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Nuove Next Gen a Gedda, vecchio successo dell’Italia: da Sinner alle ATP Finals di Torino

Il progetto sposato dal 2017 al 2022 dalla dirigenza FITP ha sempre fotografato perfettamente le giovani speranze e promette di fare altrettanto anche ora che il limite d’età è sceso agli under 20

di | 15 dicembre 2024

Un'immagine delle Next Gen ATP Finals 2023 (Getty Images)

Un'immagine delle Next Gen ATP Finals 2023 (Getty Images)

Sinner, Zverev, Alcaraz, Medvedev, Fritz, Ruud, De Minaur e Rublev: cos’hanno in comune questi giocatori oltre ad essere tutti top 10 ed aver disputato le ATP Finals 2024 di Torino coi migliori 8 della stagione nel massimo circuito pro del tennis? Hanno tutti partecipato almeno una volta anche alle Next Gen ATP Finals che si replicano da mercoledì a domenica a Gedda (SuperTennis, SuperTennis Plus e SuperTenniX) abbassando l’età dei partecipanti da 21 a 20 anni, in considerazione della sempre più precoce maturazione dei giocatori.  Come confermano i casi di Alcaraz e Rune.

L’Arabia Saudita ha preso il testimone dall’Italia, che, dal 2017 al 2022, ha sposato il progetto dell’ATP di aiutare, stimolare e corroborare di attenzione e di premi in denaro la generazione post Fab Four. Ennesimo successo organizzativo della FITP guidata da Angelo Binaghi.

LENTE DI INGRANDIMENTO

Già la prima edizione del 2017 alla Fiera di Rho disuse molto proponendo alla ribalta l’occhialuto coreano Chung Hyeon, fisicamente e mentalmente più concreto dei coetanei, da clone di Novak Djokovic, ma poi incapace di reggere il livello anche sulla ribalta pro.

Mentre il finalista, Andrey Rublev, tanto più accattivante ed estroverso, ma anche terribilmente ed evidentemente incostante, incassava in finale la prima di tante bocciature che avrebbe subito a livello più alto sull’ATP Tour. Così come il talento precoce di Sascha Zverev dribblò la prova alla quale era qualificato esattamente come ha fatto per anni a livello di preparazione tecno-fisica.

E gli altri protagonisti, dal lezioso Shapovalov all’essenziale Khachanov, dall’enigmatico Medvedev al lineare Coric, alle meteore Donaldson e Gianluigi Quinzi, alle riserve-cicale Tiafoe e Tsitsipas, mostravano già all’epoca le loro caratteristiche più evidenti.   

Che fine hanno fatto/46: Jared Donaldson

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LIMITI DE MINAUR

Anche il pugnace, dedicatissimo Alex de Minaur, clone di Lleyton Hewitt, sottolineava da subito i suoi limiti tecnici perdendo in finale nel 2018 contro il dio greco Tsitsipas, che aveva partecipato malvolentieri alla prova per il secondo rifiuto consecutivo di Zverev, già promosso i piani alti. Gli yankees Tiafoe e Fritz avrebbero potuto fare di più, ma non lo fecero, proprio come gli sarebbe successo nel Tour principale, Hurkacz si dimostrò forte ma prevedibile, proprio come Rublev, sia pure per motivi diversi: tecnico l’uno, caratteriali l’altro. Mentre Munar e Caruana fecero numero. Del resto de Minaur, perse anche la finale successiva, del 2019, contro l’astro nascente Jannik Sinner. Che poi, da “grande”, ha continuato a martoriare l’australiano, fino a portare sul 9-0 il bilancio dei testa a testa.

STELLA ALCARAZ

Se il successo del Profeta dai capelli rossi, da wild card e più giovane del lotto (a 18 anni e 2 mesi), fu una sorpresa, quello del 2021 di Carlos Alcaraz (a 18 anni  e 6 mesi) fu scontato e netto come il 3-0 nella finale contro Sebastian Korda. Figlio d’arte di qualità ma troppo spesso fermo in bacino di carenaggio.

La maturazione fisica ebbe ancora la meglio sul talento, guarda il caso di Brandon Nakashima e Lorenzo Musetti, e fece capolino l’alacrità e la dedizione della new age del tennis argentino, con Sebastian Baez e Juan Manuel Cerundolo, facendosi preferire agli alti e bassi troppo clamorosi degli imperfetti Holger Rune e Huko Gaston. Ulteriori esempi di giocatori che si sono confermati nel bene e nel male sull’ATP Tour. 

Del resto il tennis sempre più fisico premiava lo stesso, concreto, Nakashima nell’ultima tappa italiana del torneo, sempre a Milano, nel 2022, insieme al ceco Jiri Lehecka. Che poi forse ha esasperato troppo queste caratteristiche finendo per rompersi. Mentre il tennis italiano mostrava al mondo i grandi progressi sulla scia di Berrettini e Sinner, riproponendo la classe di Musetti e la crescita di Matteo Arnaldi e Francesco Passaro.

E mettendo in vetrina il tennis di grande qualità di Jack Draper che, non a caso, sarebbe esploso poco dopo, una volta risolte le problematiche atletiche. Mentre Dominic Stricker si è fermato al suo bum-bum quanto bello e imparabile quanto sporadico e Tseng Chun-hsin ha fatto perdere le sue tracce.

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NEXT GEN ATP FINALS, LE CONFERME

Anche il mondo arabo nella sua scalata al tennis mondiale ha sfruttato il trampolino Next Gen e l’anno scorso ha premiato il progressi di Alex Michelsen bocciando la potenza monocorde di Hamad Mededovic, il beniamino di Djokovic. L’Italia ha fatto ancora la sua parte, lanciando Flavio Cobolli, che quest’anno è esploso anche a livello ATP Tour e Luca Nardi, mostrandoli nei loro pregi e difetti, ed invitandoli a lavorarci sopra con attenzione proprio grazie a quel test coi coetanei. Che evidenziava anche i limiti di continuità della grande speranza di Francia, Arthur Fils, e di fisico di Luca Van Assche.

Mentre il giordano Shelbayh si è fermato a quelle fiammate. Che succederà quest’anno? Chi è maturato di più fra Fils, Michelsen, Mensik e Shang? Il talento di Fonseca potrà fare la differenza? Van Assche, con la guida di Vincenzo Santopadre, potrà riprendere coraggio per ritagliarsi uno spazio anche a livello superiore? E a che livello saranno gli yankees Learner Tien di ceppo vietnamita e Nishesh Basavareddy, di ceppo indiano?


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