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Monte-Carlo, Ruud batte Djokovic e vola in finale

Il norvegese centra il suo primo successo in carriera contro il serbo e si qualifica per la sua seconda finale in stagione. Djokovic chiude con un doppio fallo

13 aprile 2024

Casper Ruud (Getty Images)

Casper Ruud (Getty Images)

Sarà Casper Ruud il secondo finalista del Rolex Masters1000 di Monte-Carlo. Il norvegese ha battuto in tre set il serbo n.1 del mondo Novak Djokovic col punteggio di 64 16 64. Per Ruud si è trattato della prima vittoria in carriera contro Djokovic, orgoglioso in un terzo set da lui concesso con un doppio fallo al suo rivale, il trentaduesimo del suo match. Per Ruud il successo coincide invece con il ritorno in finale in un torneo del circuito dopo quella ad Acapulco lo scorso febbraio, nonché con un balzo nel ranking dove figura ora come virtuale nuovo n.6 del mondo. 

 

"Sono molto contento - ha dichiarato Ruud a fine match - questa resterà un giornata che ricorderò a lungo. Non ero mai riuscito a battere un numero uno così come non avevo mai battuto prima d'ora Novak. Sono ancora un po' sotto shock".

"Ero in vantaggio nel terzo, ma lui è rientrato in partita, e la dice lunga su quanto siano bravi questi avversari quando si trovano sotto pressione. Io mi dicevo di non lasciarmela sfuggire e anche sullo 0-40 nell'ultimo game pensavo che non fosse ancora fatta. Ha sbagliato una prima sul 30-40, ha salvato così tante palle break con la sua seconda palla. Ma ho pregato ancora una volta, fa che sia un doppio fallo e qualcuno deve aver ascoltato. So che è sfortunato chiudere così, ma per me è stato belle vedere quella palla andare così lunga". 

Nei cinque precedenti confronti, Ruud non era mai riuscito a strappare nemmeno un set a Djokovic, e tra questi il più fresco prima di questa semifinale era l'ultimo atto dello scorso Roland Garros. Ma seppur meno prestigiosa, per Ruud la cornice del Prinicipato - così come la terra battuta - si è rivelata ideale per perfezionare una condizione già apparsa in crescendo e ora lucidata a dovere. Non è un caso che dei dieci titoli ottenuti in carriera, nove di questi siano arrivati per Ruud dall'argilla. Per quanto universale, Djokovic ha pagato alla lunga una condizione che, complice un calendario anche quest'anno scandito da pochi e prestigiosi eventi, non è ancora riuscito a regalargli un titolo. Non solo, le recenti sconfitte da lui patite, è come se ne avessero scalfito immagine e invulnerabilità, incoraggiando gli avversari a misurare sé stessi in sfide non più perse in partenza.  

Sbagliare poco, rischiare il giusto. Non concedere palle facili, e lasciare che sia lui a forzare l'affondo. Ruud ha recitato il suo piano di gioco alla perfezione, incassando nel secondo set il ritorno del serbo, complici percentuali precipitate vertiginosamente (appena il 35% di prime in campo), figlie di gratuiti prima assenti, scelte sbagliate, e un tennis più tremebondo, come si fosse fermato a pensare all'occasione che ora gli si presentava davanti. Su questa paura Djokovic ha prosperato, e bravo è stato Ruud nel terzo set a scacciarla via - e a scacciar Djokovic sempre più lontano dal campo - riprendendo autorevolmente il comando delle operazioni. 

Che si credevano ormai destinate verso l'epilogo, se non fosse stato per l'orgoglio del numero uno del mondo, capace con un ultimo colpo di coda di riportarsi sul 4-4 ma incapace di abbinarvi la lucidità necessaria per prolungare una contesa, che rinviata dopo due match point annullati, è stata da lui invece decisa a sorpresa con un doppio fallo.


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