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Annunciata da tutti come la rivalità del prossimo decennio, la sfida a tre tra Sinner, Alcaraz e Rune negli ultimi mesi sembra aver preso una piega diversa da quella attesa. Le parole di Toni Nadal e Rennae Stubbs
di Ronald Giammò | 29 febbraio 2024
Si è poi capito questo futuro del tennis nelle mani di chi sia andato a finire? Chi si incaricherà di custodirlo, di rinnovarlo, di lucidarne l'argenteria fino a ieri utilizzata da quegli ingordi dei Big3? Hai voglia a dire NextGen, ad affidarsi al tempo. Una generazione è stata già bella che inghiottita, e se non fosse stato per l'usura chissà quante altre sarebbero finite travolte, le bacheche deserte, i tifosi non curanti del loro passaggio.
Il futuro è una terra straniera, e a presidiarlo è rimasto il solo Novak Djokovic. Sotto assedio, si diceva. Pronto ad abdicare, si era pronti a giurare. Ma dei tre aspiranti al trono, di quel fiore della gioventù che sembrava pronto ad assumersene eredità e responsabilità, a nemmeno due anni di distanza dal suo primo vagito non è rimasto più di tanto. Infragilitisi i petali su cui poggiavano le speranze di Carlos Alcaraz e Holger Rune, a sostenerlo oggi c'é il solo Jannik Sinner. Vincitore di tre degli ultimi quattro match disputati contro il serbo, il numero uno italiano ha staccato ormai nel ranking il danese e punta al sorpasso nei confronti dell'amico rivale murciano.
La sensazione - al di là dei ranking, degli scontri diretti e delle rispettive bacheche - è che se il futuro sia piombato a sopresa nelle carriere di Rune e Alcaraz con fragoroso impatto e generale stupore, Sinner quello stesso futuro sia invece riuscito a scorgerlo in lontananza con largo anticipo, senza bruciare le tappe e riuscendo, non senza qualche inevitabile inciampo, a non sbandare lungo gli ostacoli che si frapponevano al suo raggiungimento.
Troppo fragile, troppo discontinuo, mal disposto a sopportare anche il più lieve degli acciacchi. Se l'opinione pubblica oggi non fa alcuna fatica a tornare sui suoi passi in termini di giudizi, più calibrate appaiono invece le riflessioni degli addetti ai lavori che intuendone le potenzialità in questi ultimi anni ne hanno seguito la crescita. "Se possa intromettersi nella rivalità tra Djokovic e Alcaraz?", ha domandato il quotidiano AS a Toni Nadal, zio di Rafa e a lungo suo allenatore. "Lo ha già fatto. E da adesso in poi Alcaraz avrà a che fare con un rivale ancora più tosto - ha sottolineato ancora l'ex coach del maiorchino - Non che prima non lo fosse, ma dopo il titolo vinto in Australia oggi Sinner ha acquisito ancor più fiducia e credo che in futuro assisteremo a delle grandi sfide tra di loro".
Ancor più dettagliata è stata la riflessione condotta da Rennae Stubbs, ex coach di Serena Williams e oggi commentatrice del podcast Racquet al fianco di Caitlin Thompson. Per quanto Alcaraz disponga di un gioco più completo, l'australiana ex n.1 del mondo in doppio, ritiene "che Jannik abbia maggiori margini di crescita rispetto ad Alcaraz. Penso possa far meglio col dropshot, cosa che sta già facendo; sta sviluppando quel colpo in modo incredibile e contro De Minaur che è uno dei migliori atleti in circolazione grazie ad esso è riuscito ad aggiudicarsi un paio di punti molto importanti".
Dopo aver riconosciuto l'impatto avuto da Darren Cahill nella crescita dell'attuale n.3 del mondo, Stubbs fornisce poi il paragone esatto cui guardare per capire la solidità e l'efficacia raggiunti dal gioco dell'azzurro: "Lo guardi giocare e pensi? Dov'è vulnerabile? Dove posso pensare di vincere un punto contro di lui? Semplice, non puoi. E in questo ricorda molto Novak Djokovic".
Se Alcaraz è il primo ad essere consapevole delle carenze che ancora macchiano il suo gioco, più complesso è il discorso che riguarda Holger Rune, tornato a collaborare da pochi giorni con Patrick Mouratoglu dopo aver cambiato ben quattro coach nel giro di dodici mesi: Lars Christensen, Boris Becker, Severin Luthi, Kenneth Carlsen. Una girandola da cui scenderà mamma Aneke, lei sì presenza costante in questi anni nel box dell'attuale n.7 del mondo.
Il perché è stato lei stessa a spiegarlo al sito BT.dk: "Fin da quando era un ragazzino il piano è sempre stato quello di defilarsi gradualmente una volta resami conto che fosse stato in grado di gestire sempre più cose da sé - ha esordito mamma Rune - Holger è maturato moltissimo e ormai non c'é più alcun filtro tra lui e il suo team riguardo a ciò di cui sente di aver bisogno o ciò che reputa importante".
La signora Rune ha anche aggiunto che la decisione sarebbe potuta arrivare anche con qualchemese di anticipo, e se così non è stato "è perché l'anno scorso è stato tutto molto più caotico di quanto ci aspettavamo". Oggi invece il figliolo è cresciuto, "non scimmiotta più nessuno e sa comunicare bene ciò di cui ha bisogno: ha le idee molto chiare su quel che vuole e su ciò che non desidera". A giudicare dalla risolutezza che ha accompagnato le sue ultime decisioni si direbbe il contrario. Ma si sa, gli occhi di una madre vedono cose invisibili a quelli degli addetti ai lavori.
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