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Navratilova dalla parte di Sinner: "Vogliamo scoprire chi bara, non punire errori banali"

Le parole di Martina Navratilova che difende senza mezzi termini Sinner e critica il sistema anti-doping

di | 01 ottobre 2024

Jannik Sinner in azione a Pechino (Getty Images)

Jannik Sinner in azione a Pechino (Getty Images)

Martina Navratilova difende Jannik Sinner e attacca il sistema anti-doping. L'icona del tennis si espone, e non certo per la prima volta, sul suo profilo Twitter. Se la prende con quello che definisce "un pessimo sistema". "Vogliamo prendere chi bara, non punire chi commette errori banali. Se qualcuno volesse sabotare un'atleta sarebbe facilissimo" ha scritto.

Navratilova ha definito la WADA "un caos". Secondo la campionessa con più titoli vinti nella storia del tennis, la decisione di ricorrere contro l'assoluzione di Sinner per la positività al Clostebol evidenzia un doppio standard. "Ai nuotatori cinesi non è stato fatto niente e adesso questo..." ha scritto.

Il riferimento è a una vicenda portata all'attenzione del pubblico dal New York Times e dalla tv tedesca Ard. Ovvero il caso di 23 nuotatori cinesi risultati positivi alla trimidazina all'inizio del 2021, in preparazione dei Giochi Olimpici di Tokyo, ma non puniti perché, secondo la versione della difesa in quel caso accettata dal tribunale indipendente e sulla quale non è stato fatto ricorso, erano il risultato di contaminazioni accidentali avvenute nella cucina dell'hotel dove alloggiavano gli atleti. Peraltro tra loro figurano i futuri campioni olimpici Zhang Yufei e Wang Shung. 

La WADA, molto criticata per la decisione di non fare ricorso soprattutto da parte dell'agenzia anti-doping statunitense (la USADA) ha commissionato un’indagine indipendente sul proprio operato. 

Il rapporto finale curato dal procuratore svizzero Eric Cottier esclude responsabilità da parte della WADA. Ma da quellaa vicenda, ha spiegato in una conferenza stampa il direttore generale dell'agenzia Olivier Niggli, "ci sono lezioni da imparare". Si possono migliorare le linee guida interne per la gestione dei casi di doping, ha spiegato, e le comunicazioni in caso di positività con gli atleti e le agenzie anti-doping nazionali.

Dopo il caso dei nuotatori cinesi, inoltre, la WADA aveva posto l'attenzione sull'elevato "numero di casi che sono stati chiusi senza squalifica quando non è stato possibile contestare la teoria della contaminazione”. 

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