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Nel dopo partita Roger Federer è parso deluso ma sereno: “Non ho rimpianti, ho fatto il massimo per quel che il mio corpo poteva dare”. Djokovic parla degli sfidanti e rivela una scaramanzia: “Mi arrampicherò ancora su un albero del giardino botanico cui sono affezionato”
di Marco Mazzoni | 30 gennaio 2020
Il cielo sopra Melbourne oggi era terso, esplodendo al tramonto i suoi colori splendidi sulla sky line della città. Al contrario nell'aria della Rod Laver Arena aleggiava fosco il timore che il super classico tra Roger Federer e Novak Djokovic potesse risolversi in un match scontato (o potesse addirittura saltare) per l'infortunio all'inguine rimediato martedì scorso dello svizzero. Dopo un avvio inatteso e straripante di Federer, il timore è diventato una certezza. Troppo evidenti i problemi di mobilità del 20 volte campione Slam, che subisce la rimonta e perde il primo set. A niente serve il medical time out per valutare la situazione, Roger conclude con grande dignità e lampi di classe una partita che non poteva vincere. Il successo regala a Djokovic la 26esima finale Slam, ottava a Melbourne - dove finora non hai mai perso all'atto decisivo - a caccia dello Slam n.17.
Applausi al serbo, anche per l'onestà e fair play dimostrato a caldo a fine partita: “Ho grande rispetto per come Federer stasera sia sceso in campo anche se era evidentemente infortunato, non riusciva a muoversi al 100% delle sue possibilità, ma ci ha provato sino alla fine, merita un applauso da parte di tutti”.
Eppure la partita non era affatto iniziata bene per il campione in carica, stranamente sotto tono: “Ero sotto 4-1 con alcune palle per crollare 5-1, lui ha cominciato davvero molto bene, mi ha sorpreso, mentre io al contrario ero piuttosto nervoso. Sapevo delle sue condizioni fisiche, e finivo per riporre tutta la mia attenzione ai suoi movimenti invece che al mio gioco. Non ero focalizzato, non colpivo bene la palla, ero teso. Con le spalle al muro, ho provato a lasciar fluire il mio tennis non pensando a lui. Troppa strategia a volte non funziona, non ero sciolto. Per fortuna il servizio mi ha aiutato nei momenti chiave, è stato il colpo decisivo per il mio successo. Superata la difficoltà nel primo set, negli altri due sono riuscito a giocare il mio tennis e tutto è andato bene”.
Nella press conference successiva Djokovic ha parlato della seconda semifinale, Alexander Zverev vs. Dominc Thiem, che decreterà lo sfidante per il titolo. “Thiem ha vinto l'ultimo nostro incontro, molto tirato a Londra. Ho guardato la sua partita di ieri contro Rafa, ha giocato un tennis pazzesco, è uno dei migliori del mondo e merita di stare dove è. Ha migliorato notevolmente il suo gioco sui campi in cemento, anche se credo che la terra battuta resti la superficie a lui congeniale. Il successo dell'anno scorso a Indian Wells, battendo Federer in finale, gli ha dato quella fiducia sul veloce che prima gli mancava. È un avversario molto pericoloso. Zverev? Non aveva iniziato bene l'anno, ho guardato i suoi match all'ATP Cup e mi sono allenato con lui a Brisbane, era evidente che gli mancasse fiducia nel suo tennis. È impressionante come sia cresciuto nel torneo e abbia ricostruito il suo gioco alzando il livello”.
L'ex campione croato Goran Ivanisevic è parte del suo team, ricoprendo un ruolo importante: “È un ragazzo in gamba, parliamo la stessa lingua e veniamo da una cultura simile, ci capiamo molto ed è stato uno dei miei idoli d'infanzia. Ha uno stile di coaching molto diverso da quello di Marian Vajda, ma insieme collaborano benissimo e si completano a vicenda. La filosofia di Goran è “meno è meglio”, gli piace semplificare le questioni dando pochi consigli molto mirati, in modo che i concetti siano chiari. Devo dire che la cosa mi piace e funziona”.
