma si riprende alla grande stoppando Jimmy Arias nei quarti e Jimmy Connors in semifinale. Lo sfidante per la finale di domenica 10 giugno (in tribuna d'onore svettano le leggende di René Lacoste e Jean Borotra) è Ivan Lendl, emerso dopo aver fatto fuori negli ultimi turni Jarryd, Gomez e Wilander (Sundstrom e Noah perdono nei quarti da Connors e Wilander). Per due set abbondanti i serve and volley di McEnroe hanno il sopravvento su un Lendl che non trova il modo di opporsi. Sul 2 pari del terzo set McEnroe ha quattro occasioni (tre di fila) per fare il break, ma a Lendl entrano i primi passanti di rovescio del match. La chance più grande arriva nel quarto set quando McEnroe, avanti 4-2, serve e arriva alla palla del 5-2. Lendl però si salva, con la risposta di rovescio fa il controbreak e poi strappa nuovamente la battuta a un McEnroe in vistoso calo. Nel quinto set Lendl serve per primo, McEnroe è costretto a inseguire fino all'ultima sventurata volée di dritto che finisce in corridoio. A nulla servono gli 84 punti fatti in 147 discese a rete.
Nonostante la sconfitta, SuperMac rimane in uno stato di forma eccezionale e ci vorranno mesi prima che la debacle del Roland Garros si insinui nella sua testa trasformandosi in incubo da cui non si libera più. Martedì dopo Parigi è già in pista al Queen's che vince ancora a mani basse battendo Connors in semifinale e lo sconosciuto Leif Shiras in finale. A Wimbledon, dopo la corsa negli spogliatoi per cambiarsi i pantalocini blu scuro (poco in linea con la regola del "bianco"), lascia il terzo set della sfida inaugurale a Paul McNamee prima di scatenare una tempesta che sul finire del torneo si abbatte sul giovane Pat Cash e sul vecchio Jimmy Connors, sconfitto per la quarta volta in finale con un punteggio (6-1 6-1 6-2) che ricorda quello inflitto 10 anni prima da Jimbo a Ken Rosewall.
Il mondo del tennis, e McEnroe stesso, sono concordi: quella diventa la partita perfetta, la migliore nella carriera del mancino. Nella settimana di ferragosto sbanca l'Open del Canada (Leconte, Fleming, Connors e Gerulaitis sono le vittime), poi vorrebbe riposare, ma c'è Cincinnati. Il rimedio è semplice: tiene il primo set, poi stacca la spina contro Vijay Amritraj che gli impone la seconda sconfitta della stagione.

A Flushing Meadows è l'ennesima marcia trionfale, ma prima dell'epilogo nasce la leggenda del Super Saturday. E' l'8 settembre e alle 11 spaccate il catino intitolato a Louis Armstrong vede in campo la sfida delle leggende tra John Newcombe e Stan Smith. Dopo tocca alla prima semifinale maschile tra Ivan Lendl e Pat Cash: è un match spettacolare, tra due giocatori dallo stile contrapposto, terminata al tie-break del quinto set dopo infinite emozioni; Lendl arriva a due punti dalla vittoria nel tie-break del quarto set (5-5) e al match point sul 5-4 del quinto. Scampato il pericolo, Cash serve per il match sul 6-5: l'australiano si spinge 30-0, poi ai vantaggi arriva al match point, ma viene freddato dal colpo dell'anno: il lob di Lendl (un dritto in corsa dall'elevato coefficiente di difficoltà) tocca la riga di fondo. Cash ha ancora la forza di restare avanti fino al 4-3 del tie-break, poi quattro punti consecutivi di Lendl chiudono il match. I tre set della finale femminile Evert-Navratilova, sono l'antipasto alla seconda semifinale maschile, quella tra McEnroe e Connors. Il pubblico è diviso a metà e lo spettacolo è la degna conclusione di una giornata epica che termina alle 23.14 dopo oltre 12 ore di grande tennis. A vincere è McEnroe 6-3 al quinto (con 19 ace), ma sono decisivi due momenti topici vanificati da Connors: il primo quando è avanti 3-1 al terzo e 0-30, e il secondo, assai più importante, quando nel settimo game del quinto set sbaglia un dritto sulla palla che gli avrebbe fatto recuperare il break. La finale invece non ha storia: dopo quella di Dallas e di Wimbledon, McEnroe assesta la terza perla dell'anno lasciando a Lendl solo otto game.
McEnroe è insaziabile e con un bilancio di 66 vittorie e 2 sconfitte riparte, il lunedì dopo Flushing Meadows, per il torneo di San Francisco che stravince su Brad Gilbert. Intanto Aaron Krickstein diventa in agosto il più giovane top 10 della storia (17 anni e 11 giorni) e in ottobre si assiste, a Colonia, alla prima sfida tra Stefan Edberg e Boris Becker. Nell'ultimo week end di settembre Mac trascina gli Usa alla finale di coppa Davis superando gli australiani Fitzgerald e Cash; si prende un mese di riposo prima dell'ultimo torneo in programma che vince a Stoccolma superando Wilander in finale. McEnroe rinuncia allo Slam australiano, che va ancora a Mats Wilander, per concentrarsi sulla finale di coppa Davis in programma sulla terra rossa indoor di Goteborg, alleata dei padroni di casa della Svezia. Arthur Ashe può schierare non solo il numero uno del mondo, ma anche il due, Connors, e la coppia più forte di doppio, McEnroe-Fleming. Ma nonostante questo, la più attesa finale degli ultimi anni va alla Svezia che straccia i rivali per 4-1. McEnroe perde in apertura il terzo match della stagione contro Sundstrom, poi deve dire addio all'imbattibilità con Fleming in doppio dopo 14 successi di fila e infine ottiene il punto della bandiera contro Wilander. L'anno finisce ma per completezza il 1984 si chiude solo dopo il Masters della seconda settimana di gennaio. Lo vince ancora McEnroe, ma il vento sta cambiando, anzi è cambiato. Nessuno ancora immagina che quello conquistato a Flushing Meadows, quattro mesi prima, rimarrà il settimo e ultimo successo Slam per The Genius.


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