Il tennis donne è ricco di rimonte, anche clamorose. Fa parte del fascino di questo sport declinato al femminile, dove la componente emotiva è tanto importante e varia in modo anche drastico e improvviso. Il piccolo miracolo siglato dalla 24enne Maria Sakkari nei quarti di San José contro Elina Svitolina è quasi epico, perché la degna figlia della guerriera Sparta e di sua madre, l’ex top 50 Wta Angeliqui Kannellopoulu, ha rovesciato il match da 1-6 2-5, salvando quattro match point, sovvertendo anche il pronostico, da numero 30 del mondo contro la numero 7, contro la quale aveva appena perso a Wimbledon. Diventando la giocatrice numero 32 (!) nei primi sette mesi dell’anno ad aggiudicarsi una partita salvando almeno un match-point. Eppure la cosa più clamorosa non sta nemmeno nella chiave della svolta, l’indottrinamento di coach Tom Hill al time-out tecnico della disperazione chiesto dalla greca sull’1-6 1-4, “quand’ero a un solo passo dall’eliminazione”. La grande amica di Stefanos Tsitsipas piagnucolava: “Non sento la palla, sbaglio tutto anche col dritto che è il mio colpo migliore”. E il suo angelo custode la spronava, placido e tranquillo come se il punteggio fosse favorevole: “Prova a cambiare, sii aggressiva tu, sennò ti attacca lei, se hai rimontato una volta - ti ricordi a Rabat contro Konta dove quest’anno hai vinto il tuo primo titolo? - puoi farlo ancora. Non ti preoccupare, capita a tutti di non sentire la palla, spingi, attacca, varia, rischia, anche se sbagli non fa niente, ma non lasciare più a lei l’iniziativa”.
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