Per tutti Djokovic sarà il favorito della finale di domenica, grazie alla sua enorme esperienza rispetto ai suoi sfidanti, ma per il serbo anche presentarsi da nuovi in un palcoscenico importante ha i suoi vantaggi: “Ovviamente la mia esperienza è un vantaggio, ho già giocato ben sette finali qua a Melbourne. Dall'altro lato però disputare per la prima volta la finale degli Australian Open ti consente di scendere in campo senza niente da perdere e quindi con meno pressione rispetto a chi è considerato favorito. Adesso avrò due giorni per riposare e preparare al meglio la partita”. Djokovic ha rivelato anche una piccola scaramanzia che ripete ogni anno a Melbourne, convinto che gli portargli fortuna: arrampicarsi sullo stesso albero di fico nel giardino botanico della città: “Sì, l'ho fatto diverse volte... Non ho ancora scattato una foto da condividere. Vedo “il mio buon amico” da molti anni, ogni volta che torno in Australia. Quel fico è il mio posto preferito di Melbourne, ci andrò sicuramente nei prossimi due giorni”.
Roger Federer saluta il torneo con l'ovvia delusione per la sconfitta ma anche la serenità di aver dato il proprio meglio, vista la situazione delicata che ha attraversato negli ultimi giorni.
“Ho sempre pensato che sarei riuscito a giocare e terminare la partita. Martedì sera ho effettuato un immediato controllo diagnostico, e tutto è andato bene. Quindi non mi sono allenato, solo riposo tutto il giorno. Oggi mi sono riposato il più possibile quindi un leggero riscaldamento per provare l'inguine, e non ho avvertito dolore, potevo giocare. Ovviamente oggi non avevo niente da perdere viste le condizioni. Ho cercato di imprimere molti tagli alla palla per minimizzare la lunghezza degli scambi e portarlo a giocare nelle condizioni a lui meno comode, mixando i colpi il più possibile. Ho risposto molto bene ad inizio partita, tutto sembrava funzionare. Purtroppo non mi ha aiutato il servizio, dovevo trovare il modo di farlo girare, ma non ci sono riuscito. Gli ho offerto troppe seconde di servizio, e lì la partita è svoltata”.
Proprio del “nuovo” servizio di Djokovic, molto rafforzato nella seconda palla, si è parlato molto nel torneo. Secondo Roger, anche la sua prima di servizio è un colpo eccellente: “Durante la sua carriera il suo servizio ha sofferto di alti e bassi, ha avuto un periodo in cui commetteva troppi doppi falli, altri in cui era in difficoltà per problemi al gomito. Adesso è un colpo che gioca con grande qualità e continuità, complimenti a lui per averlo portato a questo livello, è fondamentale per i suoi successi”.
Curioso che Federer sia sceso in campo pensando di aver il 3% di possibilità di vittoria: “Non ho rimpianti per la partita di oggi, ho fatto il massimo per le mie condizioni nell'intero torneo, soprattutto nelle vittorie contro Millman e Sandgren. Oggi è stato orribile scendere in campo, con un pubblico così fantastico, pensando di aver solo il 3% di chance di successo. Potevo giocare, sono sceso in campo perché non si sa mai... Se fossi stato assolutamente certo di non aver alcuna possibilità di vincere la partita, non avrei giocato affatto”.
Gli australiani si chiedono se lo rivedranno l'anno prossimo, Roger tiene la porta aperta: “Non ho idea di quel che mi riserverà il futuro, vista la mia età. Ho fiducia, sono contento di quello che sto facendo, mi sto allenando bene e non ho al momento alcuna intenzione di programmare il ritiro. Molto dipende da come l'annata andrà avanti, e dalla mia famiglia. Spero di tornare a Melbourne l'anno prossimo”.