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Dopo il grande avvio di stagione il russo diventa una vera e propria mina vagante in vista degli Australian Open. Analizziamo il suo gioco attraverso i numeri: punti forti, punti deboli e margini di miglioramento… senza tralasciare l’aspetto mentale
di Gabriele Ferrara | 18 gennaio 2020
Rublev è incredibile per velocità di esecuzione (riesce a tirare quattro accelerazioni una più impressionante dell’altra in cinque secondi), e fluidità, motivo per cui più di una volta riesce a tenere testa anche ai migliori colpitori del mondo.
Nonostante queste indubbie qualità, il russo può andare in difficoltà contro giocatori bravi ad alzare le traiettorie (da ricordare la lezione tattica impartitagli da Nadal nei quarti di finale degli Us Open 2017), così come contro chi è in grado di assorbire la velocità dei suoi colpi e di giocare alla sua stessa intensità fino a indurlo a commettere errori gratuiti.
In tal senso, si pensi alla sfida di quarti di finale di Cincinnati contro Medvedev con l’attuale numero 4 del mondo che ha sostenuto una velocità di crociera superiore a quella del connazionale con entrambi i fondamentali (120 a 117 km/h dalla parte del dritto, 112 a 106 km/h con il rovescio) ma è stato anche molto bravo a far sbagliare l’avversario.
Rublev in quell’occasione aveva commesso ben 26 errori gratuiti e 17 forzati, producendo sì 10 vincenti con il dritto, ma anche 14 errori.
Anche se Rublev nello scambio da fondocampo può mettere in difficoltà la maggior parte dei suoi rivali, non riesce mai a trovare soluzioni alternative al pressing estenuante con i propri fondamentali. Ciò emerge anche quando disputa incontri di altissimo livello, come avvenuto sempre in Ohio contro Federer, sconfitto 6-3 6-4 in un’ora di gioco, con Rublev bravissimo a insistere con il suo dritto verso il rovescio dello svizzero senza commettere numerosi errori (solamente sei gratuiti in tutto il match).
Andrey Rublev ha vinto il torneo di Adelaide 2020
Da destra serve sulla “T” il 46% delle volte vincendo il 77,7% dei punti, mentre prova la soluzione esterna in slice una volta su due (49,3%) conquistando il 68% dei “15”.
Sulla terra la prima soluzione viene tentata ancora più spesso (63%) a discapito di quella esterna (37%), fatto peraltro comprensibile alla luce del fatto che sul rosso lo slice produce meno effetti in quanto tende a “scivolare” di meno sul terreno. In ogni caso, il rendimento rimane di ottimo spessore, conquistando rispettivamente il 76,5% e il 70% dei punti giocati.
Da sinistra, invece, cerca la “T” nel 53% dei casi vincendo il 69,4% dei punti, mentre la soluzione esterna viene tentata il 37,8% delle volte con una resa decisamente superiore (78,3%), che sale fino al 91,7% quando deve salvare una palla break sul 30-40.
Con la seconda palla, da questa parte del campo, la medesima scelta paga molto di meno nonostante la provi più delle altre (51,7%), non superando il 43,6% di riuscita. La “T” viene ricercata solamente nel 10,3% dei casi (52,8% di punti vinti), mentre il servizio centrale gli porta solamente il 45,1% (lo ricerca il 38% delle volte).
In generale, Rublev deve migliorare molto con la seconda, con cui l’anno passato ha vinto il 51,2% dei punti (45esima posizione).
Con la risposta può essere travolgente grazie alla rapidità di esecuzione. Non a caso nel 2019 è stato 17° per efficienza in ribattuta (dati ATP), con un rendimento notevolissimo sulla seconda (54,6%, quinto posto assoluto). Grazie alla sua continuità di rendimento, l’anno scorso è stato 15° per game vinti in risposta con un ottimo 25,4%.
In particolare, con il dritto può fare particolarmente male, come dimostra il fatto che quando deve rispondere a una prima di servizio esterna da destra vinca addirittura il 62,4% dei punti (sul duro arriva al 64,1%), trovando grande profondità nella maggior parte dei casi (supera la metà campo l’83,5% delle volte).
Dalla stessa parte, nelle altre due situazioni prevale nel 54,5% e 52,3% degli scambi, facendo un po’ più di fatica a oltrepassare il rettangolo del servizio.
In particolare, dal centro risponde corto quasi una volta su tre (31,8%). Da questa parte soffre anche sulla seconda (51,9% di punti vinti), mentre quando l’avversario cerca la “T” vince il 58.9% dei punti, scendendo al 54,5% quando va esterno.
Per comprendere i motivi della sua ascesa è ancora più importante sottolineare l’aspetto psicologico. Ha ricordato diverse volte che la svolta è arrivata grazie a un cambio di passo dal punto di vista mentale.
A causa di una frattura da stress alla parte inferiore della schiena, infatti, nel 2018 Rublev è rimasto lontano dalle competizioni per tre mesi. Come ha raccontato al blog “Behind the Racquet”, è stato un periodo complicatissimo.
Una volta tornato in campo, Andrey ha avuto difficoltà a ingranare almeno fino a luglio, quando è arrivato in finale ad Amburgo. Come ha raccontato al sito del torneo di Adelaide, la chiave è stata smettere di crearsi alibi e iniziare a concentrarsi totalmente su se stesso, con la consapevolezza che per essere al livello dei migliori il primo aspetto su cui migliorare è proprio quello mentale.
L’inversione di tendenza è stata certificata anche dai numeri, dal momento che ha chiuso il 2019 al 15° posto per rendimento sotto pressione, vincendo il 75% dei match terminati al set decisivo (solo Dzumhur, Nadal e Thiem hanno avuto un rendimento migliore).
Riacquistare tranquillità è decisivo per un giocatore molto istintivo ed eccezionale per rapidità di esecuzione e velocità di braccio.