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Stefano Cobolli: "Per due settimane non ho parlato in allenamento a Flavio: è cambiata la stagione"

Stefano Cobolli racconta a Tennis Talk su SuperTennis i progressi di Flavio e il dietro le quinte della sua stagione migliore in carriera. Curioso ma efficace il consiglio di Gasquet: "Devi essere più calmo e allentare"

22 luglio 2025

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Ha vinto i primi due titoli in carriera, è entrato per la prima volta in Top 20, ha raggiunto a Wimbledon il primo quarto di finale Slam. Il 2025 di Flavio Cobolli ha preso velocità dalla primavera in avanti, ma questa prospettiva sembrava lontana nei primi mesi dell'anno, quando ha perso sette partite di fila. "Era un momento difficilissimo e quindi dovevo trovare la chiave di incidere sulla testa di Flavio perché c'era qualcosa che non andava" ha raccontato a SuperTennis Stefano Cobolli, coach e padre di Flavio, ospite negli studi di Tennis Talk. Decisiva una chiacchierata con Richard Gasquet che Flavio aveva appena battuto a Bucarest, dove avrebbe vinto il primo titolo in carriera.

"Mi ha detto che con lui devo avere molta più calma - ha spiegato - Mi ha fatto un discorso abbastanza complesso, partendo da una cosa che era successa anche a lui che da giovane aveva grandi aspettative poi è diventato un grande giocatore ma probabilmente non quanto si pensava. Mi ha fatto capire che in quel momento dovevo lasciar un po' perdere Flavio, invece di stargli appresso e cercare la soluzione con un po' di ansia. Per due settimane  ci siamo allenati con la musica, senza parlarci. Ha funzionato".

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Nel percorso di Flavio Cobolli come giocatore, e di Stefano Cobolli come coach, di incontro chiave ce n'è stato almeno un altro. Quello con Juan Carlos Ferrero, ex numero 1 del mondo e allenatore di Carlos Alcaraz, il più giovane ad essere diventato numero 1 ATP da quando esiste il ranking computerizzato, introdotto nel 1973.

"Due o tre anni fa ho avuto un confronto con Ferrero alle Next Gen ATP Finals. Mi ha detto: 'Il lavoro più grande che puoi fare con Flavio è cercare di farlo giocare con i più forti fin da subito. Te li devi conquistare, gli allenatori e i giocatori'. Mi ha dato i numeri degli allenatori dei primi dieci, mi sono messo di punta e ci sono riuscito. Poi certo adesso è un po' più semplice, perché a volte lo chiedono anche loro, visto che ormai ci gioca spesso". Ci tiene però a sottolineare un aspetto. Il confronto con i più forti "è meno importante per i bambini, i ragazzini di dodici anni. Quando invece si passa all'altissimo livello, quello che puoi prendere dagli atteggiamenti dei più forti cambia tutto. Due anni fa siamo andati a Cincinnati dieci giorni senza giocare: Flavio si è allenato tre volte con Sinner, due con Alcaraz, uno con Dimitrov e ha preso tantissimo".

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In questo sta una delle qualità principali di Flavio Cobolli, ha spiegato il padre. Ovvero la capacità di assorbire presto, di imparare velocemente e far fruttare così il lavoro. Lo si vede in maniera lampante da come ha trasformato il servizio da inizio stagione.

"Si è proprio applicato veramente e ha migliorato. Ovviamente quello che mi dà ancora più soddisfazione è questo suo mettersi a disposizione, a prescindere poi da quelli che sono i risultati. Lui diciamo che ne ha maggiore consapevolezza pure lui e quindi mi rispetta di più. Aumenta la credibilità. E io dico sempre che in campo ci tengo ad essere l'allenatore e non il padre di Flavio. Poi può migliorare ancora in tanti colpi, penso che abbia molti margini".

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