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Darderi 'chiude' la storia di Thiem: "Sei un'ispirazione per tutti noi"

Si chiude la carriera di Thiem, ex numero 3 del mondo e campione allo US Open 2020. Darderi lo batte in due set a Vienna poi gli lascia il centro della scena

di | 22 ottobre 2024

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Chiude dove tutto è iniziato, Dominic Thiem. Chiude la carriera dove ha giocato la sua prima partita ATP, alla Stadthalle di Vienna, battuto 76(6) 62 da Luciano Darderi che ottiene la seconda vittoria in carriera sul duro. 

"La vittoria di oggi qui a Vienna ha un sapore agrodolce. Dall’averti fatto da sparring nel 2020 quando ero uno junior appena 18enne a poter condividere con te un momento così importante quale é stata la tua ultima partita. Grazie per essere un’ispirazione per tutti noi che amiamo e pratichiamo questo sport. Congratulazioni per una carriera incredibile che resterà indelebile nei nostri ricordi!" ha scritto Darderi su Instagram dopo la vittoria che ha concluso il viaggio dell'austriaco nel circuito.

Nel 2011 quel viaggio era iniziato con un passaggio di consegne, battendo Thomas Muster, il miglior austriaco di sempre, impegnato in un anacronistico, malinconico rientro nel circuito a oltre 40 anni. Oggi Thiem, miglior austriaco dopo Muster, conclude la sua carriera e il suo ritorno in campo dopo l'infortunio al polso del 2021, anche se quest'ultima parte gli ha regalato più sconfitte che successi.

E' stato un ritorno ugualmente malinconico, il suo. Non per ragioni anagrafiche, come quelle del suo maestro. Ma per altri, più celati e profondi motivi. Più del polso l'ha tradito la mente, una volta scoperto il vuoto e il bisogno di ricominciare dopo il grande trionfo a cui hai dedicato ogni risorsa, ogni momento, ogni muscolo, per anni. Svuotato dopo il trionfo allo US Open del 2020, il più prestigioso dei suoi 17 titoli in carriera, Thiem si è accorto che vincere un major non è come se lo immaginava: non gli ha cambiato la vita. Anzi.

Lascia con tanti ringraziamenti e una commozione trattenuta, a fine partita, mentre i tifosi sulle tribune alzano cartoncini con cui si disegna una bandiera dell'Austria e una scritta in suo onore. Lascia la sua racchetta, che poi sarà messa all'asta, in una teca di vetro. Come una cosa preziosa, da conservare con cura, fragile e di prestigio come un po' tutta la sua storia.

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Celebrato domenica, alla vigilia del torneo, Thiem lascia contro Luciano Darderi, che per dedizione ed etica del lavoro, energica e muscolare occupazione del campo, può entrare nel novero dei tanti che, direttamente o indirettamente, da Thiem sono stati ispirati.

Speciale l'ovazione che riceve quando entra in campo, maglietta blu e pantaloncini neri, per nulla appariscente come nella migliore tradizione di questo top player educato, considerato nei suoi anni migliori uno dei principale se non il principale rivale di Rafa Nadal sulla terra battuta. Un giocatore che faceva scoppiare la palla, che sapeva fare tutto in campo, ma fuori parla con voce pacata. E' entrato nelle case degli appassionati chiedendo permesso, anche in quella dei fratelli Alcaraz: il minore Jaime, che un modello ce l'avrebbe in casa, snobba Carlos e gioca con la racchetta di Thiem, lo considera il suo riferimento.

Mai sopra le righe, anche da numero 3 del mondo rifuggiva la notoriertà a tutti i costi, che negli ultimi anni si è dedicato alla tutela degli oceani, a fare la sua parte per migliorare il mondo. Certamente ha reso il suo mondo, quello del tennis, un posto migliore, come ha detto Sinner: spandeva energia positiva.

Non è facile per Darderi affrontare un giocatore così, se sai che potresti essere il suo ultimo avversario in carriera. Non lo è stato per Zverev contro Ferrer, i due erano e sono anche molto amici; non lo è stato per Benjamin Becker contro Agassi; e l'elenco potrebbe continuare. Non è facile nemmeno giocarlo, un match così, se sai che può essere l'ultimo. La malinconia per quello che lasci si impasta con il sollievo di abbandonare tutto quello che ti ha appesantito e ti ha portato a decidere di lasciare; la paura del dopo incrocia la voglia di provarci, di disegnare ancora vincenti di rovescio, sistematicamente accompagnati da lunghi, trascinanti applausi. Battiti di mani come fili da annodare per tenerlo lì, ancora un po', ancora una volta, ancora per un'altra partita.

E poi c'è lo spirito battagliero. Quello che ha portato Thiem a firmare contro l'amico Zverev la prima rimonta da sotto di due set in finale allo US Open dal 1949, a trionfare a Indian Wells contro Roger Federer, a raggiungere la finale delle Nitto ATP Finals. Quello che Darderi contrasta con diritti pesanti e qualche discesa a rete nei suoi turni di battuta.

La tenacia lo premia nel primo set, in cui salva un set point. Il secondo non ha storia. Non bastano gli incitamenti, i cori. La carica di Thiem si è esaurita. La storia si chiude con uno smash a campo aperto di Darderi e un non breve scambio di battute a rete. L'azzurro, che affronterà al prossimo turno Kei Nishikori, l'asiatico con la miglior classifica di sempre oggi fuori dai Top 100, o il britannico Jack Draper fresco di best ranking al numero 18. Dopo la partita Darderi gli lascia, e non potrebbe essere altrimenti, il centro della scena e tutto il tempo dell'ultima ovazione. Il saluto a un giocatore che ha ispirato e lasciato un segno, che ha provato, fallito, provato ancora, fallito meglio e poi gioito. Ha contemplato le vette e ha scelto di non ripartire, di non ricominciare, di destinare i suoi sforzi ad altri orizzonti. A percorrere nuove strade con le stesse scarpe. Buon viaggio, ovunque ti porterà.

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