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Opelka, dove eravamo rimasti?

Prima un tumore benigno all'anca, poi due operazioni al polso: dopo due anni di assenza dai campi, l'americano a Brisbane festeggia la sua quindicesima semifinale in carriera: "Ma non ero certo neanche di tornare a giocare"

di | 03 gennaio 2025

Reilly Opelka (Getty)

Reilly Opelka (Getty)

Washington e Newport sono separate da circa 650km. Un viaggio da distillare in quasi sette ore, godendosi buona parte di quella east coast che dal Maryland scivola via verso il New Jersey planando nel Connecticut e disseminata di prestigiose università quali Princeton e Stanford. Reilly Opelka se l'è invece presa più comoda e per compiere quel tragitto ha impiegato due anni. Questione di sfortuna, non certo di pigrizia.

Era infatti il primo agosto del 2022 quando l'americano, giocatore più alto mai sceso in campo sul circuito ATP (2m11cm), veniva sconfitto da Nick Kyrgios al secondo turno del City Open di Washington in quella che per i due anni successivi ha rischiato di diventare la sua ultima partita da professionista giocata in carriera. "Avevo pensato anche al ritiro - dichiarò lo scorso luglio l'ex n.17 del mondo in un'intervista rilasciata al Palm Beach Post, la sua prima dopo i due anni di assenza - ero pronto a cambiare pagina". Il motivo è presto detto. Dopo mesi di convivenza forzata con una massa tumorale benigna che dall'anca aveva finito col paralizzargli la gamba, l'americano decise infine di operarsi: "Provai anche a iniettarmi del liquido, ma il rischio era di causare danni peggiori. Mi operò un chirurgo bravissimo e adesso stento a credere quanto mi senta bene, la mia anca ora è al 150%". 

Alle prese con la riabilitazione, e siamo arrivati al 2023, il destino decise invece di giocar lui un brutto scherzo sotto forma di un tendine del polso lussato che, trascurato, finì con l'infiammargli tutto l'arto. Anche questa volta si decise di procedere con un'operazione, "ma il chirurgo fu pessimo e fece un disastro causando anche un'infezione. Mi faceva malissimo, non riuscivo a dormire la notte ed ebbi così bisogno di una seconda operazione perché anche i nervi ne stavano ormai risentendo". 

Vincitore di quattro titoli in carriera, tutti conquistati su suolo americano, Opelka decise di non accelerare i tempi del recupero per presentarsi di nuovo in campo nel luglio del 2024 nel torneo di Newport. Tennis sull'erba, pochi scambi e poco ritmo, adatto a chi come lui fonda il suo gioco sul servizio. Dopo il successo all'esordio contro il francese Lestienne, il barbuto gigante a stelle e strisce concesse il bis eliminando la testa di serie numero uno Adrien Mannarino al secondo turno riuscendo a spingersi sino alle semifinali prima di arrendersi ormai a corto di energie contro il connazionale Alex Michelsen. 

Novak Djokovic si congratula con Reilly Opelka (Getty)

Novak Djokovic si congratula con Reilly Opelka (Getty)

"Sappiamo tutti ciò di cui sono capace - dichiarò ancora il ventisettenne la scorsa estate - E il mio obiettivo è riuscire a competere per un'intera stagione così da ritrovare energia, condizione e alta intensità partita dopo partita". E così ecco che al tennis sull'erba seguì quello sul veloce sui campi americani di Atlanta, ancora Washington, Cincinnati, Winston-Salem: tornei in cui riprendere confidenza con l'atmosfera del circuito e liquidati con sconfitte in successione nei primi turni. Ma ormai il tennis di Opelka era tornato sui binari giusti e la off-season è stata l'occasione giusta per ritoccare ancora la sua condizione per un 2025 che lui spera di poter trascorrere in larga parte in campo. 

"Con grande sorpresa devo dire che tutto mi è sembrato uguale a come lo avevo lasciato - raccontò ancora il nativo del Michigan dopo quasi due anni di silenzio mediatico - Credevo fosse diverso e invece tutto è stato come sempre, anzi, più i match si facevano tirati e più anche le sensazioni tornavano ad essere quelle di una volta". 

Appassionato d'arte contemporanea, e ormai installatosi a Boca Raton - "Un luogo molto più tranquillo dove non devi pensare a dove parcheggiare la macchina o se la ritroverai al tuo ritorno" - la verifica decisiva lo statunitense l'aveva fissata per il via di questa stagione, e dal Brisbane International, suo primo torneo del 2025 a cui ha preso il via con il ranking protetto.  

Risultato: vittoria all'esordio contro il qualificato argentino Gomez, successo al secondo turno contro il più coriaceo Arnaldi, e un'altra vittoria ai quarti contro Novak Djokovic, la prima contro un top10 dal suo rientro.  Sullo sfondo ci sono ora gli Australian Open, torneo in cui non è mai riuscito ad andare oltre il secondo turno. Un tabù che paragonato al calvario con cui ha avuto a che fare assume le dimensioni di una semplice statistica da provare a sfatare e che a giudicare dallo spirito con cui l'americano ha accolto il successo contro il serbo non sembra preoccuparlo più di tanto. Se salute e condizione saranno dalla sua, a preoccuparsi saranno i suoi rivali.

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