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L'addio al tennis di Verdasco: a Doha l'ultimo tributo all'ex Top-10

L'ex n. 7 ATP in singolare ha giocato in doppio con Djokovic l'ultimo match della sua carriera, a Doha, dove vive da 10 anni: "Non c'è modo migliore di ritirarmi che farlo a casa, con tutta la mia famiglia, i miei amici e, in più, accanto a uno come Novak, che, in termini di numeri, è il miglior giocatore della storia del tennis"

di | 19 febbraio 2025

Verdasco esegue un dritto (Getty Images)

Verdasco esegue un dritto (Getty Images)

"Dopo essere stato fuori dalle competizioni per un anno e mezzo, non pensavo nemmeno di fare un annuncio ufficiale o di giocare un'ultima volta finché non ho parlato con Djokovic, ma ora sono molto felice che questo sia stato possibile a Doha. Vivo qui da 10 anni, quindi è come casa mia. Non c'è modo migliore di ritirarmi che farlo a casa, con tutta la mia famiglia, i miei amici e, in più, accanto a uno come Novak, che, in termini di numeri, è il miglior giocatore della storia del tennis e uno dei migliori atleti della storia".

È finita oggi, nei quarti di finale dell'ATP 500 di Doha, il Qatar Exxon Mobil Open, la carriera di Fernando Verdasco, uno dei più grandi tennisti degli ultimi 20 anni in Spagna, con la quale casacca ha conquistato tre edizioni della Coppa Davis (2008, 2009 e 2011). Fermo dal settembre del 2023, a 41 anni d'età, il tennista di Madrid ha spiegato quindi la particolare scelta di giocare in doppio con Djokovic (sconfitto da Berrettini in singolare) l'ultimo torneo della sua carriera.

"Conosco Novak dall'inizio della nostra carriera ed è stato uno dei miei più grandi rivali negli ultimi 20 anni", ha ricordato Verdasco. "Alla fine, i giocatori contro cui ho giocato di più sono stati Rafa [Nadal], poi Andy [Murray], poi Novak e poi Roger [Federer]. Gli altri si sono già ritirati, quindi Novak è la persona con cui ho condiviso di più in questi 20 anni. Ho pensato che fosse la persona giusta con cui avrei dovuto giocare la mia ultima partita e godermi questa esperienza insieme."

E all'ultima uscita, con Djokovic, non si può dire che sia andata male. Al primo turno c'è stato l'esordio vincente contro Alexander Bublik e Karen Khachanov. Poi la resa, ma con un punteggio tutt'altro che netto (75 64) contro i campioni di Wimbledon e - ahinoi - dell'Australian Open, Harri Heliovaara ed Henry Patten

Verdasco, che oltre ad un best ranking di n. 7 in singolare è stato anche n. 8 in doppio e campione alle ATP Finals del 2013, con Djokovic è riuscito peraltro a rimanere in partita fino alla fine, subendo un break fatale nell'undicesimo game del primo set e avendo anche di recuperare dal 3-5 nel secondo. Alla fine, però, si è goduto l'abbraccio del compagno e del pubblico, in un posto per lui speciale.

Speciale come tanti momenti della sua carriera, come la vittoria contro José Acasuso a Mar del Plata, in Argentina, che ha dato il punto decisivo all'"Armada" spagnola per la conquista dell'Insalatiera nel 2008: "Anche l'anno successivo, con Feliciano, abbiamo conquistato il punto decisivo (battendo Tomas Berdych e Radek Stepanek). Ma in Spagna tutti si aspettavano che vincessimo, mentre in Argentina nessuno ci era riuscito - riporta la versione spagnola del sito ATP -. Prima della partita, tutti davano per scontato che Nalbandian e Del Potro ci avrebbero battuto, soprattutto perché Rafa non era in squadra. Quindi, alla fine, è stata una sensazione incredibile".

Ora lo aspetta un futuro da papà a tempo pieno, al fianco della moglie Ana Boyer e dei figli Miguel, Mateo e Martìn. Chissà, però, che non lo si riveda anche sul circuito. Già lo scorso anno, a partire dal Masters 1000 di Monte-Carlo, lo si è visto nell'angolo del tennista giordano Abdellah Shelbayh (n. 267 ATP), e poi soprattutto in quello di Ons Jabeur a Madrid. 

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