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La risposta di Sinner, il servizio di Shelton: tutti i segreti della sfida. Ora in diretta!

Come nasce il servizio con salto di Ben Shelton, che affronta Jannik Sinner per la seconda volta. Appuntamento alle 17.30 ora italiana. Lo statunitense è decimo per rendimento al servizio nelle ultime 52 settimane, l'altoatesino terzo in risposta

di | 25 ottobre 2023

A sinistra Ben Shelton al servizio, a destra Jannik Sinner (Getty Images)

A sinistra Ben Shelton al servizio, a destra Jannik Sinner (Getty Images)

I numeri non mentono. E i numeri dicono che, quando Jannik Sinner e Ben Shelton torneranno a sfidarsi per la seconda volta in poche settimane a Vienna, di fronte ci saranno il terzo miglior giocatore in risposta e il decimo migliore al servizio nel circuito ATP nelle ultime 52 settimane.

E' una sfida manifesto, che mette di fronte due dei grandi talenti della generazione che si affaccia alle porte dell'Olimpo del tennis. Due anni fa Shelton era fuori dai primi 700 del mondo, un anno fa non era nei primi 150, a Vienna si presenta da numero 15 e per la matematica, per quei numeri che non mentono, ancora in corsa per un posto alle Nitto ATP Finals. Sinner ha più certezze, è numero 4 del mondo ed è già qualificato per le Nitto ATP Finals di Torino, ma, ha detto alla vigilia, punta a migliorare soprattutto per se stesso: la storia, i record, sono una conseguenza, non la sua principale motivazione.

Il servizio di Shelton

Il movimento del servizio di Shelton rimane l'aspetto più personale del suo tennis. Il pendolo preparatorio fissa e ordina i tempi prima della fase successiva: Ben si lancia la palla e tende il braccio destro in alto e in avanti; intanto piega il braccio sinistro all'indietro con il gomito alto e porta il piede sinistro verso quello destro. Li tiene attaccati, paralleli alla linea di fondo.

Poi mentre la palla è in aria Shelton piega le ginocchia e allarga le spalle. E' come vedere una fionda caricata pronta a rilasciare energia e potenza. E Shelton libera energia e potenza con tanto di salto in avanti.  Quel suo particolare movimento, così esplosivo negli effetti, deriva da anni di lavoro con un team, guidato dal padre Bryan, che su come si allena il servizio sa più di qualcosa. 

"Ha lavorato tanto per sincronizzare tutti i movimenti e arrivare a questo risultato" ha detto all'ATP Scott Perelman, per anni assistant coach (allenatore in seconda, diremmo noi) alla University of Florida, dove Shelton ha studiato e giocato per due anni. "Ora che l'ha messo a punto è difficile dire che non sia uno dei servizi migliori del circuito, anche se questo è solo il suo primo anno completo nel Tour e sono convinto possa ancora svilupparsi fisicamente. Diventerà più forte e un po' più veloce".

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Se Shelton ha un movimento così peculiare, lo deve anche a una particolarità non usuale nei suoi anni di formazione. Per anni, infatti, ha giocato a football con il sogno di diventare quarterback, ovvero il principale riferimento dell'azione offensiva. Tra i suoi compiti quello di lanciare per il ricevitore smarcato. Qualità in cui eccelleva Tom Brady, uno dei più grandi giocatori di football di sempre.

"Non c'è dubbio che abbia aiutato - ha detto all'ATP Bryan Shelton -, anzi è forse il fattore principale. Tenere il gomito alto è un aspetto che gli deriva dal football. Cercare di migliorare questo e altri elementi gli hanno permesso di sviluppare il movimento di servizio e farne il pezzo forte del suo gioco. I suoi inizi nel football spegano comunque perché gli piacciano tanto i colpi sopra la testa, smash compresi".

Oltre alla velocità di braccio, quel che spicca nel movimento di Shelton è il salto energico con cui accompagna il gesto. Questo tipo di servizio, scriveva Bill Tym sul New York Times, aumenta la "potenza verticale". Tym citava come esempio Gael Monfils che tiene i piedi uniti e si lancia di fatto verso la palla senza trasferimento di peso. Per dieci anni coach della Vanderbilt University e a lungo direttore esecutivo della USPTA, la principale organizzazione che riunisce i maestri statunitensi di tennis, Tym ha avuto un ruolo chiave nella carriera di Bryan Shelton, il padre di Ben, a cui faceva tirare fino a 500 servizi a settimana in allenamento.

Tutta la potenza al servizio di Ben Shelton (foto Getty Images)

La risposta di Sinner

"Ben ora tira forte alla T, è un grandissimo lanciatore di una palla veloce ma gli servono più variazioni - ha detto Tym durante lo US Open -. Ha bisogno di più spin per essere efficace contro i migliori ribattitori non spaventati dalla velocità della sua palla".

Sembra il ritratto di Sinner e del suo stile in risposta, che abbiamo analizzato in ogni dettaglio del movimento, come tecnica e strategia, insieme a Rocco Marinuzzi, tecnico dell'Istituto Superiore di Formazione "Roberto Lombardi".

Colpo da campione/1: la risposta di Sinner

Il tempo sulla palla, la capacità di adattare rapidamente movimento di preparazione ed esecuzione del colpo consentono a Sinner di mantenere una costante profondità in risposta, e poter così affrontare il colpo successivo alla risposta con maggiori possibilità di controllo. E' un altro dei tanti segnali di miglioramento di quest'anno rispetto alle passate stagioni, sintetizzato poi nella classifica, la seconda più alta di sempre per un italiano nel tennis maschile, la più alta (eguagliato Adriano Panatta) da quando esiste il ranking computerizzato.

Anche guardando solo ai dati in risposta, i dati di Sinner certificano una crescita. Il divario rispetto al 2022 può apparire numericamente piccolo, ma a questi livelli le piccole variazioni fanno grande differenza. Jannik vince l'1% di punti in più contro la prima (33 a 32), il 2% in più contro la seconda (55 a 53). Si guadagna quasi una palla break in più a partita (8,5 di media contro 7,8) e ne converte il 2% in più (43 a 41). Complessivamente, la percentuale di break sul totale dei game di risposta è passata dal 27 al 30%. La rivincita contro Shelton passa anche, forse soprattutto, da qui. 

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