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Il nuovo tennis argentino: Challenger modello-Italia, gli esempi e ora la sfida Navone-Nadal, per la storia

A Bastad uno snodo importate sia per Rafa che per i sudamericani, mai così giovani, coesi e moderni dopo la rivoluzione-Calleri/De la Pena

di | 19 luglio 2024

Baez (23 anni, 19 del mondo), Etcheverry (24, numero 32), Francisco Cerundolo (25, n.33), Navone (23, n.36), Federico Coria (32, n. 69), Diaz Acosta (23, n. 77), Carabelli (25, n. 96) e Comesana (23, n. 100): il nuovo tennis argentino schiera 8 giocatori fra i primi 100 della classifica mondiale, più, se vogliamo, il 22enne Luciano Darderi (35), che ha scelto la bandiera del nonno italiano ma è di natali e scuola tennistica biancoceleste.

Tutti giovanissimi, eccetto il fratello del “maggio” Coria, oggi capitano di coppa Davis, cui sommare anche i due veterani il 110 Cachin (29 anni) e il 119 Bagnis (34), e quindi gli altri giovani in scia: il 121 ATP, Tirante (23 anni) e il 147 Burruchaga (22), il figlio del calciatore, Jorge Burruchaga. Così, in questi giorni, fra Amburgo e Baastad, il tennis che si prepara all’Olimpiade al Roland Garros rinverdendo i fasti di due tornei classici sulla terra rossa europea, mette in vetrina la new wave di una scuola antica. Che ha espresso punte eccelse come Vilas, Clerc e Del Potro ma si presenta più solida e concreta che mai come gruppo, giovane e così competitiva su tutte le superficie, anche se i campi rossi rimangono quelli preferiti. 

 

EX PROFESSIONISTI

Il segreto? L’Argentina non è una paese ricco e la Federazione non ha mai avuto grandi fondi da investire. Di più, come sottolinea Eddie Fiumara, direttore sportivo federale: “Stiamo cambiando la matrice sportiva. Per i tennisti argentini tutto è difficile il doppio perché geograficamente siamo in cima al mondo, il 70% del circuito mondiale è in Europa o negli Stati Uniti, tutto è lontano da noi, quindi per avere quel contatto internazionale bisogna andarlo a cercare”. Da cui costi ancor maggiori per l’attività e per lasciare il paese, con poco aiuto da parte delle aziende. Ma con l’avvento alla presidenza dell’Asociación Argentina de Tenis, di Agustin Calleri, è nata una organizzazione più moderna e capillare. Con un altro tennista del passato di personalità come Horacio de la Peña che ha coagulato grandi leader del tennis del Sud America da Gustavo Kuerten a Nicolás Massú, da Luis Horna a Santiago Giraldo a Nicolás Lapentti.

Partendo dai programmi comuni, Calleri ha selezionato meglio la ricerca dei talenti, indirizzando anche i maestri e, soprattutto, sulla falsariga del progetto-Italia promosso dalla FITP, ha contribuito alla creazione di un tour sudamericano, la Legion sudamericana, da aprile, con 37 tornei (maschili e femminili) in nove paesi su terra, cemento ed erba, 12 Challenger, 12 ITF M15, altrettanti ITF W15 e W25 ed un Master finale. Da Santa Cruz de Sierra, in Bolivia, a Concepción, in Cile, da Buenos Aires a Lima, e poi ancora in Ecuador e Colombia. L’obiettivo massimo è rivolto agli Slam, ma in realtà il tema è sempre legato al delicatissimo passaggio dal tennis juniores a quello pro. “Bisogna pensare a tutti quei ragazzi che viaggiano per il mondo da soli, festeggiando i compleanni lontano da casa, facendo sforzi disumani per ottenere qualche punto e giustificare gli sforzi delle loro famiglie”, ha spiegato De la Peña. Con un occhio attento anche alle esigenze delle ragazze che accusano in modo ancor più eclatante il distacco dal tennis perché poi tendono ad avere più difficoltà ad inserirsi nel mondo del lavoro. “È un'occasione unica per centinaia di ragazzi e ragazze... Vogliamo che questa sia una nuova factory per i tennisti”,  sottolinea emozionato Calleri. Che sta coagulando anche una nuova generazione di specialisti del settore, dai preparatori atletici ai fisioterapisti agli osteopati.

