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Ragazzi e ragazze, ringraziate le 4 “sorelle” e l’esempio di lavoro e volontà!

Torino e l’Italia a bocca aperta davanti al Profeta Sinner, ma l’unità di intenti e di programmi del tennis nazionale discende dal fantastico gruppo di 4 Fed Cup. Oggi gli uomini hanno già un domani e le giocatrici di Tathiana Garbin sono un simbolo positivo per il futuro

di | 11 novembre 2023

La squadra italiana schierata alle Billie Jean King Cup Finals a Siviglia (Foto Tullio Puglia/FITP)

La squadra italiana schierata alle Billie Jean King Cup Finals a Siviglia (Foto Tullio Puglia/FITP)

“Fratello sole, sorella luna”. Forse è la dolcezza dell’ospitalità torinese, forse è il freddo pungente che anticipa il Natale, forse è la passione per l’eroe di casa tanto atteso che riscalda i cuori e richiama pensieri spirituali, fino addirittura al San Francesco del maestro Franco Zeffirelli. Di certo, guardando la folla che sta già diventando protagonista delle ATP Finals, scrutando le facce di tanto bambine, di famiglie sorridenti, di ragazze sognanti, di ragazzi attenti come non mai, ci vengono in mente loro, le 4 sorelle maggiori del Rinascimento del tennis italiano: Francesca Schiavone, Flavia Pennetta, Roberta Vinci e Sara Errani. Non hanno lasciato eredi dirette al vertice, ma hanno seminato un sentimento, un esempio, un qualcosa che sembrava disperso e che invece poi, pian pianino, è diventato germoglio e quindi frutto, e miracolo.

LAVORO

Il simbolo delle fantastiche ragazze non è stato propriamente l’albo d’oro. Quando i colleghi uomini azzurri non riuscivano ad essere protagonisti nei grandi tornei se non sporadicamente e comunque non fino al vertice, loro hanno vinto - non dimentichiamolo 4 Fed Cup (l’odierna Billie Jean King Cup) in 5 finali, dal 2006 al 2013, e sono salite tutte fra le top 10 (Schiavone 4, Errani 5, Pennetta 6, Vinci 7), brillando negli Slam: Schiavone regina al Roland Garros 2010 di singolare e finalista nel 2011, Pennetta campionessa agli US Open 2015 e regina di doppio agli Australian Open 2011, Errani, finalista Roland Garros 2012, numero 1 del mondo di doppio e regina di 5 Slam, Vinci finalista Us Open 2015 di singolare, numero 1 di doppio e regina di 5 Slam. 

Il messaggio delle 4 pioniere non s’è fermato al “Si può”, ma si è esteso al concetto: “Col lavoro e la volontà si può davvero tutto”. Hanno dato un esempio che poi è stato raccolto da maestri e aspiranti stregoni, da dirigenti e da motivatori mentali, insomma, da un sistema tutto che vive ancora con l’idea di uno sport di perizia, di tecnica e di inventiva, mentre il mirino a livello mondiale si spostava sempre più proprio su fisico e testa. Anche se poi, ovviamente, senza qualità tennistica non si avanza, senza le altre basi non si parte proprio.

Il capitano azzurro Tathiana Garbin incita le sue giocatrici (foto Puglia/FITP)

GENERAZIONE CECCHINATO

Non a caso il rompighiaccio del tennis maschile, con la semifinale del Roland Garros 2018 è stato Marco Cecchinato, “figlio” di Massimo Sartori - oggi finalmente con una accademia sua nella natìa Vicenza dopo essere stato a lungo il braccio destro di Riccardo Pitti -, che ha varato un primo progetto a Caldaro, in Alto Adige, regalando alle racchette italiche Andreas Seppi e Karin Knapp, allevando coach come Simone Vagnozzi e scoprendo Jannik Sinner.

