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La gioia di Arnaldi: "Un sogno che si avvera"

Le parole di Matteo Arnaldi dopo la prima vittoria in carriera contro Novak Djokovic, la seconda contro un Top 5

26 aprile 2025

Matteo Arnaldi intervistato dopo la vittoria contro Novak Djokovic alla Caja Magica di Madrid (Getty Images)

Matteo Arnaldi intervistato dopo la vittoria (Getty Images)

"Giocare e battere Djokovic è un sogno che si avvera. Ero felice solo di poterlo affrontare, lui è sempre stato il mio idolo ma non ci avevo mai giocato; ci eravamo solo allenati una volta. Poter scendere in campo contro di lui in uno stadio come il Manolo Santana era già una vittoria per me. Batterlo, poi, è incredibile, anche se Djokovic non è al meglio adesso". Sorride come i ragazzi fortunati a cui hanno regalato un sogno, Matteo Arnaldi, che ha battuto in due set Novak Djokovic e raggiunto il terzo turno a Madrid.

All'inizio del match, ha ammesso, "ho provato solo a non farmela sotto. Era la prima volta che entravo in questo stadio, dove non mi ero mai nemmeno allenato. Ho provato ad allungare gli scambi, a farlo sbagliare un po'. E' stata una partita difficile, mi ha aiutato aver fatto subito il break. Certo, ho subito il contro-break ma mi sono sciolto. Sono stato molto bravo a tenere il game sul 2-2 da lì mi sono sentito più tranquillo e la tensione è andata calando".

Ed è arrivata la seconda vittoria in carriera contro un Top 10, dopo quella ottenuta sempre a Madrid, contro Casper Ruud due anni fa. Questa è davvero la sua Caja Magica, la sua Scatola Magica. "Qui ho sempre giocato bene sono super contento - ha detto -. Adesso cerchiamo di far meglio. Ci prendiamo stasera di tranquillità e poi si pensa già alla prossima partita". Ovvero alla sfida per un posto negli ottavi contro il bosniaco Damir Dzumhur che ha vinto finora due match di fila in rimonta come non gli succedeva dal 2019. 

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Il suo modo di stare in campo ha dato piena concretezza alla promessa fatta alla vigilia del match. "Andrò in campo per vincere", spiegava in un'intervista per l'ATP. Il sanremese ha saputo trasformare quelle parole in motivazione concreta, nonostante dall'altra parte della rete non ci fosse un avversario qualunque, come ha peraltro accennato anche nella breve intervista a caldo.

"Avevo circa 10 anni quando ho iniziato a guardare il tennis, era il 2011 e Djokovic stava vivendo un anno straordinario" ha detto Arnaldi prima del match, riferendosi alla stagione delle 41 vittorie consecutive di Nole, una delle più dominanti di sempre. "Da quel momento ho iniziato a seguirlo da vicino. A scuola guardavo ogni sua partita. È rimasto al vertice per molti anni, e crescendo ho iniziato ad apprezzarlo ancora di più — il suo stile, il suo modo di giocare. Vederlo in TV era qualcosa di speciale. Senza nulla togliere agli altri del 'Big Four', ma lui era quello che mi piaceva guardare di più. Una volta mi sono allenato con lui a Roma, l'ho aiutato nel riscaldamento per un match di primo turno nel 2022. Quella è stata una delle mie prime esperienze in un Masters 1000. Essere lì, anche solo vicino a lui, era già un'enorme soddisfazione per me".

Il percorso da allora l'ha portato decisamente più lontano, ma di strada ce n'è ancora tanta e lo sa. "Negli ultimi tornei mi concentravo troppo sui risultati invece di pensare a divertirmi. Questa settimana, ma in verità già dalla scorsa a Barcellona, ho cercato di tornare in campo con la voglia di godermela di più. Non che avessi perso l'amore per questo sport, ma sentivo il bisogno di ritrovare il piacere di giocare" ha ammesso.

"Sono passati solo due anni, ma ho già fatto buoni progressi. Sono cresciuto abbastanza in fretta, quindi è normale attraversare una fase di adattamento. Il mio obiettivo ora è entrare tra i primi 32 del mondo", che vorrebbe dire essere testa di serie negli Slam e nei Masters 1000 come Madrid e gli Internazionali BNL d'Italia con tabelloni a 96 giocatori. "Voglio provarci e poi puntare ancora più in alto".


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