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La sua velocità di braccio, l’elasticità e la potenza dei suoi arti inferiori, uniti alla sua esuberanza in campo, lo rendono un tennista unico nel panorama mondiale. Eppure Gael Monfils ha vinto meno di quel che ci si poteva aspettare e ancora gli manca l’exploit. Perché?
di Gabriele Ferrara | 10 febbraio 2020
Gael ha sempre considerato il tennis uno sport, non una professione, un’occasione per intrattenere le persone e per fondere la sua esaltazione con quella del pubblico, senza che questo inficiasse il suo grado di impegno e preparazione fuori dal campo.
Il suo approccio “freestyle” al tennis non gli ha mai consentito di fare tutto il necessario per affrontare tutte le partite con la stessa concentrazione, dimostrando una continuità e un’attenzione ai particolari inferiore alla maggior parte dei professionisti di alto livello.
Allo stesso modo, la sua tendenza a voler ricercare la giocata spettacolare e rischiosa dal punto di vista atletico ha contribuito ai diversi infortuni patiti nel corso della sua carriera.
Se da un lato il suo modo di stare in campo gli conferisce imprevedibilità e fa sì che gli avversari non si sentano mai in controllo della situazione – si pensi ai tanti match equilibrati con Federer – spesso i suoi limiti in termini di continuità e di lettura del gioco gli sono costati moltissimo contro i giocatori più forti, bravissimi a guadagnare terreno e a decidere come impostare i punti importanti (non a caso nel 2019 ha vinto solamente il 48,3% dei tie-break disputati).
Ciò nonostante, i colpi di cui dispone sono da fenomeno assoluto. Si pensi al servizio, con il quale ha uno swing molto elastico che gli consente di trovare grande potenza e ottimi angoli.
Eppure, nel 2019 è stato 31° per efficienza al servizio, 44° per punti vinti con la prima (71,6%), 54° per rendimento con la seconda (50,5%) e 30° per game vinti alla battuta (81,8%).
Uno dei motivi per cui la resa con la seconda palla non è eccelsa è perché tende a rischiarla in maniera talvolta scriteriata, peraltro in maniera perfettamente coerente con il resto del suo gioco.
Non a caso nel 2019 ha servito in media quattro doppi falli a partita (solo nove giocatori hanno fatto peggio), mantenendo questo trend anche in occasione degli ultimi Australian Open, commettendone 17 in 4 incontri disputati.
Questo problema si accentua quando le partite sono tese ed equilibrate, come emerso nei quarti di finale degli Us Open contro Berrettini, quando arrivò addirittura a quota 17. Inoltre, considerata la sua tendenza a perdere molti metri di campo, con la seconda questo problema tende ad aggravarsi, dando un vantaggio competitivo ai suoi avversari anche quando è in controllo della partita.
Si pensi al quarto di finale e alle semifinale di Montpellier, in cui ha sempre vinto in due set senza grossi problemi, conquistando però in tutto il 43% dei punti con la seconda.
Dal punto di vista della distribuzione, invece, è interessante notare la differenza di rendimento con la prima di servizio quando gioca da sinistra, dove si decidono molti punti importanti. Nel 2019, quando ha provato la soluzione esterna (43,1% delle volte) ha portato a casa il 77,6% dei punti, mentre se cerca la “T” (51,5%) non è andato oltre il 66,7%, che scende al 53% quando ha fronteggiata una palla break.
La sua difficoltà nel giocare vicino al campo emerge soprattutto sulla seconda di servizio degli avversari: spesso non prende l’iniziativa e si limita a cercare una risposta carica di top-spin.
Non è un caso se contro Nadal e Djokovic ha vinto complessivamente 3 match su 33 disputati. Per competere con i migliori avrebbe bisogno di guadagnare molti più punti con il terzo colpo dello scambio, quello con cui si fa spesso la differenza.
In tal senso, è interessante segnalare che, in occasione del match di ottavi di finale degli Australian Open contro Thiem, il francese ha sofferto molto non solo negli scambi superiori ai cinque colpi (42-29 per l’austriaco), ma anche in quelli terminati tra il terzo e il quarto colpo. In questi frangenti Dominic ha vinto 34 punti su 47.
In particolare, dei 22 punti vinti da Thiem quando lo scambio è terminato al terzo tiro, ben 13 sono arrivati da un gratuito di Monfils. In quella stessa partita è stato interessante anche il dato sugli errori forzati, che fa ben intuire chi abbia tenuto il comando delle operazioni. In questo caso, Gael ne ha commessi 38, mentre Thiem è arrivato a 29.
Andando ancora di più nel dettaglio, si nota che, quando il palleggio ha superato i 4 colpi, il numero 4 del mondo ha commesso solamente 7 errori forzati (12 quelli di Thiem), producendo ben 18 vincenti, mentre Monfils ne ha messi a referto 11.