Sartori è un tecnico di nuova generazione, che unisce la competenza allo studio, all’applicazione, all’esperienza sul campo, al confronto coi colleghi. Uno che abbraccia e di certo non spacca l’ambiente come è successo per troppo tempo nel tennis italiano, troppo litigioso e geloso, eppur capace da sempre di produrre buoni giocatori senza creare quella scuola, quell’italian style, che Michelangelo dell’Edera (direttore dell’Istituto Superiore di Formazione “Roberto Lombardi”), come meno nome di illustri predecessori, ma con più solerzia, umiltà, applicazione, attenzione ed apertura mentale, sta portando avanti abbracciando la scuola, il territorio, le varie realtà e le problematiche più profonde di uno sport ugualmente bello e difficile. Certo, la regia del presidente illuminato e ostinato, Angelo Binaghi, è stata determinante per individuare la rotta e tutti i dirigenti che l’hanno affiancato, a partire da Graziano Risi al settore tecnico, per continuare con tutti i suoi collaboratori fra cui spiccano Giancarlo Palumbo e il doppio collante indispensabile fra FITP e gruppi privati, nei nomi di Filippo Volandri e Umberto Rianna.

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REALTA’

I maggiori fondi garantiti dal bum degli Internazionali d’Italia di Roma hanno permesso alla FITP di sostenere l’attività anche dei giocatori, accompagnandoli con adeguate strutture tecniche e fisiche, così come i tornei Challenger hanno fatto loro da palestra e da trampolino verso l’ATP Tour. Ma il seme lasciato dalle 4 “Sorelle”, fino a segnare la storia italiana con l’incredibile finale Pennetta-Vinci degli US Open 2015, resta quello di cui oggi i tennisti nostrani si alimentano migliorando il messaggio ricevuto.

Perché se quel passaggio di testimone fra Schiavone & compagne e le ragazze che le seguivano non c’è stato subito, oggi il tennis italiano dimostra davvero di essere diventato un tutt’uno, come si vede dalla finale degli azzurrini della Baby Davis e dalla crescita costante degli aspiranti stregoni (da Musetti ad Arnaldi, da Cobolli a Nardi, da Zeppieri a Darderi, da Gigante a Bellucci) che stanno crescendo alle spalle dei primattori, tutti portabandiera del binomio magico: lavoro e volontà.

Sulla scia della finale di Wimbledon 2021, dell’approdo al numero 6 del mondo e del ritorno di un azzurro al Masters, di Matteo Berrettini, un atleta preso bambino da un ex pro come Vincenzo Santopadre e costruito per essere dirompente su basi moderne e quindi su servizio-dritto. Sull’esempio di Lorenzo Sonego, un giocatore costruito pian pianino da un tecnico di club come Gipo Arbino che è arrivato ad imporsi sul Tour su tre superfici differenti riportando in semifinale a Roma 2021 un atleta nazionale. Fino ad arrivare alle immense speranze del Profeta, Jannik Sinner, il più giovane talento con le più alte aspirazioni di sempre del movimento. Col suo numero 4 della classifica ad eguagliare Adriano Panatta anche nel numero di tornei vinti, in attesa di superarlo ravvivando questi successi con le etichette più altisonanti degli Slam e della Davis. Sublimando addirittura l'esempio ideale dell'atleta concentrato solo sulla sua attività e il miglioramento. 

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ABBRACCIO

Ed ecco che, proprio a conferma che oggi il tennis italiano s’è ricompattato, anche grazie alla United Cup di gennaio in Australia, in un’unità d’intenti e di programmi che il mondo invidia e cerca di imitare, da Siviglia arriva l’acuto delle azzurre di Tathiana Garbin. Nove anni dopo le imprese delle 4 “Sorelle”, Jasmine Paolini, Martina Trevisan, Elisabetta Cocciaretto, Lucia Bronzetti e Lucrezia Stefanini riportano l’Italia alle semifinali nella massima competizione a squadre per nazioni. Basta questo per illuminare il sorriso di chi ama davvero il tennis ed è genuinamente fiero di essere italiano. Con l'aggiunta del fatto che le protagoniste di oggi non sono star come le 4 "sorelle", non sono baciate da un talento tecnico straordinario o da fisici statuari, ma ottengono il 110 per cento del proprio potenziale. E questo è il messaggio che deve passare alle ragazze più giovani, come predica Vittorio Magnelli, il Deus ex machina del movimento donne, dopo una lunga trafila anche fra gli uomini, col fondamentale apporto di Tathiana Garbin.    

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