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Il norvegese si è detto stupito dai miglioramenti del n. 1 ATP: "Ora gioca delle palle corte incredibili ed è migliorato nella lettura del gioco". E su sé stesso: "Punto a restare in Top-10, ma non ho ancora espresso il mio massimo potenziale"
di Samuele Diodato | 07 aprile 2025
Tante volte in passato Casper Ruud ha già rivolto diversi apprezzamenti a Jannik Sinner, e oggi è tornato nuovamente a parlarne in un’intervista rilasciata a L’Équipe da Monte-Carlo, dove presto il n. 6 ATP farà il suo esordio nel terzo Masters 1000 della stagione, con la speranza – quanto meno – di difendere la finale raggiunta lo scorso anno (e persa da Stefanos Tsitsipas)
Il riferimento a Sinner non è casuale, e arriva in relazione al discorso che coinvolge lui – classe 1998 – e tutti quei giocatori della generazione che ha avuto modo di affrontare dapprima i Big Three al loro meglio, e ora si trova di fronte ad un nuova “ondata” guidata dal numero 1 al mondo, classe 2001. Il quale, insieme a Carlos Alcaraz (n. 3, classe 2003), ha “tolto” alla concorrenza gli ultimi cinque Major.
Dei giocatori nati negli Anni Novanta, il più giovane ad aver vinto uno Slam resta Daniil Medvedev, classe 1996. Per il resto, Ruud stesso, Alexander Zverev (classe 1997) o anche Stefanos Tsitsipas (classe 1998), si sono fermati al massimo in finale (tre per i primi due, due per il greco). Non perde la speranza di potersi spingere oltre, il norvegese, che adotta un basso profilo di fronte a Sinner e Alcaraz, ponendo sotto i riflettori soprattutto i miglioramenti dell’azzurro.
“Credo sinceramente che i giocatori della mia età vinceranno degli Slam. Non siamo così lontani. Può sembrare strano imparare da qualcuno più giovane, - ha detto – ma Sinner e Alcaraz hanno un gioco migliore del nostro. Riescono a rimanere offensivi senza regalare troppi punti. Fisicamente, possono resistere per ore. Jannik ha migliorato particolarmente la sua lettura del gioco. Ha anche sviluppato delle micidiali smorzate, che sono un po’ la firma di Carlos. Hanno la potenza, ma anche la finezza per sorprendere l’avversario”.
“Non si può dire che sia divertente trovarsi in mezzo a queste due generazioni, perdendo le grandi finali”, ha aggiunto, “ma direi che siamo fortunati ad aver potuto osservare il livello dei Big 4 (includendo probabilmente anche Andy Murray con Federer, Djokovic e Nadal) e ora il loro”.
Il suo punto di vista, in questo contesto, è molto semplice: provare e riprovare, continuare a migliorarsi, indipendentemente da quello che sarà il futuro: “Ci sono sempre cose nuove da provare: aggiustamenti all’attrezzatura, tensioni delle corde... Sto anche perfezionando alcuni colpi specifici, come il rovescio o l’attacco lungolinea di diritto, seguendolo a rete. Mentalmente, devo imparare a controllare la frustrazione in campo quando non mi sento a mio agio. Se un giorno mi svegliassi sentendo che il mio livello più massimo è alle spalle, sarà il momento di appendere la racchetta al chiodo. Ma non credo di aver ancora espresso tutto il mio potenziale”, ha concluso.
Reduce dalla vittoria nella tappa francese dell’Ultimate Tennis Showdown a Nimes, il due volte finalista del Roland Garros (2022 e 2023), ha anche parlato concretamente di quelle che sono le sue aspettative per il torneo di Monte-Carlo e per la stagione su terra rossa, dove lo scorso anno ha anche vinto l’ATP 500 di Barcellona e raggiunto le semifinali proprio all’Open di Francia: “Questa parte di stagione è sempre emozionante, perché è la mia superficie preferita e si resta in Europa. Sulla terra hai bisogno di più colpi per chiudere il punto, quindi lavoro anche sugli scambi lunghi e metto più topspin nei miei colpi. Mi piace costruire il punto con pazienza, aprirmi gli angoli, provare smorzate”.
Ruud in azione col dritto (Getty Images)
“Tocca a me confermare quanto di buono fatto l’anno scorso. Ho tanti punti da difendere, ma non mi metto ulteriore pressione. Ho già vissuto questa situazione, non sempre l’ho gestita al meglio, ma sono pronto per questa sfida. A Madrid e Roma non ho molti punti da difendere (sconfitte negli ottavi e al debutto nel 2024), ma questo non vuol dire che non darò tutto. Restare nella top 10 è il mio obiettivo. Sarebbe fantastico vincere nuovi tornei, qualsiasi Masters 1000: è ciò che manca alla mia carriera, insieme ovviamente agli Slam. Ma non mi aspetto di avere tantissime occasioni”.
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