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Fritz e Zverev, il tempo è maturo per il primo Slam?

Lo statunitense e il tedesco hanno chiuso le loro migliori stagioni in carriera. Adesso manca solo un successo Slam per completare la loro ascesa, e l'Australia potrebbe essere la sede ideale per riuscirci

di | 14 dicembre 2024

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Il 2024 sarà ricordato come un anno speciale. Oltre ad essere stato quello in cui Jannik Sinner ha rotto il ghiaccio con gli Slam trionfando in Australia per poi concedere il bis a fine stagione a New York, l'annata è stata anche la prima dal lontano 2002 in cui nessuno dei Big3 è riuscito ad aggiudicarsi uno dei quattro tornei più prestigiosi del circuito.

Con Federer fuori dai giochi e Nadal assente per la maggior parte delle ultime due stagioni (ma vincitore degli Australian Open del 2022), a Djokovic non è riuscito il compito di aggiornare una statistica che da Melbourne 2003 a Flushing Meadows 2023 aveva visto trionfare uno di loro in 66 Slam degli 84 disputati (79%).

Travolta quindi la generazione a loro coeva, e inghiottita quella subito successiva - anche se qualche superstite ancora sopravvive sul circuito - nel 2024 è toccato alle nuove leve Alcaraz & Sinner spartirsi la posta dei quattro Slam, in quella che a molti è parsa come un'anticipazione, una dichiarazione d'intenti su quali fossero i reali rapporti di forza per gli anni a venire sul circuito ATP.

Disperso Holger Rune, ad oggi pare difficile che il danese possa riuscire ad iscriversi al club dei Next Big3; altrettanto difficile - ma non impossibile - è pensare che anche l'anno prossimo Sinner e Alcaraz riescano a ripetere e spartirsi quanto vinto in sede Slam nei mesi scorsi. Ecco allora il campo dei pretendenti aprirsi a più soluzioni. Non un ventaglio vero e proprio di pretendenti, ma un'élite ristretta di candidati cresciuti in autostima e risultati che potrebbe riuscire ad aggiudicarsi il primo titolo Slam in carriera.

I due nomi che nell'ultima stagione son sembrati più pronti a compiere questo salto sono quelli di Taylor Fritz e Alexander Zverev. Lo statunitense ha giocato e perso la finale degli Us Open contro Jannik Sinner, ma la sua crescita è indubbia, e non solo in sede Slam, e il premio di 'Coach dell'Anno' assegnato a Michael Russell dai suoi colleghi ne è un'ulteriore conferma. Fritz, che ha chiuso la sua stagione da n.4 del mondo, ha già giocato i quarti di finale in Australia, a Wimbledon e New York mentre a Parigi il suo risultato migliore resta l'ottavo di finale perso l'anno scorso contro Casper Ruud.

Fritz predilige le superfici veloci e non pare soffrire le grandi arene. Non avesse incontrato il Lorenzo Musetti in stato di grazia di questa estate sarebbe riuscito a perfezionare il suo record a Wimbledon conquistando la sua prima semifinale; a New York, dopo aver sorpreso il connazionale Tiafoe in semifinale, la sua corsa si è conclusa contro il numero uno del mondo Sinner in tre set. Precedenti infausti, che potrebbero però tornare utili in termini d'esperienza quando nel 2025 Fritz tornerà a misurarsi in quelle due cornici.

Alexander Zverev e Taylor Fritz (Getty)

Alexander Zverev e Taylor Fritz (Getty)

Taylor Fritz e Alexander Zverev a Wimbledon (Getty)

Taylor Fritz e Alexander Zverev a Wimbledon (Getty)

Diverso il discorso per Alexander Zverev. Autore di una stagione che lo ha visto issarsi fino alla seconda posizione del ranking, il tedesco con la finale persa lo scorso maggio a Parigi contro Carlos Alcaraz ha chiuso un cerchio spezzatosi due anni prima, quando sempre al Roland Garros e sempre in semifinale finì con lo storcersi la caviglia ruzzolando nella polvere rossa dello Chatrier. Il suo esordio in una finale Slam Zverev lo aveva però festeggiato quattro prima, quando a New York perse al quinto set contro Dominic Thiem. 

A rinforzarne la candidatura, giocano in favore di Zverev due dati. Il primo è l'eredità maturata nel corso degli ultimi undici mesi: due titoli in altrettanti Masters1000 (Roma e Bercy), 69 vittorie complessive, due vittorie contro Carlos Alcaraz (ai quarti in Australia e nel girone delle Nitto Atp Finals) a cui ha sottratto la seconda posizione del ranking, e la sensazione per lunghi tratti di poter essere l'unico vero competitor della diarchia che andava delineandosi sotto ai suoi occhi. 

L'altro dato è invece la confidenza che ormai Zverev ha maturato con gli ultimi turni di uno Slam. Sono infatti ben otto le semifinali da lui disputate in carriera nei quattro grandi tornei: 4 al Roland Garros, 2 agli US Open e 2 a Melbourne. Grande assente è il verde di Wimbledon, torneo dove il tedesco non è mai riuscito a spingersi oltre gli ottavi di finale. Difficile che il suo primo acuto provenga proprio da Londra, ma esserci arrivato vicino nelle altre tre sedi è un vantaggio di non poco conto: sa come si fa e ha capito quel che gli manca. Il resto sarà fortuna, sorteggio, condizione altrui e forma individuale. Variabili. Che non scalfiscono però quello che ad oggi si direbbe il profilo più pronto per inserirsi in questa corsa. 

Per Fritz e Zverev poi c'è anche un alleato in più: l'Australia. In 112 edizioni sono stati ben 61 infatti i giocatori capaci di aggiudicarsi quello che a buona ragione viene definito l'Happy Slam. Premiato l'anno scorso Jannik Sinner, chissà che quest'anno non tocchi ad un altro debuttante festeggiare a downunder una prima volta confermando così l'unicità di quello che resta ancora lo Slam più democratico e per questo più imprevedibile.


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