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Quello rimediato da Serena Williams, lanciatissima verso il Grand Slam, contro Roberta Vinci nelle semifinali degli Us Open del 2015 è sicuramente il ko più clamoroso degli ultimi dieci anni. E non solo
di Vincenzo Martucci | 31 dicembre 2019
Nella pioggia di riconoscimenti che piovono sul tennis mondiale ce n’è uno indimenticabile: la sconfitta più clamorosa del decennio, subita da Serena Williams per mano di Roberta Vinci nelle semifinali degli Us Open 2015. Diremmo anche di sempre del tennis donne.
La numero 1 del mondo era stra-favorita per aggiudicarsi il quarto Major stagionale, dopo Australian Open, Roland Garros e Wimbledon, e chiudere il Grande Slam, emulando così Maureen Connolly che ci riuscì nel 1953, e quindi Margaret Smith Court e Steffi Graf che ce l’hanno fatta nel tennis Open, rispettivamente nel 1970 e nel 1988. L’afroamericana più famosa dello sport arrivava a quella partita con un bilancio stagionale mostruoso di 53 vittorie e due sole sconfitte. Aveva battuto, quattro volte su quattro, la piccola tarantina dal braccio d’oro, schiacciandola con la sua potenza, sul cemento come sull’erba come anche sulla terra rossa, e senza concederle alcun set.
Il tonfo di Serena è stato più eclatante, inatteso e ricco di significati. Proprio non era previsto dai numeri, dalle statistiche, dalla storia che, peraltro, non aveva mai visto un’italiana in finale sul cemento degli Us Open, men che meno due italiane in una finale Slam, come poi successe con la presenza di Flavia Pennetta. Il successo fu pienamente legittimato, però, dal tennis e dalla tenuta fisica e mentale di Robertina Vinci. Che, dopo tante difficoltà per emergere, trovò il suo giorno da leoni e, dopo un primo set negativo, perso per 6-2, tirò fuori gli artigli e attaccò, spinse da fondocampo col suo dritto, irretì ne innervosì l’americana col suo rovescio in back-saponetta, si buttò all’attacco a più non posso, colpendo con la rapidità e l’efficienza di un commando dei Seal Men: 18 punti su 25 tentativi.