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Sinner il grande vuole essere leggenda: è in finale alle Nitto ATP Finals

Jannik Sinner ottiene la terza vittoria consecutiva su Daniil Medvedev e diventa il primo italiano in finale nella storia del torneo

di | 18 novembre 2023

Ha un solco lungo il viso, Jannik Sinner, come una specie di sorriso. E' compiaciuto, sa di aver già compiuto un'impresa senza precedenti. Ma l'impresa per lui non è ancora finita. Nella semifinale delle Nitto ATP Finals, unico giocatore ancora imbattuto a Torino, batte per la terza volta in due mesi Daniil Medvedev, che non risolve il rebus del Sinner 2.0. L'azzurro chiude 63 67(4) 61, forte dell'83% di punti vinti al servizio con la prima (50/60). Firma la 61ma vittoria in stagione e diventa il primo italiano in finale lì dove si elegge il campione tra i campioni.

In finale affronterà Novak Djokovic o Carlos Alcaraz che si incontreranno stasera nella sesta semifinale fra i primi due giocatori del mondo nella storia delle Nitto ATP Finals. Il numero 1 ha vinto quattro dei cinque precedenti. Se dovesse conquistare il titolo, si porterebbe a casa 4.801.500, il premio più cospicuo per la vittoria di un singolo torneo nella storia del tennis.

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Il primo game riassume le novità del nuovo Sinner: il servizio più fluido e compatto con il piede destro portato verso il sinistro e la racchetta che non va più tanto dietro al corpo, e un più convinto ricorso al rovescio lungolinea. C'è anche il padre di Jannik tra gli oltre 12 mila tifosi pronti a far salire l'applausometro ad ogni punto, per festeggiarlo se Sinner lo vince, per incoraggiarlo se lo perde.

La prospettiva di vedere un giocatore di casa vincere le Finals non è così usuale: non succede dalla vittoria di Andy Murray nel 2016, quando superò Djokovic in una finale che metteva in palio anche il posto di numero 1 ATP a fine anno. Andando indietro si ricordano Lleyton Hewitt a Sydney nel 2001, i successi a Francoforte di Boris Becker (1992 e 1995) e nel 1993 di Michael Stich, che l'ha anche ricordato in un'intervista sul programma ufficiale di questa edizione del torneo. Infine, nel lungo periodo in cui si è giocato al Madison Square Garden dal 1977 al 1989, hanno vinto due statunitensi: Jimmy Connors (1977) e John McEnroe (1978, 1983, 1984).

Un recupero di diritto in allungo di Jannik Sinner (foto Sposito/FITP)

Non mancano le macchie arancioni, colore simbolo del tennista altoatesino. Oltre agli onnipresenti Carota Boys, l'arancione illuminato dalle luci sbuca in parruche, cappelli, cartelloni, maglie, felpe. 

Già dal terzo game, che dura otto minuti, il pubblico sente che la partita sale di intensità e pathos. E di conseguenza partecipa con ancora maggiore tensione. Sinner ottiene meno dal servizio in avvio di partita, essere il primo italiano in semifinale alle Nitto ATP Finals comporta un peso maggiore inevitabilmente, e nello scambio è battaglia. Sinner corre e difende contro un Medvedev che da dietro risponde profondo, anche se questa non può più essere una sorpresa. Ma alla fine tiene: 2-1 dopo una palla break salvata.

La prima è quella buona, invece, per Sinner. Risposta centrale, errore di Medvedev che non rialza il diritto dal centro dopo il servizio, e il Pala Alpitour muta in un'arena. "Ole Ole Ole Ole Ole, Sinner, Sinner!" sale dalle tribune come un unico coro che riempie l'aria di speranze e desiderio.

Ne risente, si direbbe, anche uno dei fari che pendono dalle travi al soffitto dell'impianto che lampeggia e infastidisce i giocatori. Viene spenta, ma Sinner sembra perdere flusso. C'è tensione, e si vede. Sbaglia insolitamente anche Medvedev, sceso in campo con la consapevolezza di dover alzare il livello e cambiare qualcosa rispetto al piano di gioco nelle finali perse a Pechino e Vienna. E fare questo effetto anche ai top player, far sì che scendano in campo già con meno certezze, è uno dei tratti che distinguono i campioni. 

