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Fonseca, senti Kuerten: "È meraviglioso, mi fa venire voglia di giocare di nuovo"

L'ex n. 1 del mondo ha elogiato la nuova stella del tennis brasiliano: "È stato bello vederlo vincere a quell'età a Buenos Aires. Se giocassi oggi, non riuscirei a sopportare la pressione che l'era della tecnologia mette sui tennisti"

di | 24 febbraio 2025

Joao Fonseca saluta il pubblico (Getty Images)

Joao Fonseca saluta il pubblico (Getty Images)

Mentre Joao Fonseca respinge ogni paragone, dopo il suo primo titolo ATP, a 18 anni e mezzo, si fa sempre più strada negli appassionati l’idea possa essere lui, la più grande stella del tennis brasiliano dai tempi di Gustavo “Guga” Kuerten. Oltre a tre Roland Garros (1997, 2000 e 2001) e il prestigio del n. 1 di fine anno nel 2000, ha vinto anche lui a Buenos Aires (nel 2001), dove due settimane fa è iniziata la storia – almeno quella che conta – di Fonseca.

È perfettamente allineato a Juan Martin Del Potro, Kuerten, nel riconoscere al più giovane collega un carisma con pochi eguali. “Delpo” ha parlato di un Sud America “unito” al suo fianco, mentre l’ex n. 1 è stato personalmente da un “incantesimo”: “Il lunedì dopo la sua finale ero così emozionato che mi sono detto: 'Torno in campo'. Che emozione, che divertimento! È stata una specie di terapia per me, un allenamento sensazionale. Joao è molto motivante, è una fonte di ispirazione”.

Joao Fonseca in azione (foto Getty Images)

Joao Fonseca in azione (foto Getty Images)

Ed un predestinato, almeno a leggere tra le righe di quello che – secondo quanto riportato da CLAY – ha detto lo stesso giorno, parlando alla stampa durante il Rio Open appena conclusosi. “Il potenziale di João in campo è evidente da oltre due anni, ed è il risultato di un lavoro ben progettato, che va ben oltre il ragazzino che semplicemente colpisce la palla forte. Questo è quello che è successo a me, o anche meglio: c'è il lavoro, lo sforzo e la dedizione di diverse persone che erano lì e che hanno dimostrato una capacità di evoluzione straordinaria”.

“Joao è meraviglioso, – ha concluso – è una forza con cui fare i conti. È stato bello, ammirevole, vedere tutte le partite le partite a Buenos Aires, vederlo affrontare difficoltà fisiche e mentali e poi vincere il torneo, a quell’età…”.

A proposito di vittorie, inoltre, Kuerten ha ricordato anche le sue emozioni, in particolar modo quelle che l’hanno portato alla prima Coppa dei Moschettieri (il trofeo del vincitore all’Open di Francia), nel 1997, quando da numero 66 ATP sconfisse in finale il già due volte campione Sergi Bruguera.

Vincere oggi, dice, è molto più difficile rispetto ai suoi tempi per via della “pressione tecnologica”. “Io non potrei sopportarlo. Avere Diana Gabanyi (suo capo ufficio stampa nel 1997) è stato un successo. A metà torneo arrivarono molti giornalisti brasiliani per la Confederations Cup di calcio. Immaginate tutti le richieste delle persone, i video da realizzare… Non eravamo preparati ad affrontare tutto questo. Naturalmente non esisteva neanche, forse (se fosse esistito, ndr) avremmo avuto un protocollo da seguire”.

Kuerten e il titolo del Roland Garros nel 1997 (Getty Images)

Kuerten e il titolo del Roland Garros nel 1997 (Getty Images)

Era un altro mondo, senza alcun dubbio, e non solo per quanto riguarda la pervasività dei media e dei social media. “In quel torneo, rimanevo attaccato ai videogiochi fino a 30 minuti prima di preparare la partita. Oggi questo è impossibile – ha proseguito -. Ripensando alla routine odierna, sono molto grato per il tempo che ho vissuto: avevo molta più libertà. “Certo che oggi i tennisti guadagnano molto di più, 50 volte di più di allora, non ha nulla a che fare con i miei tempi. Ma oggi la pressione e le conseguenze sono più pesanti”.

Una riflessione che suona come un avviso ai giovani naviganti (leggasi tennisti) di oggi. Fonseca, però, da questo punto di vista – forse in nome di quell’assunto un po’ ovvio secondo cui ognuno è figlio del suo tempo – sembra già pronto. Da qualche tempo, non gestisce più i social direttamente, ma si è affidato ad esterni. Insomma, ha messo il tennis davanti alla popolarità, cercando di evitare pericolose distrazioni.

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