Sebastian Baez (foto Maiozzi/FITP)

SCHWARTZMAN

L’esempio di Diego Schwartzman, el Peque (“il piccolo”) che ha vinto 4 titoli in 12 finali ATP arrivando al numero 8 del mondo e anche ai quarti agli US Open è stato fondamentale per gli aspiranti stregoni d’Argentina. Non era così incomprensibile e irraggiungibile come qualità, era vicino ed abbordabile come persona, e così ha fatto da traino ideale ai fratelli Cerundolo, soprattutto Francisco, classe ’98, che è arrivato al numero 19 del mondo aggiudicandosi due tappe ATP. Da qui è scattata un po’ una staffetta che ha proposto subito dopo il classe 2000 Sebastian Baez e quindi, Tomás Etcheverry.

Non a caso, Francisco, col suo metro e 88, un buon servizio e colpi da fondo, ha mostrato la strada anche per le superficie rapide, Baez (1.70) si è esaltato alla Schwartzman con grande velocità di esecuzione sciorinando un campionario di colpi completo ma con meno potenza ed Etcheverry mette un po’ insieme il tutto, partendo dal servizio di un ragazzo di 1.96. I primi acuti Challenger del 2021 hanno convinto gli altri, quelli che si stavano costruendo gioco, fisico, fiducia e classifica, unendo finalmente le proprie esperienze con quelle di altri gruppi privati, transitando per la palestra della Legion Sudamericana dove si confrontano vecchi e nuovi e tutti imparano da tutti, autofinanziando l’attività pro. E recuperando al meglio la tradizione familiare che spesso in Argentina caratterizzano il tennis, riproponendosi  di padre in figlio, com’è per i Cerundolo e per i Darderi.

Un esultante Diego Schwartzman (foto Sposito/FITP)

DONNE

Il Roland Garros 2022 ha avuto 11 partecipanti albiceleste ma solo uomini, come l’anno scorso (10 uomini, una donna) e anche quest’anno, ma le rappresentano al femminile sono salite a tre: Riera (21 anni, di Pergamino) si unisce alla nativa di Rosario Nadia Podoroska e a quella di Daireaux María Lourdes Carlé. E’ la prima volta per tre racchette argentine nel tabellone principale del singolare femminile di uno Slam dopo 16 anni : non accadeva dagli Australian Open del 2008, che videro protagoniste Gisela Dulko, María Emilia Salerni e Clarisa Fernández. Il record al Roland Garros 1992, con ben 18 partecipanti.

 

OCCASIONE NAVONE

Al Roland Garros, Mariano Navone ha fatto al storia come primo esordiente in tabellone direttamente come testa di serie nel nome dei tornei Challenger: “mi hanno cambiato la vita, nel 2022 ho giocato la prima finale a Corrientes, e da allora sono salito al numero 520 del mondo, quelle partite mi hanno dato tutto copi intensità e livello di gioco. Quelle situazioni mi hanno sviluppato anche come mentalità. Vincere è una sfida continua, sempre difficile”. Così, ha scalato circa 100 gradini del ranking mondiale in soli tre mesi e, dal debutto sul circuito, ha raggiunto le finali a Rio de Janeiro e Bucarest, è arrivato in semifinale a Marrakech ed è tornato a imporsi in un Challenger, a Cagliari, poi si è un po’ fermato. A Parigi, ho coronato il suo sogno di allenarsi, per due ore, col mito, Rafa Nadal. Ora, a Baastad, lo ritrova nel primo confronto ufficiale. Che entrambe vedono come nodale: lo spagnolo sulla via della ripresa in vista dei Giochi nel suo Roland Garros, sognando l’oro del doppio in coppia con Alcaraz, l’argentino nel segno del nuovo tennis del suo paese, della sua carriera, di un altro risultato storico.


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