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Noah, un'icona pop alla guida dell'Europa

Nei suoi anni da giocatore è stato politicamente scorretto, irriverente, guascone e festaiolo. Eppure vincente. Negli anni successivi al ritiro non ha abbandonato quella vena ironica e pop, facendosi campione da esibizione. Dal 2025 sarà capitano di Laver Cup, per il Team Europe

di | 24 settembre 2024

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Sostituire una personalità come Bjorn Borg è qualcosa di estremamente complicato. Ci sono pochi giocatori con quella presa sulla gente, nel passato e nel presente. Ma quando, per la panchina del Team Europe dei prossimi anni, si è fatto largo il nome di Yannick Noah, il pensiero è stato più o meno questo: non si sarebbe potuto scegliere un nome migliore.

Bene, ma chi è Yannick Noah? La domanda vale la pena farla – per quanto sembri superflua – a beneficio di chi negli anni 80 o 90 del secolo scorso ancora non era nato. Perché poi il francese ha vinto sì tanto (quel Roland Garros del 1983, 23 titoli Atp, le Davis da capitano), ma meno di altri che però hanno il 10 per cento del suo carisma, o giù di lì.

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Yannick Noah è prima di tutto un personaggio capace di uscire dai confini del tennis per prendersi un ruolo da protagonista nella società, prima quella francese, poi quella internazionale. Anche se è Oltralpe che viene ancora considerato come un'icona pop al pari di attori e cantanti. A proposito di musica: Noah a fine carriera ha sì passato un altro periodo nel mondo del tennis, guidando la Nazionale, ma non ha rinunciato a una seconda carriera come cantante. Carriera che peraltro gli ha riservato riconoscimenti inattesi: “La verità è che non puoi mai – spiegava in un'intervista di qualche tempo fa – separare la musica dal tennis. Non puoi, perché sono profondamente connessi. C’è sempre ritmo in quello che fai, se sei un atleta di alto livello. C'è ritmo nel modo in cui respiri, nel suono dei tuoi passi quando giochi sulla terra, quando attacchi la rete. In campo il ritmo continua a far parte di te, a partire dal battito del cuore”.

Yannick – nome che ha poi ispirato tanti genitori di tennisti, ma non quelli di Sinner – è sempre fuggito dalla banalità. Ha sempre provato a costruire qualcosa di diverso, un suo percorso personale che non seguisse necessariamente le regole imposte. Nei suoi anni da giocatore è stato politicamente scorretto, irriverente, guascone e festaiolo. Eppure vincente. Negli anni successivi al ritiro non ha abbandonato quella vena ironica e pop, facendosi campione da esibizione – spesso con gli amici Henri Leconte e Mansour Bahrami – e divertendo le platee di mezzo mondo. Oggi è nell'età della riflessione, ma non rinuncia alla musica e nemmeno al tennis. Quando gli è stato offerto il ruolo di capitano di Laver Cup, pare che il suo pensiero sia andato subito a Roger Federer, al ritiro del 2022: “La mia immagine della competizione è quella”, ha sibilato. Come dargli torto.

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Dopo Borg, che in realtà da capitano si è sempre tenuto un passo o due indietro rispetto ai suoi giocatori, ci sarà lui, che è sempre stato un passo o due avanti rispetto a tutti gli altri. E sarà interessante capire come una personalità del genere andrà a interagire con altri caratteri forti, che poi in verità durante la tre giorni ideata da Roger diventano decisamente più morbidi e gestibili. Non è che quel ruolo di guida del Team Europe (ma vale lo stesso per il Team World) faccia paura, non è come andare sulla panchina del Brasile al Mondiale di calcio. È solo che entrare su un palcoscenico riservato alle leggende mette comunque una certa soggezione. Peraltro non sarà la prima volta, per Noah, già inserito nella Hall of Fame quasi vent'anni fa, nel 2005. 

Si dice che il talento vada coltivato, si dice che il talento sia ripetizione. Nel caso di Noah, ci sono pochi dubbi sul fatto che il talento sia (anche) rappresentato da una combinazione genetica particolarmente favorevole. Più che un braccio fatato, Yannick ha sempre avuto una fisicità strabordante, una capacità di dominare il terreno di gioco con la sua presenza. Dote che poi ha trasferito al figlio Joakim, stella della Nba per una quindicina d'anni. La verità è che Noah sarebbe potuto essere qualsiasi cosa, e sarebbe stato sempre e comunque un fenomeno. Dalla prossima volta sarà il capitano del Team Europe in Laver Cup e sarà un'ottima ragione – una in più – per dare un'occhiata a quell'esibizione che sta cercando un suo posto nel mondo.

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