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Musetti, un'estate da sogno per volare: l'obiettivo è la Top 10

Il 2024 è stato l'anno di migliore del toscano. Nessun titolo, ma una continuità di risultati grazie alla quale attestarsi come top20 e guardare al futuro con una nuova consapevolezza

di | 12 dicembre 2024

Un tweener di Lorenzo Musetti (foto Getty Images)

Un tweener di Lorenzo Musetti (foto Getty Images)

Più che un momento di forma, lo stato di grazia è una condizione. Una bolla, un amplificatore, una percezione privilegiata. In cui capita di 'vedere' il campo allargarsi, e scoprire che la linea più breve tra due punti è una traiettoria che solo tu sei in grado di disegnare. Può durare il tempo di un colpo o protrarsi per una partita - "ero come in trance" -, per Lorenzo Musetti è durato un'estate intera ed è coinciso con il periodo più brillante della sua carriera. Un miracolo che andava reiterandosi, testa e braccio sintonizzati sulla stessa lunghezza d'onda. Stupiti i coach, che tanto hanno investito su quella prima intuizione ravvisata anni prima; increduli i rivali, trafitti ora da colpi che mai si sarebbero attesi.

Lontani i tempi di Bratislava 2022, quando da esordiente in Davis Musetti contribuì in maniera decisiva alla vittoria azzurra contro la Slovacchia in un tie che a molti parve anche l'annuncio di un nuovo avvento. Seguì invece un 2023 d'alti e bassi, una stagione che assomigliò a una promessa non mantenuta, tra sconfitte improbabili e blackout improvvisi. La luce faticava ad entrare, e di tutto ciò che il tennis del toscano nascondeva, non filtravano che pochi flash - il rovescio a una mano, la capacità di disegnare e costruire il punto con pazienza, il cambio di ritmo - insufficienti però a dare consistenza al tutto. 

Musetti, bronzo storico

Musetti, bronzo storico

Accade invece che lo scorso marzo Lorenzo Musetti diventi papà. E a nulla valgono gli studi, le parole degli specialisti, le teorie e le conclusioni su quello che è e resta un evento strettamente privato le cui conseguenze nessuno intuisce veramente se non sperimentandole giorno dopo giorno. E per Muso quelle conseguenze si tradussero in una condizione mai sperimentata fino ad allora, uno stato di grazia che nel giro di un'estate - dal 10 giugno al 18 settembre - lo vide collezionare risultati in successione che pur non fruttando lui alcun titolo, gli valsero una finale a Stoccarda e una al Queen's, la prima semifinale Slam in carriera giocata a Wimbledon e persa contro Novak Djokovic, una terza finale a Umago e il bronzo olimpico colto a Parigi con cui riportare l'Italia nel palmares a cinque cerchi dopo quasi cent'anni di assenza. In coda, sull'abbrivio di quanto sin lì conquistato, arrivarono anche la finale a Chengdu e la semifinale di Vienna.

"C'è stato un grosso cambiamento dal Lorenzo precedente", disse Musetti dopo la vittoria in Austria contro Zverev, la sua prima sul cemento contro un top10. Un Lorenzo che alla prima difficoltà finiva col cedere iniziativa e match al suo rivale, incapace di scrollarsi di dosso anche il più banale degli errori, da lui accolto come indizio decisivo di una giornata no che puntualmente andava poi verificandosi; caracollante a volte in campo, preda di un body language che ne tradiva tutta la fragilità finendo poi col condizionarne le scelte; e arrendevole di fronte ad avversari volenterosi che vedevano in lui non l'ostacolo impervio da superare, ma l'occasione buona per rilanciare sé stessi.

"E' stata la mia migliore stagione in termini di risultati. L'obiettivo è arrivare a Torino per l'anno prossimo - ha riflettuto il toscano ospite delle ultime Nitto Atp Finals - "Ci eravamo posti l'obiettivo della costanza di risultati. La continuità, il livello medio è qualcosa che devo alzare se voglio realizzare il sogno di entrare tra i primi 10 del mondo". Eccola qui la sfida per la prossima stagione. Non i titoli, quindi. Ma la stabilità che si confà a un talento come il suo. Cui si può perdonare tutto: passaggi a vuoto, giornate storte da intestare al rivale di turno, l'azzardo di una prodezza quando il buon senso avrebbe suggerito altro. Ma non l'apatia di chi, dotato di un talento, non provi anche la bruciante curiosità di esplorarlo fino in fondo. 

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