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Sampras torna a vincere Wimbledon per la quarta volta, ma in mezzo c'è l'exploit del brasiliano Gustavo Kuerten a Parigi e quello dell'australiano Patrick Rafter che trionfa a sorpresa all'Open degli Stati Uniti.
di Luca Marianantoni | 29 ottobre 2023
Parigi è un miraggio per tutti, un terno al lotto, da Sampras fino all'ultimo degli iscritti. Tra questi c'è anche Gustavo Kuerten, un po' deluso dalla sua prima stagione vera sul rosso. Ha poco tennis nelle gambe, due partite all'Estoril, una a Barcellona, una a Monte Carlo, due a Praga e una brutta sconfitta ad Amburgo contro Fromberg, il tennista più famoso di Tasmania. Mancano due settimane al Roland Garros e Kuerten si fa 12 ore di volo per tornare in Brasile, giocare e vincere il Challenger di Curitiba, e poi sorvolare di nuovo l'Atlantico per tornare a Parigi. Da numero 66 del mondo trova alloggio in un modesto alberghetto due stelle a Boulogne Billancourt, due passi a piedi dall'impianto. Passa due turni e Guga arriva allo scoglio Muster, re a Parigi due anni prima. L'austriaco tira un sospiro di sollievo quando sale 3-0 al quinto, ma il responso finale è 6-4 per il brasiliano. Agli ottavi lo attende Medvedev ed è ancora una maratona: Guga lo sposta benissimo aprendosi angoli impossibili fino a prevalere 7-5 al quinto. Ai quarti il brasiliano ha il campione uscente Yevgeny Kafelnikov: le armi che mettono in ginocchio il russo sono il rovescio (a una mano) lungolinea e le sortite a rete per accorciare lo scambio. Il risultato è identico, 6-4 al quinto. La semifinale vinta contro Dewulf è una passeggiata, come pure la finale. Si preannuncia una battaglia estenuante contro l'arcigno Bruguera e invece in meno di due ore Kuerten firma l'impresa della carriera: 6-3 6-2 6-4 ed è il campione del Roland Garros.
Quando arriva Wimbledon c'è l'incognita Sampras. L'americano, dopo il tris calato a inizio anno (Australian Open, San Josè e Philadelphia), non vince più niente. A Parigi scivola al terzo turno su Magnus Norman e al Queen's si ferma ai quarti contro Jonas Bjorkman. Ma quando Sampras varca i "Doherty Gates", la musica torna a risuonare più forte di prima. Il servizio dell'americano è un'arma infallibile: in tutto il torneo tiene 116 turni di battuta su 118. Gli unici che gli fanno il break sono Tillstrom al primo turno e Woodbridge in semifinale, ma perdono entrambi in tre set come Dreekmann, Byron Black e il finalista Pioline. A intimorirlo di più sono i due tie-break persi contro il tenace Petr Korda agli ottavi (Pete vince 6-4 al quinto) e quello lasciato a Boris Becker nel secondo set di una struggente sfida dei quarti. I sogni dei britannici si fermano ai quarti con Henman battuto da Stich e con Rusedski superato da Pioline. La logica vorrebbe Stich come avversario di Sampras in finale e invece a sorpresa Pioline batte il tedesco 6-4 al quinto prima di consegnare armi e munizioni nelle mani di re Sampras, al quarto Wimbledon e al decimo Slam della carriera.
In estate riappare Agassi, fermo da Amburgo per un problema al polso e anche in una profonda crisi d'identità, e non è un bel vedere: perde all'esordio da Flach a Washington, da Gimelstob a Los Angeles e da Kuerten a Cincinnati. Fa più strada a Indianapolis, ma non va più in là di un modesto quarto di finale perso contro Woodforde.
A Flushing Meadows si inaugura il nuovo centrale da 22 mila posti, intitolato ad Arthur Ashe. Per il torneo servirebbe una finale tra americani, ma dal cilindro escono fuori a sorpresa australiani e britannici. Sampras è campione in carica, ha vinto a Cincinnati su Muster, ma ha perso nella settimana di ferragosto da Larsson a Indianapolis. Passa bene tre turni e nel succulento programma del "Labor Day" è atteso al varco da Petr Korda, desideroso di rivincita. A decidere sono pochi punti, d'importanza capitale, in un quinto set che trascina la partita sopra le tre ore e mezza di gioco. Nel set decisivo Sampras non sfrutta diverse occasioni e si fa riprendere da 3-0 a 3 pari; poi sul 6-5 arriva a due punti dalla vittoria, ma Korda non molla e schianta il rivale al tie-break chiudendolo per 7 punti a 3. Agassi lo imita perdendo anche lui agli ottavi contro l'australiano Patrick Rafter, un giocatore d'attacco che tiene bene anche dal fondo. Nella parte alta un Korda senza energie si ritira nei quarti, a inizio di terzo set, contro Bjorkman che poi cede 7-5 al quinto a Greg Rusedski, un canadese naturalizzato britannico, anche lui con un gioco votato all'attacco. Al contrario di Korda, Rafter regge battendo Larsson, Chang in semifinale senza perdere set e poi Rusedski in una finale conclusa 7-5 al quarto per il giovane aussie.
Passano poche settimane e Sampras ha la chance di misurarsi con il recente campione di Flushing Meadows nella finale della Grand Slam Cup. Sampras ci arriva alla grande, Rafter invece suda fino alla morte per arginare il folletto Korda in semifinale. L'australiano salva 3 match point nel quarto set, poi ne spreca 3 nel quinto prima di chiudere 9-7 al quinto. Il giorno dopo prova a complicare la vita a Sampras ma l'americano al servizio è devastante, lascia 8 punti in 15 turni di battuta e chiude in tre set.
Sul sintetico indoor Sampras è ingiocabile: vince a Bercy l'ultimo Super 9 dell'anno (Stoccarda invece va a Korda) e a metà novembre è il primo tennista a centrare l'accoppiata Grand Slam Cup-Atp Tour World Championships (il Masters). Ad Hannover Moya è l'unico top 10 nell'anno a battere Sampras: lo fa nel match inaugurale, poi è il solito show dell'americano che in 88 minuti vince il suo quarto Masters annichilendo Yevgeny Kafelnikov. Per il quinto anno di fila (come Connors) è lui il numero 1 del mondo.
Nel giorno della vittoria di Sampras, Andre Agassi, scivolato al numero 141 del mondo, gioca e vince a Las Vegas un torneo Challenger da 50 mila dollari. Due settimane dopo si ripete a Burbank in California. E' la lenta rinascita che porta il Kid di Las Vegas a vivere una seconda vita, ancor più luminosa.
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