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I punti chiave della sentenza che spiega perché Sinner non sia stato squalificato dopo la positività a marzo
di Alessandro Mastroluca | 20 agosto 2024
Jannik Sinner positivo ma non squalificato. E’ questo il quadro che emerge dalle 33 pagine di sentenza del Tribunale Indipendente che ha deciso sul caso della positività di Jannik Sinner al metabolita del clostebolo. L’assunzione, si legge nella sentenza, “deve essere avvenuta negli stessi giorni del controllo perché Jannik è stato testato in media una volta al mese tra aprile 2023 e marzo 2024 e nessuno di quei test ha evidenziato la presenza di clostebolo o di qualsiasi altra sostanza proibita”.
Sinner ha spiegato la positività come conseguenza di una contaminazione con il Trofodermin, uno spray usato dal suo fisioterapista Giacomo Naldi che si era procurato un taglio a un dito della mano e gli ha praticato massaggi e altri trattamenti. Il Trofodermin contiene Clostebol acetato in una concentrazione di 5mg/mL.
IL TESTO COMPLETO DELLA SENTENZA (IN INGLESE)
Sinner è risultato positivo una prima volta a un controllo durante il torneo di Indian Wells il 10 marzo: in quell’occasione il metabolita del clostebolo era presente in una concentrazione di “121 miliardesimi di grammo per millilitro (86 una volta applicata la gravità specifica dell’urina”. La mattina del 18 marzo viene svolto un secondo controllo, fuori dal torneo, che rivela una concentrazione di “122 miliardesimi di grammo/millilitro (corretti a 76 quando è stata applicata la gravità specifica normale”.
Secondo il dottor David Cowan, professore emerito del Dipartimento di Scienza Ambientale, Analitica e Forense del King’s College di Londra, uno dei periti chiamati dal Tribunale (e dunque non dalla difesa di Sinner, è bene sottolinearlo), queste bassissime concentrazioni sarebbero compatibili con la versione di Jannik. Inoltre, ha sottolineato Cowan come riporta la sentenza, “la concentrazione è talmente bassa che, anche l’assunzione fosse stata intenzionale, non avrebbe avuto alcun effetto dopante o comunque migliorativo delle prestazioni del giocatore”.
La presenza di una sostanza proibita, di suoi marcatori o metaboliti, nei campioni di un giocatore rappresenta una violazione dell’articolo 2.1 del programma anti-doping, a meno che il giocatore non abbia richiesto e ricevuto un’esenzione a scopo terapeutico a patto che la concentrazione sia coerente con la dose prevista dalla terapia. “E’ dovere personale di ogni giocatore assicurarsi che nessuna sostanza proibita entri nel suo organismo. I giocatori sono responsabili di ogni sostanza proibita, o dei loro metaboliti e marcatori, individuati nei loro campioni” si legge al punto 2.1.1. L’articolo 2.2 punisce l’utilizzo di tali sostanze. Secondo le norme, i giocatori sono responsabili anche dei comportamenti dei componenti del proprio team.
L’altro tema al centro della sentenza riguarda l’assenza di colpa o negligenza: se l’assenza è totale, viene infatti cancellata la squalifica; se invece è “solo” significativa ma non totale, allora la sospensione può essere ridotta. L’onere della prova che dimostri l’assenza di colpa o negligenza è tutto sulle spalle del giocatore. Per soddisfarlo, il giocatore deve dimostrare non solo il modo in cui la sostanza sia stata assorbita dall’organismo ma anche le circostanze fattuali in cui sarebbe successo. Per dimostrare l’assenza di colpa o negligenza, l’atleta deve provare di aver prestato la massima attenzione a non assumere sostanze proibite e di non poter in alcun modo ragionevolmente sospettare di esserne venuto a contatto o di averla assunta.
I FATTI ACCERTATI
Questi i fatti accertati su cui le due parti si sono trovati concordi. Umberto Ferrara, il preparatore di Sinner, ha acquistato il Trofodermin, farmaco che in Italia è disponibile senza ricetta medica, il 12 o 13 febbraio alla Farmacia SS Trinità di Bologna. Ferrara, come Naldi, erano a Indian Wells e condividevano una casa con altri membri dello staff di Sinner. La mattina del 3 marzo Nardi si è tagliato con un piccolo bisturi che teneva nella sua borsa.
Ha applicato una fasciatura, che ha tenuto fino al 5 marzo. Sinner ha dichiarato di aver visto Naldi con il dito fasciato la sera del 3 e di avergli chiesto se avesse usato qualcosa per curarsi. Nardi ha risposto di no. La mattina del 5, una volta tolta la fasciatura, Ferrara ha suggerito a Naldi di usare il Trofodermin per le sue proprietà curative e antisettiche. Naldi ha ammesso di non aver controllato i componenti del farmaco e di non sapere che contenesse clostebolo. L’ha usato ogni giorni dalla mattina del 5 fino al 13 marzo, e ha confermato di aver effettuato massaggi e applicato bendaggi ai piedi di Sinner ogni giorno senza utilizzare guanti.
La mattina del 10 marzo Naldi ha effettuato un trattamento ai piedi e alla caviglia di Sinner dopo essersi spruzzato due volte il Trofodermin sul dito, ha dichiarato lo stesso Naldi. Ma non ricorda di essersi lavato le mani tra il momento dell'utilizzo del farmaco e il trattamento.
L'ITIA ha parlato due volte con Sinner e ha accettato che: non sapesse della presenza del Trofodermin in casa; che contenesse una sostanza proibita; che Naldi lo utilizzasse per curare il taglio al dito. Tutti fattori che spiegano perché nessuna colpa o negligenza gli sia stata attribuita.