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Mattia Bellucci a SuperTennis: "Il mio tennis rock, quando sorrido gioco meglio"

La consapevolezza del proprio valore e l'importanza della continuità: su queste basi Mattia Bellucci si prepara per la seconda parte di stagione, come ha raccontato a SuperTennis

di | 22 luglio 2025

Mattia Bellucci in azione (Getty Images)

Mattia Bellucci in azione (Getty Images)

Mattia Bellucci s’è messo alle spalle l’ottimo Wimbledon disputato ed è pronto per il nuovo step della stagione 2025, la missione americana che culminerà con lo US Open, trasmesso in diretta e in chiaro su SuperTennis.

Mattia, 24 anni compiuti a giugno, oggi numero 63 del mondo. Eppure c’è chi ancora non ti conosce de tutto. E se volessi definirti? 
“Beh, sono un tennista cui piace sorridere in campo, perché quando lo faccio le mie prestazioni sono assolutamente migliori rispetto a quando non lo faccio, e quindi questa è la direzione in cui sto cercando di muovermi: mantenere il sorriso, mantenere il divertimento. Naturalmente entrando in campo con decisione”. 

Tecnicamente?
“Sono mancino, ed esserlo è un grande vantaggio nel tennis odierno. Sono un creativo. Aggiungerei che sono un giocatore che si impegna molto, che prova a migliorare ben sapendo che ci sono ancora degli alti e bassi”. 

Cosa trasmette il tuo tennis, o almeno cosa vorresti trasmettesse al tuo pubblico? 
“Mi piacerebbe che venisse fuori la mia grinta, mi piacerebbe molto che la gente venisse intrattenuta dal mio tennis. Recentemente mi è stato detto, vedendomi giocare, che difficilmente si intuisce quale colpo io stia pensando, quale andrò a fare. Un complimento per me, questa cosa mi è piaciuta molto. Ma so anche che per stare nel tennis dei grandi, cui ancora non sono abituato, è necessario essere anche concreti e su questo stiamo lavorando con il mio coach Fabio Chiappini e il team”. 

Che cosa ti ha lasciato, ti ha insegnato Wimbledon?
“Che stare sul risultato non è funzionale, che giocare sul Campo 1 contro un inglese è difficile e bisogna entrare totalmente preparati. Ma anche il ricordo del match contro Lehecka, la prima partita contro uno di primissimo livello vinta con totale consapevolezza”.

Che significa?
“Che in passato, quando ho battuto Medvedev o Tsitsipas l’ho fatto sulle ali dell'entusiasmo, giocando spensierato in campo. Contro Lehecka è stato diverso”.

Consapevolezza dunque, la nuova parola magica.
“Insieme alla fiducia, che va poi costruita in allenamento ed è una cosa su cui sto cercando di puntare molto perché non ho mai avuto una grandissima abitudine. Penso che sia anche molto legata alla consapevolezza di fare ciò che si sa fare. Finora mi è mancata la continuità, il mio tallone d’Achille, e quindi l’obiettivo è portare avanti un determinato lavoro, con un determinato livello per tutte le sessioni di allenamento senza avere interruzioni o, chiamiamole così, distrazioni che poi non sono distrazioni. Ma non vorrei farla lunga”. 

Mattia Bellucci in azione a Wimbledon (Getty Images)

Mattia Bellucci in azione a Wimbledon (Getty Images)

Quanto aiuta il sapere che un altro italiano è numero uno del mondo? Che ha appena vinto Wimbledon? 
“Jannik è un giocatore che conosco da quando eravamo piccoli, abbiamo avuto percorsi diversi perché lui è diventato molto più forte prima. La sua crescita è stata assolutamente progressiva, ha fatto tuta la gavetta e l’ha dimostrato in moltissime occasioni ancor prima di diventare numero, si è veramente guadagnato tutto: io lo ricordo ben prima del torneo di Wimbledon e ho grandissima stima. E’ uno stimolo”.

Torniamo a te: tecnicamente dove ritieni di dover intervenire?
“Oggi so di avere più strumenti che tempo fa non avevo e penso di poter trovare un’unione tra i diversi colpi. Ho delle abitudini passate da smantellare, mi spiego: il servizio è sempre stato un’arma importante ma alcune volte è andata contro di me, perché poi ero quasi impreparato sul colpo successivo. Quindi saper gestire meglio le aspettative dello scambio senza buttarsi a capofitto sulla giocata è quello su cui puntare”.

Ecco, tradotto cosa vuol dire?
“Tutto questo si riassume con la parola continuità”.

Facciamo un’analisi: nell’assaggiare il livello top del tennis mondiale cosa hai capito?
“Che la differenza tra i giocatori è minima, conseguenza dell’essere tutti molto professionali. Io non prendo mai nessuno sottogamba e oggi per me, ripeto, la differenza è poca e sta molto nell’atteggiamento con cui si entra in campo: non vince il giocatore più forte in senso assoluto ma il giocatore più forte quel giorno”. 

Chiudiamo con una nota personale: il look con bandana e chignon.
“Mi piacciono i capelli lunghi, tenerli chiusi con la bandana perché io sono un amante appassionato di abbigliamento streetwear, che è molto rock”.

Anche Roger Federer nei suoi anni giovanili aveva lo stesso look.
“Vero, ogni tanto mi arrivano delle foto…”. 

Prossima tappa gli Usa: quali le aspettative di questa stagione americana?
“Giocare più partite possibili. Avevamo desiderio di giocare per un anno solo tornei ATP e ci siamo riusciti grazie ovviamente alla classifica e ai buoni risultati. Quindi voglio godermi gli avversari e i palcoscenici in cui giocherò”.


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