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Dopo Wimbledon Simona può vincere anche gli Us Open? Sì, perché ha nuova consapevolezza e l'estate americana l'ha sempre esaltata. No, perché a Flushing Meadows ha la 'stecca' facile, come negli ultimi due anni, fuori al 1° turno. Ma il trionfo a Londra ha mostrato una giocatrice nuova. Basterà a rappresentare uno spartiacque nella sua carriera?
di Marco Caldara | 23 luglio 2019
Quando si sono abbracciate, negli spogliatoi dell’All England Club, mamma Tania non è riuscita a dirle una sola parola. Piangeva a dirotto, in balia di un tornado di emozioni per il trionfo della figlia Simona Halep a Wimbledon. Un sogno coltivato per anni e anni, quando era lei stessa a dire a una giovane Simona che per diventare qualcuno nel mondo del tennis avrebbe dovuto vincere all’All England Club. La signora Tania aveva ragione solo in parte, perché in realtà tutti gli Slam valgono tanto, ma di certo per il futuro della 28enne di Costanza il titolo ai Championships può significare moltissimo, più del trionfo del 2018 a Parigi. Perché un successo Slam può anche capitare (a qualche sua collega fischieranno le orecchie…), ma due no, specie se il secondo arriva con la miglior partita della vita, contro la più forte di sempre, sul campo da tennis più famoso del mondo. La domanda è... e adesso?
Simona Halep ha la stoffa della campionessa, punto e stop. Non è più quella che arriva spesso in fondo ma altrettanto spesso fallisce nel momento che conta, e ha sostituito la storica fragilità con un carattere tutto nuovo, fortificato nei momenti difficili. Non potrà dominare come Serena, e difficilmente a fine carriera sarà fra le dieci più vincenti di sempre negli Slam (servono almeno 8 titoli), ma l’iniezione di fiducia di un successo a Wimbledon, vinto in quel modo, può darle la spinta per far fare alla propria carriera un altro passo in avanti.
Simona Halep
Dopo essersi gustata un ritorno in Romania da autentica star, con i fan ad attenderla all’aeroporto e poi due eventi a lei dedicati allo stadio di Bucarest (con 10.000 persone!) e nella piazza principale della sua Costanza, Simona si è presa qualche giorno di meritata vacanza e adesso si prepara ad affrontare la stagione negli Stati Uniti, dove sarà chiamata a dare le prime conferme.
Sarà importante ripartire subito con il piede giusto, per non lasciare che qualche sconfitta vada ad intaccare una condizione mentale stratosferica, ma il calendario sembra esserle amico.
Nelle ultime quattro stagioni, infatti, fra Canadian Open e Cincinnati la rumena è sempre andata fortissimo: non ha mai perso prima della semifinale in entrambi gli appuntamenti, e lo scorso anno ha addirittura sfiorato la doppietta, quando dopo il trionfo a Montreal mancò un match-point contro Kiki Bertens nella finale in Ohio. Se mai, le perplessità sono legate soprattutto allo Us Open, dove solo una volta ha raggiunto la semifinale, prima di arrendersi due volte al primo turno fra 2017 e 2018.
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Visto come ha maltrattato Serena Williams in finale a Londra, giurando di essere pronta a giocare a certi livelli più spesso, la domanda viene spontanea: può vincere anche a New York? I precedenti degli ultimi due anni, battuta prima da Maria Sharapova e poi da Kaia Kanepi, mettono in guardia, ma se davvero il trionfo a Wimbledon pretende di fare da spartiacque fra la Halep vista sin qui e la Halep del futuro, lo Us Open è il banco di prova perfetto, a maggior ragione dato il suo rendimento spesso in chiaroscuro sul cemento di Flushing Meadows.
Dovesse prima confermarsi nei due Premier americani, e poi fare molta strada anche a New York, potrebbe rafforzare ancora la corazza e pure la convinzione di avere qualcosa in più delle dirette concorrenti, spesso più altalenanti di lei. In sintesi, l’esame New York potrà dire molto sull’avvenire di Simona, e lanciarla anche verso la riconquista del numero 1 Wta, che oggi dista appena 672 punti. Le prossime settimane ci diranno se è davvero lassù che merita di stare.
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