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Fonseca "sfida" Djokovic: "Vorrei affrontarlo presto. Sogno di diventare n. 1 al mondo"

Il brasiliano ha parlato al sito del Roland Garros: "Spero di affrontare Djokovic prima del suo ritiro, mi divertirei moltissimo. Sogno di essere il n. 1, ma non il nuovo Kuerten: voglio essere libero di scrivere la mia storia"

di | 23 aprile 2025

Fonseca saluta il pubblico (Getty Images)

Fonseca saluta il pubblico (Getty Images)

“Fearless” è l’epiteto che il sito che il sito del Roland Garros affibbia a Joao Fonseca, nel titolo dell’intervista pubblicata il 22 aprile. Senza paura, dunque. Ed è così, tra l’incoscienza e lo stereotipico coraggio latino-americano, ma nel suo caso tangibile, che Joao Fonseca si sta facendo strada in questo 2025. Iniziato, agonisticamente, ancor prima dell’anno solare, con la vittoria alle NextGen ATP Finals di Gedda, a 18 anni.

E proseguito, poi, soprattutto, con lo storico primo titolo ATP agguantato a Buenos Aires. Un trionfo ha permesso anche alla sua classifica di decollare definitivamente. Complice anche il terzo turno raggiunto al Miami, ora è n. 65 al mondo. Domani farà il suo esordio contro il danese Elmer Moller al Masters 1000 di Madrid, ma intanto può già festeggiare la certezza di avere accesso diretto – per la prima volta – al tabellone principale del Roland Garros, in partenza tra un mese.

L'esultanza di Joao Fonseca (foto Getty Images)

L'esultanza di Joao Fonseca (foto Getty Images)

La sua prima e unica volta a Parigi, d’altronde, risale al torneo juniores del 2022, quando “ho realizzato un sogno”, ha ricordato. “Lì ho capito che avrei potuto fare grandi cose, ho perso solo contro il futuro vincitore, Gabriel Debru. Era la prima volta che vedevo dei tennisti straordinari nella sala giocatori o sui campi di allenamento vicini. Ho visto (Novak) Djokovic , ho visto (Andrey) Rublev , è stata un'esperienza incredibile. Non vedo l'ora di essere lì quest'anno per la prima volta tra i professionisti”.

Neanche tre anni dopo, Fonseca è riuscito a batterne uno dei due sopra citati. Nel suo esordio assoluto in uno Slam, all’Australian Open, si è imposto con un incredibile 3-0 proprio su Rublev, ma sogna ancora più in grande. "Quando iniziamo questi tornei più importanti, gli Slam, le qualificazioni, dico sempre al mio allenatore: 'Se vado nel tabellone principale, voglio giocare contro Djokovic', perché probabilmente è una delle ultime volte. Spero di poter giocare contro di lui", ha confessato. Mi piacerebbe affrontarlo al primo o al secondo turno. Cercherei di giocare il mio miglior tennis, il risultato non importerebbe, mi divertirei e basta”.

Un primo piano di Djokovic (Getty Images)

Un primo piano di Djokovic (Getty Images)

Un approccio che denota grande lucidità nel riconoscere quanto una sfida del genere potrebbe segnarlo, ma che in sé ha anche il “seme” del predestinato. Di chi, appunto, sa di avere enormi ambizioni, e di non potersi tirare indietro – anzi di provare piacere – nei grandi palcoscenici:  "Mi piace giocare contro le prime teste di serie, mi piace la sfida. Gioco senza pressione, quindi penso di poter dare il massimo lì. Mi piace anche giocare con il pubblico, quindi è un'esperienza che voglio provare. Alcuni giocatori vorranno giocare prima contro avversari "più facili", ma io voglio affrontare quelli iconici”.

Alla sua età, il primo obiettivo è quasi sempre quello di trovare continuità e fare esperienza. Il resto, con uno con le sue qualità, è tutto un gioco di calibrazione interiore tra i sogni di gloria – su tutti la vetta del ranking ATP – e la consapevolezza che, per arrivarci, bisognerà completare un passo alla volta, senza strafare: “Potrebbe sembrare un po' arrogante, ma ho una grande maturità. Per la mia età, il mio allenatore e i miei genitori dicono che capisco le cose e che imparo molto in fretta", ha asserito.

"Quando ho deciso di diventare professionista e non andare al college, sapevo che questo sarebbe stato il mio lavoro per 20 anni. Devo essere responsabile, guadagnare soldi per vivere, quindi la mia maturità ha fatto una grande differenza per me”. Al tempo stesso, però, ci tiene a smorzare gli entusiasmi: “"La gente dice: 'Sei il prossimo Kuerten, vincerai titoli al Roland-Garros'. È fantastico che la gente ci creda, ma allo stesso tempo è una pressione, non ne ho bisogno. Ho solo bisogno di essere me stesso, di scrivere la mia storia. Ho bisogno di fare più esperienze, come questa. Il Roland-Garros sarà il mio primo ingresso diretto in uno Slam. Tutto questo mi aiuta a crescere, a evolvermi, oltre a impegnarmi al massimo. Credo che sia questo il modo per raggiungere i traguardi più ambiziosi”.


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