Qui dove i grandi diventano eroi, come recita uno degli slogan del torneo, Sinner traccia il suo percorso con l'autorevolezza, la consapevolezza, la forza che non ha bisogno di urla, ma solo di pugnetti, di esultanze composte, di applicazione e duro lavoro.

La superiorità la costruisce soprattutto con servizio (89,8% di punti vinti, cerca tanto il diritto di Medvedev) e risposta. Nel primo set Sinner vince 25 punti a 10 negli scambi brevi, sotto i 4 colpi. Medvedev vince gli scambi lunghi (18-8 il bilancio) ma dopo i primi tre game se ne giocano troppo pochi, in gran parte per merito di Jannik, perché questo possa incidere sul risultato.

Medvedev parte più aggressivo con il diritto nel secondo set, ma al servizio Sinner viaggia sempre più sciolto.

E' questo che lo tiene avanti in un set che sul piano tattico procede sul filo ancora più del primo. Medvedev infatti sale al servizio e quando si entra nello scambio appare superiore a Sinner, che pure fa ricorso senza abusarne al rovescio lungolinea per costringere l'ex n.1 a tirare il diritto in corsa con meno margini di sicurezza.

L'ottavo game potrebbe spezzarlo, il filo. Medvedev avrebbe la chance di arrivare a palla break (15-30) ma la sua palla viene chiamata fuori. Non chiede Hawk-Eye, e fa male: avrebbe dimostrato che era buona. Se ne guadagna una, di palla break, ma Sinner la cancella con un convinto approccio a rete e una volée alta a campo aperto. Il game dura quasi dieci minuti, il centro di gravità della partita continua ad essere invano cercato da entrambi. 

Se poi qualcuno avesse ancora dei dubbi sulla personalità di Sinner, può rivedere il decimo game del secondo set. Va a servire sotto 4-5 per non farsi trascinare al terzo da un Medvedev in netto progresso e tira solo sulle righe.

Il tie-break, come vuole l'etimologia, rompe la parità quando dodici game non sono bastati a definire il vincitore del set. E' il sesto fra loro due, Jannik ne ha vinti 4 su 5 prima si questo. Un bambino alza una bandiera italiana proprio dietro il box con Gilles Cervara, il coach francese di Medvedev che si guadagna il primo mini-break (2-1) dopo uno scambio da 22 colpi. Ma oltre alla resistenza ci mette una propensione alla verticalità: almeno due le cruciali discese a rete nei primi sei punti dell'ex numero 1 del mondo. La prima gli fa perdere il vantaggio (volée lunga di diritto), la seconda lo riporta avanti 4-2. E' il preludio al terzo set.

Medvedev ha ottenuto il 38 per cento di punti diretti al servizio nel secondo set. Ha portato io match alle sue condizioni, poi a fine set si è assentato per una decina di minuti per un medical time out al fianco. I tifosi, al rientro, non l'hanno accolto con le rose e i violini.

Tutta la grinta di Jannik Sinner (foto Sposito/FITP)

Le rose e i violini li regalano a Jannik, più stanco del moscovita. Il primo game, rialzato da 15-30, li scatena di nuovo. Sinner sfida Medvedev che al servizio sbaglia due diritti decisivi dal 15 pari, il primo in diagonale contro una palla corta, situazione in cui ha finito per sbagliare praticamente sempre. L'ex numero 1 salva le due palle break di fila, ma ne concede una terza con un altro errore in lunghezza. Sulla palla break tira una seconda più veloce della prima e mal gliene incoglie: break Sinner, 2-0.

Il clima si surriscalda, Medvedev prova a raffreddare gli scambi e ad aizzare il pubblico ma niente sembra scalfire Sinner che è ghiaccio se lo tocchi da fuori ma è fuoco che brucia dentro. Brucia fino alla vittoria. Verso l'infinito e oltre.

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