Chiudi
Il serbo ha confermato che il rapporto con Murray come coach proseguirà: "Felice che abbia accettato. Ha una prospettiva unica sul mio gioco e sa cosa va migliorato"
di Samuele Diodato | 18 febbraio 2025
Il "The Times" aveva anticipato che - dal confronto avvenuto dopo l'Australian Open - Andy Murray avrebbe proseguito il suo percorso come coach di Novak Djokovic, oggi n. 7 ATP. Nei giorni scorsi, dalle parole dello stesso scozzese, si intuiva lo stimolo ad andare avanti, fianco a fianco, dopo tanti anni di battaglie l'uno contro l'altro.
A lottare sul campo, dopo il ritiro di Murray (e anche di Rafael Nadal) è rimasto solo Djokovic, tra i Fab Four che hanno l'ultimo ventennio del tennis. L'ultima parola, dunque, spettava a lui, sulla collaborazione con il vecchio rivale. E quanto dichiarato al Media Channel dell'ATP lascia pochissimi dubbi.
"Abbiamo concordato che si sarebbe preso del tempo per riflettere, parlare con i membri della sua famiglia e decidere se continuare a lavorare insieme. Ho espresso il mio desiderio di proseguire, quindi sono davvero felice che abbia accettato. Non abbiamo stabilito una durata precisa per la nostra collaborazione, ma abbiamo concordato che sarà principalmente negli Stati Uniti e in alcuni tornei sulla terra battuta. Vedremo come andrà dopo".
Già Murray aveva ritenuto di avere una prospettiva unica, sul gioco del serbo, dopo tante battaglie. Il trentasettenne di Belgrado, chiaramente, la pensa allo stesso modo, anche in relazione alla conoscenza di quelli che saranno i rivali nel futuro più immediato: "Mi ha affrontato e ha giocato contro tutti i migliori giocatori del mondo, quindi conosce bene ognuno di loro".
"Sa esattamente cosa dobbiamo fare tatticamente, come deve evolversi il mio gioco e cosa va migliorato - ha aggiunto -. Ha un approccio positivo e ha gestito molto bene la pressione, che è completamente diversa rispetto a quando si è in campo come giocatore". Negli ultimi tempi, lo staff del 24 volte campione Slam ha vissuto diverse modifiche. Si pensi ad esempio, alla separazione da Goran Ivanisevic (che ha brevemente collaborato con Elena Rybakina in questo inizio di 2025). Dopo il croato, a seguire Djokovic è stato un grande amico come Nenad Zimonjic (ex n. 1 al mondo in doppio), con cui ha condiviso la gioia dell'oro olimpico a Parigi 2024. Una scelta dettata comunque dalla volontà di avere vicino una figura che lo conoscesse bene e potesse integrarsi altrettanto bene con il resto del team.
Anche da questo punto di vista, comunque, il feedback di "Nole" è stato positivo: "Murray è stato fantastico con tutti gli altri membri del team e, anche se è stato sfortunato il modo in cui è terminato l'Australian Open a causa dell'infortunio, abbiamo fatto un ottimo percorso". Un percorso che continuerà con obiettivi sicuramente ambiziosi, dalle cui chance di realizzazione sembra dipendere anche la longevità della carriera di Djokovic. A Murray, quindi, il compito di aiutarlo in quell'incantesimo che già tante volte è riuscito al suo assistito. Ingannare il tempo, i rivali, e forse anche sé stessi, per sorprendere ancora una volta tutti.
Non ci sono commenti