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La "bellissima sensazione" di Michael Mmoh: il calvario è finito, ora la sfida con Ruud

Al rientro dopo nove mesi di stop, l'americano sfiderà Ruud agli ottavi del Dallas Open: "Un mese e mezzo fa temevo di dovermi operare, ora vivo una sensazione bellissima". Intanto, a cambiargli la vita, è stato anche il recente matrimonio

di | 06 febbraio 2025

Tutta la felicità di Michael Mmoh (Getty Images)

Tutta la felicità di Michael Mmoh (Getty Images)

Qualche anno fa, prima dell’avvento della nuova generazione, era lui la speranza del tennis statunitense, insieme a Taylor Fritz. Ma se quest’ultimo sta ora tenendo fede alla predestinazione da sempre riconosciutagli, Michael Mmoh, di un anno più giovane, ha dovuto fare costantemente i conti con problemi fisici piuttosto limitanti.

Questa settimana, è riapparso da n. 422 ATP, al Dallas Open, dopo un’assenza che durava dallo scorso aprile a causa di un infortunio al gomito. Un rientro in grande stile e – data la sua storia clinica – degna di un lottatore: due ore e 46 minuti di gioco per liberarsi del fastidiosissimo tennis di Roberto Carballes Baena (n. 51), col punteggio finale di 61 36 64.

“Mi dicevo semplicemente: 'Che sensazione meravigliosa'. Anche solo essere in questa posizione, che sia per vincere o perdere. Avrei firmato per questo tutto un mese e mezzo fa. Volevo solo divertirmi, sentire addosso la pressione, la battaglia. Penso che sia questo che mi ha portato al traguardo", ha confessato dopo il match al sito dell’ATP.

Un atteggiamento ai limiti del masochismo, se si pensa alla fatica fatta per venirne a capo, ma che la dice lunga sulla sua passione per il tennis: “Sono stati nove mesi molto, molto duri. Non sapevo nemmeno un mese e mezzo fa quale fosse esattamente la mia situazione. Ho avuto una piccola ricaduta. Ho avuto un piccolo contrattempo con il gomito. Non sapevo se sarei finito sotto i ferri, quindi essere qui un mese e mezzo dopo a vincere partite in un ATP 500 è semplicemente incredibile".

L’intervento avrebbe d’altronde vanificato la scelta di optare, mesi fa – quando trovava difficoltoso anche solo fare esercizi in palestra – per la terapia conservativa. Prolungando un tormento che lui aveva già conosciuto da più giovane, con uno stop di nove mesi per un problema al braccio destro e poi di altri quattro, nel 2019, per curare la spalla destra.

“Una cosa che ho fatto diversamente in questo ritorno rispetto agli altri è che volevo prendermi il mio tempo – ha detto -. Avrei potuto affrettarmi e magari giocare l'Australian Open, ma non sarei stato così, quindi ho deciso di prendermi il mio tempo, iniziare con un Challenger la scorsa settimana (sconfitta al secondo turno a Cleveland)”.

Ora lo aspetta una sfida straordinaria negli ottavi di finale contro il n. 5 al mondo Casper Ruud, cui arriva da uomo e tennista differente rispetto anche a due anni fa, quando raggiunse il best ranking di n. 81 battendo, tra gli altri, Alexander Zverev (allora n. 13) all’Australian Open e Felix Auger-Aliassime (n. 12) a Wimbledon.

Michael Mmoh esegue un rovescio (Getty Images)

Michael Mmoh esegue un rovescio (Getty Images)

“È stato sicuramente l'anno più duro in campo, e sicuramente l'anno più bello fuori dal campo", ha commentato, riferendosi al matrimonio con la sua Klara Mrcela, lo scorso settembre. Una donna che lo sostiene fino in fondo e che lo ha “aiutato a calmare la mente e mi ha dato una prospettiva diversa. Onestamente, penso di giocare a tennis meglio di quando ero nel Tour”.

La scelta di un rientro graduale l’ha “assorbita” da un ex finalista Slam come Kei Nishikori, tornato anche in Top-100 dopo un lungo periodo lontano dai campi: “Ho sempre notato che si prende il suo tempo. Abbiamo lo stesso agente, che mi ha aiutato molto, dandomi i giusti consigli”. La vittoria più grande di Mmoh, a 27 anni, è la possibilità di assaporare ancora momenti come quello vissuto all’esordio a Dallas. O come quello che vivrà, che vinca o che perda, contro Ruud.


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