Tutta colpa di mamma
Qualcuno dice che il problema di Denis è mamma Tessa, qualcun altro sostiene che è la sua forza. Di sicuro, sia che il coach di turno si chiami Adriano Fuorivia, o l’ex giocatore e poi ex capitano di coppa Davis, Martin Laurendeau, o Rob Steckley, o ancora Fuorivia che l’aveva accompagnato nei primi quattro anni da junior ed è appena tornato con lui, mamma è sempre nei paraggi, in qualsiasi allenamento, in qualsiasi torneo, in qualsiasi players lunghe del mondo. Mamma gli ha messo la racchetta in mano a 5 anni, gli ha insegnato il rovescio a una mano che fa tanto griffe, come i capelli lunghi compressi dal cappellino, e quelle invenzioni balistiche da fondo campo da 300mila follower adolescenti su Instagram. Mamma annuisce e accarezza, ma soprattutto sceglie, decide, parla, parla tantissimo coi coach chiamati a rifinire il diamante grezzo di casa. Una pietra dalle mille luci, così come tante sono le componenti del suo dna che più cosmopolita non si può: papà Viktor e un uomo di affari russo di religione cristiano-ortodossa, mamma, ex tennista ed allenatrice ebrea russa, è emigrata a Tel Aviv, dove Denis è nato il 15 aprile 1999, ma ha lasciato Israele, giudicandolo troppo pericoloso per crescerci i figli e si è trasferita a Toronto, in Canada, quando il bimbo aveva appena nove mesi. Cosicchè Denis parla inglese e russo e, come residenza fiscale, ha scelto Nassau, nelle Bahamas, con le sue onde e il windsurf, importanti almeno quanto i beniamini del basket, i Toronto Raptors che hanno appena vinto il titolo Nba. E come le sue fughe dalla realtà tennis, anche durante i tornei, tra passeggiate in città e centinaia di foto-ricordo che posta su Instagram.
Non ci sono commenti