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Madrid: Arnaldi piega Coric, ora c'è Djokovic

Tre set e quasi tre ore di gioco sono servite al ligure per avere la meglio su Borna Coric. Una vittoria sudata e per questo ancora più importante da cui ripartire per la sfida che ora l'attende contro il serbo

di | 24 aprile 2025

Matteo Arnaldi colpisce di diritto (foto Getty Images)

Matteo Arnaldi colpisce di diritto (foto Getty Images)

Dove c'è lotta c'è Arnaldi. E' una bella vittoria quella colta dall'azzurro all'esordio del Mutua Open di Madrid contro il croato Borna Coric. Lo è per diversi motivi. Perché interrompe una striscia di tre sconfitte consecutive di cui due arrivate sulla terra battuta, superficie che Arnaldi non ha rinunciato a voler piegare al suo tennis totale, lento ad accendersi ma sempre sorretto da una caparbietà con cui di volta in volta ha provato a ribellarsi a passaggi a vuoto contro rivali più a loro agio sul rosso; e poi perché colta contro Coric, oggi scivolato fuori dalla top100 ma giocatore d'esperienza e di illustri trascorsi, capace nel 2018 di arrivare a ridosso della top10 e quest'anno in grado di aggiudicarsi ben tre Challenger consecutivi tra febbraio e marzo, l'ultimo dei quali sui campi di casa di Zadar. Dopo quasi tre ore di gioco, la vittoria ha infine sorriso al ligure con lo score fissatosi sul 46 64 75, e per lui la ricompensa sarà ora un secondo turno contro Novak Djokovic, un match segnato sulla carta ma tutto da giocare. 

Non ha servito bene, Arnaldi. Appena il 51% di prime in campo, eccitate sì da ben 13 ace, ma insufficienti per poter detenere a lungo le redini del gioco dalla sua. Coric, fiutata la giornata, ha aggredito spesso la sua battuta ed è bastato lui un solo break per aggiudicarsi il primo set e affacciarsi su un secondo parziale in cui fin da subito ha provato a forzare la mano. 

Matteo Arnaldi: gli step che lo hanno portato nei top 50

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Merito di Arnaldi è stato quello di voler restare a tutti i costi in partita. Sentiva, il n.44 del ranking, di avere la qualità per poter ribaltare l'inerzia del match, ma per riuscirci occorreva essere impeccabili e attendere un calo da parte del croato. Fiutato a metà parziale ed esplorato sino in fondo nell'ultimo game, quando dopo aver vinto due 'quindici' di decisiva importanza Arnaldi ha provato il tutto per tutto nel tentativo di allinearsi nel risultato. 

Il lavoro però era ancora tutt'altro che finito. Perché Coric nonostante qualche acciacco aveva dalla sua una condizione più che buona, un tennis fin lì redditizio che ha continuato a declinare sperando che tornasse a dar lui le soddisfazioni assaporate in avvio di match. Uno scenario che invece Arnaldi ha saputo costantemente rinviare: prima annullando due palle break dopo essersi risollevato da uno 0-30 nel quinto gioco, e poi portandosi avanti sul 5-3 con il servizio dalla sua per poter chiudere la contesa. 

Titoli di coda? Neanche per idea. Perché ritrovatosi ancora in svantaggio 0-30, il ligure nel game successivo non è riuscito a contenere la disperazione con cui Coric andava aggrappandosi al match ed è stato così necessario aspettare altri due turni di battuta prima di metterlo spalle al muro e senza più appigli per organizzare una reazione. Una prova di maturità e carattere, con cui irrobustire una fiducia andata annacquandosi nelle ultime settimane e da cui ripartire per andare in cerca di nuove risposte su sé stesso e sul suo gioco. Novak Djokovic, in tal senso, è il maestro ideale cui andar a chiedere conferme.  


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