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Mensik ha battuto Djokovic in finale a Miami diventando il quarto giocatore dal 1990 a vincere il primo titolo in carriera in un Masters 1000. Conosciamolo meglio
di Samuele Diodato | 31 marzo 2025
Il grande pubblico si è accordo di lui quando all’Australian Open del 2024 portò Hubert Hurkacz (al tempo n. 9 ATP) al quinto set. Da allora, Jakub Mensik, autore di una straordinaria prima stagione sul circuito maggiore, vive i riflettori puntati addosso con una serenità che – a neanche 20 anni (da compiere il prossimo settembre) – si può ammirare soltanto nei predestinati.
Definizione retorica, ma pregnante, per il nuovo campione di Miami, il tennista nato a Prostejov ha scritto un’altra importante pagina di quello che resta solamente il prologo della sua carriera. Ha eliminato al secondo turno il campione di Indian Wells e numero 7 del mondo Jack Draper. Ha piegato in due set Arthur Fils (n. 18) in un quarto di finale tutto Under-21. In semifinale ha sconfitto il numero 4 del mondo Taylor Fritz. In finale ha battuto in due tie-break Novak Djokovic (il suo idolo di sempre) e festeggiato il primo titolo ATP in carriera.
Primo ceco campione in un Masters 1000 dal successo di Berdych a Parigi-Bercy nel 2005, è il nono giocatore più giovane a imporsi in questa categoria di tornei. Da quando sono stati introdotti nel circuito, il 19enne è il quarto giocatore a vincere in un Masters 1000 il suo primo titolo in carriera dopo Carretero ad Amburgo nel 1996, Woodruff a Montreal nel 1997, Portas ad Amburgo nel 2001.
Primo teenager a battere due Top 5 in uno stesso torneo sul duro dal 1991, quando ci riuscì Michael Chang alla Grand Slam Cup. Grazie a questo successo, salirà alla posizione numero 24 nel rank.
Di questi tempi, due anni fa era numero 390, mentre lo scorso anno era appena entrato nei primi 70 al mondo, grazie anche alla finale raggiunta nell’ATP 250 di Doha, superando tra gli altri anche il primo Top 10, Andrey Rublev, n. 5.
Il suo percorso, ancora giovanissimo sul circuito, è già costellato di traguardi importanti, e – come detto – di “scalpi” prestigiosi. Gli ultimi sono arrivati proprio al Miami Open, Draper e Djokovic. Coi primi 10 del mondo, a 19 anni e mezzo, ha già un bilancio positivo, otto vittorie al fronte di cinque ko.
Altri due successi, ad esempio erano arrivati lo scorso autunno, nel Masters 1000 di Shanghai, ancora su Rublev (n. 6) e su Grigor Dimitrov (n. 10): una doppietta che gli aveva regalato il sogno del primo quarto di finale in un torneo di tale categoria, proprio contro Nole. Il quale, rimanendo stupito, aveva anche dovuto rimontare un set di svantaggio per “rimettere in riga” l’esordiente ribelle.
Tutta esperienza, nel borsone di Mensik, che in Florida ha messo in campo la propria freddezza proprio nei momenti importanti della finale contro il veterano di Belgrado. Nel torneo, ha vinto tutti e sette i tie-break giocati, aiutato anche da un servizio che lo qualifica già oggi come uno dei migliori in assoluto nel circuito in quel fondamentale. Ha fatto segnare 14 ace, una media perfetta di uno ogni game, se si includono i due tie-break. Ha gestito ogni momento lucidamente, a partire dal ritardo di quasi 6 ore causa pioggia, uno scenario non sempre ideale, in teoria, per chi a certi palcoscenici non è abituato.
“È solo una partita di tennis”, sembra comunicare alle volte il suo linguaggio del corpo, in cui raramente si fanno spazio gli incitamenti ad alta voce propri dei tennisti più caldi. Con una compostezza simile ha anche festeggiato il traguardo odierno.
L'unico "annuncio" che si è concesso è la firma sulla telecamera, dopo la vittoria. "È il primo di tanti", ha scritto, mostrando per la prima volta a pieno titolo una fiducia in sé stesso degna di chi vuole competere con i migliori, ma senza necessariamente apparire presuntuoso.
Senza addentrarsi in ulteriori paragoni, si comporta un po’ come Jannik Sinner, cui guarda come un riferimento assoluto, insieme a Carlos Alcaraz: “Potrei giocare con loro molti incontri – aveva detto in un’intervista al sito ATP – quindi guardo alla loro rivalità con interesse. Siamo molto vicini come età, e anche come stile di gioco”. Non ha ancora ufficialmente affrontato nessuno dei due, ma dopo aver vinto uno dei tornei più prestigiosi al mondo, continuando a bruciare le tappe, sembra solo questione di tempo.
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