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A quasi 38 anni Lopez centra una fantastica doppietta sull'erba del Queen's, che esalta il suo serve and volley, imitando l'impresa di Philippoussis. “Una cosa così succede magari una sola volta nella vita, non ci posso credere, sono felice anche per Andy: è tornato e ha vinto accanto a me”
di Vincenzo Martucci | 24 giugno 2019
L’ERBA ESALTA IL SERVE AND VOLLEY DI FELICIANO LOPEZ - La più contenta è la prima tifosa, mamma Judy Murray, che lo chiamò affettuosamente “Deliciano” facendosi marchiare da Wimbledon come una spudorata MILF e mettendo in difficoltà il famoso figlio, Andy, baronetto per meriti sportivi: c’è stato o non c’è stato un “love affair” fra i due a dispetto dei 22 anni di distanza? Nel tennis dei veterani e dell’erba che allunga incredibilmente la sua stagione, Feliciano Lopez esalta il servizio-volée vintage e si aggiudica singolare e doppio al mitico torneo del Queen’s, il più antico del tennis. Che, dal 1890, si disputa proprio nel nome di una regina, Vittoria.
Per la prima volta in 917 partite, “Feli”, mancino di Spagna coetaneo di Roger Federer (compie 38 anni il 20 settembre) si aggiudica quattro match di fila rimontando dopo un set perso, cioè, per la prima volta non cede alla distanza, nella sua carriera di bellissima, inconsistente, cicala. Che, a 30 anni, ha scoperto di seguire una dieta sbagliata e ha tagliato bevande gasate, pane e latticini. Lui, alto, aitante, affascinante, sciupafemmine cogli occhi azzurri, in singolare aveva firmato sin qui appena sei tornei, tre sull’erba, due sul cemento e uno sulla terra, salendo al massimo al numero 12 del mondo il 2 marzo 2015, e in doppio ne aveva vinti quattro, compreso però il primo ed unico Slam, al Roland Garros 2016.
Lui che, con 69 presenze consecutive, detiene il record assoluto nei Majors e a Parigi, a maggio, nel primo turno contro il 40enne Ivo Karlovic ha festeggiato il match più anziano sul Tour dal 1978. Lui che sbandiera orgoglioso i 9319 ace, e ora può vantarsi come prima wild card a vincere il Queen's vent’anni dopo Pete Sampras, non si lamenta più di tanto perché il coetaneo Vip, Roger Federer, gli ha soffiato per un mese - conquistando Halle - il primato di più anziano campione Atp, dopo il 43enne Ken Rosewall a Hong Kong 1977.
“Avevo pensato che il miglior momento della mia carriera fosse stato quando ho vinto il Queen’s nel 2017, e invece è adesso”, ha commentato, dopo essere sopravvissuto alla batteria contraerea di passanti dell’instancabile Gilles Simon.
Metabolizzando finalmente le ultime bocciature: l’uscita dai “top 100” del 29 aprile, dopo 877 settimane consecutive, partendo addirittura dall’1 luglio 2002, e quindi il modesto numero 113 del ranking col quale si è presentato al torneo di Londra. Dove, prima dell’ultimo atto contro il francese dalle mille vite, ha messo in fila Fucsovics, ha approfittato dalla rinuncia di Del Potro, ha superato Raonic ed Auger-Aliassime. Segnando un altro record legato all’età, come differenza fra i due contendenti, lui 37enne e il canadese 18enne, la più alta dalle semifinali di Hong Kong 1977, fra il 43enne Ken Rosewall e il 23enne Pat Dupre.
Di più, ancora di più. Perché Feli ha accettato il grido d’aiuto dell’amico Andy Murray, al rientro dopo l’operazione all’anca immediatamente successiva agli Australian Open di gennaio, e gli ha fatto da spalla in doppio, portandolo al successo e sostenendo così un’ulteriore sollecitazione psicofisica. A dispetto dei recenti ritiri per i tanti acciacchi e delle distrazioni da neo direttore del torneo di Madrid.
Altro che 37 anni suonati, sabato, ha sostenuto un autentico tour de force: alle 16.07 ha cominciato la semifinale di singolare contro Auger-Aliassime che ha vinto alle 18.23, alle 18.44 ha ripreso i quarti di doppio, che erano stati sospesi venerdì sul 6-4 4-5 per oscurità, e li ha conclusi vittoriosamente alle 18.57, alle 19.08 è tornato in campo per la semifinale accanto a Murray e se l’è aggiudicata alle 20.51.
Quindi, domenica ha giocato la sua più indimenticabile giornata di tennis, nell’anno dell’annunciato addio. Ha eguagliato l’impresa dell’anno scorso a Gtstaad del nostro Matteo Berrettini e di Mark Philippoussis che nel 1997 ci riuscì al Queen’s. “Una cosa così succede magari una sola volta nella vita, non ci posso credere, sono anche felice per Andy perché ha giocato con me ed è tornato in campo”. Al di là del mezzo milione di euro che si mette in tasca, Lopez è tornato in un colpo solo al numero 53 del mondo. Il suo famoso, mellifluo, tagliatissimo, slice di rovescio non l’ha portato solo a rete, con quelle sue continue discese all’appuntamento con la volée, ma l’ha catapultato addirittura in paradiso. Per la felicità di tutto il tennis.
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