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Un break per set sono sufficienti al serbo per far suo il 7°titolo a Bercy e il 40° Masters1000 in carriera. Dimitrov, tornato a giocarsi un titolo a sei anni dalla sua ultima affermazione, da domani sarà il nuovo n.14 del mondo
di Ronald Giammò | 05 novembre 2023
Novak Djokovic è per la settima volta in carriera campione del Masters1000 di Bercy. Il serbo n.1 del mondo ha battuto in finale Grigor Dimitrov in due set col punteggio di 64 63 in poco più di novanta minuti di gioco.
MAGNIFICENT 7???@DjokerNole defeats Dimitrov 6-4, 6-3 to seal a record-extending SEVENTH @RolexPMasters title!#RolexParisMasters pic.twitter.com/sgCEaRd4ac
— ATP Tour (@atptour) November 5, 2023
Una settimana impegnativa, quella vissuta da Djokovic, colpito quattro giorni fa da un virus intestinale che non gli ha impedito di domare in semifinale Andrey Rublev al termine di un match durato ben tre ore e infine Dimitrov, autore per la terza volta e alla soglia dei 33 anni di una stagione con oltre 40 vittorie all'attivo.
"E' incredibile esser riuscito a vincere in circostanze così critiche come quelle che ho vissuto in questa settimana - ha dichiarato Nole a fine match - Da giovedì a sabato sono riuscito a sopravvivere a tre partite che avrei potuto perdere consecutivamente. Ci è mancato davvero poco, ma in qualche modo sono riuscito a trovare quella marcia in più quando ce n'era bisogno".
"Oggi il match è stato equilibrato in avvio, ma ho notato che stava lentamente finendo a corto di energie. Lo stesso vale per me, ma in qualche modo sono riuscito anche lì a trovare un colpo in più in grado di superare la rete - ha ancora aggiunto il n.1 del mondo - Il match è stato molto più equilibrato di quanto dica il punteggio. Per me è un'altra splendida vittoria, e ne sono davvero orgoglioso visto quello che passato in questi giorni".
I 39 titoli Masters1000 di Nole hanno avuto però un peso maggiore in termini di esperienza, così come il dover provare a vincere nonostante una condizione non ottimale, situazione che "mi rende particolarmente orgoglioso di questo successo", come spiegato a fine match dallo stesso Djokovic. Al resto, a infiammare ancor di più le sue ambizioni, ci ha pensato il pubblico parigino, levatosi in più di un'occasione durante il torneo ad esultare per i suoi errori: combustibile e adrenalina che hanno contribuito a dare al serbo quella spinta in più grazie alla quale sia contro Rune che Rublev, e infine contro lo stesso DImitrov, gli hanno consentito di alzare il livello del suo gioco proprio quando l'errore altrui non sarebbe stato più rimediabile.
Questa volta è bastato un break per set (anche se il match si è chiuso con il terzo break concesso dal bulgaro quando ormai l'epilogo del match era già segnato) per far pendere il match dalla sua. Un avvio farraginoso, in cui entrambi i finalisti hanno impegato più del dovuto a trovare misura e ritmo: Djokovic con ben 6 gratuiti di rovescio nei primi 4 game, Dimitrov segnando a referto 7 erorri col suo dritto.
Ma per quanto precarie le condizioni, ancora una volta Nole è stato più bravo a interpretarle: gestendo le energie, concentrando gli sforzi quando più contava farlo, riducendo progressivamente i suoi margini di errori e attendendo paziente che fosse proprio Dimitrov a consegnarsi spontaneamente. Un peccato vederlo in lacrime a fine match, lui che a Ginevra lo scorso maggio aveva già fallito l'appuntamento col ritorno a un successo che alla sua bacheca manca dal 2017 e che qui a Bercy avrebbe legittimato i suoi ultimi due mesi giocati ad altissimi livelli.
Solo un Djokovic così poteva arrestare la sua corsa. Resta invece da capire, ancora una volta, chi possa provare a mettersi tra il serbo e un finale di stagione che a Torino potrebbe per lui rivestirsi di ulteriore gloria con un successo alle Atp Finals con cui chiuderebbe la sua stagione, per l'ottava volta in carriera, da n.1 del mondo.