Chiudi
L'ex tennista argentino ammette di aver dato una versione falsa dei fatti per difendersi dall'accusa e conseguente condanna per doping dopo la finale del Roland Garros 2005 persa contro Rafael Nadal
di Vincenzo Martucci | 05 agosto 2020
“Ho mentito”. A distanza di quindici anni, l’ex pro argentino Mariano Puerta ammette di aver inventato una scusa per giustificare la condanna per doping dopo la finale del Roland Garros 2005 persa contro Rafael Nadal. “La spiegazione che usai come strategia difensiva era una menzogna. Ma non ne ho ricavato vantaggi e non voglio essere più visto come un bugiardo”, spiega a 41 anni, risultando meno convincente di allora al giornale più popolare del suo paese, La Nacion.
Dopo quella famosa e clamorosa finale, derby tra mancini, Puerta, specialista della terra rossa, superficie sulla quale ha firmato tre tornei, a cominciare da Palermo 1998, fu trovato positivo ad uno stimolante, la etilefrine. Non era nuovo all’uso di aiutini illegali per sostenere quella sua potenza muscolare: nel 2003 era già stato condannato a nove mesi di stop per aver usato un altro stimolante, il clenbuterolo, per cui, recidivo, fu condannato a otto anni di sospensione. Da cui la strategia difensiva che si basò sull’aver ingerito accidentalmente l’etilefrine bevendo da un bicchiere nel quale la moglie aveva assunto dei medicinali contro i dolori mestruali. La tesi fu ritenuta valida dal CAS, la Corte arbitrale dello Sport, e gli guadagnò una sensibile riduzione della condanna, a due anni. Anche se il giocatore, che all’epoca era arrivato al numero 9 del mondo, non riuscì più a tornare a quei livelli dopo il rientro alle gare del 2007. E due anni dopo si ritirò.
Oggi, Puerta racconta alla Nacion che in realtà la sostanza vietata dall’antidoping era contenuta in un integratore, ufficialmente di “caffeina e ginseng”, che aveva acquistato da un amico dell’amico e personal trainer Dario Lecman, ma che in realtà sarebbe stata contaminata da tracce di etilefrine. “Non potevamo fare più niente perché le pillole le avevo comprate, così, d’accordo coi miei legali, inscenammo quella storia di mia moglie incinta”. Secondo la ITF, peraltro, “la sostanza vietata rinvenuta nel suo corpo era irrilevante per garantire un miglioramento delle prestazioni”.
Peccato che Lecman, interrogato sulla vicenda, dica: “Non ho niente a vedere con questa storia, non gli ho dato niente, è una bugia”. E anche il suo ex coach, Andres Schneiter, metta in dubbio quest’ultima versione di Puerta: “All’epoca gli domandai che cosa fosse successo e lui mi rispose che non lo sapeva. Pensai che mentisse. Rimango convinto del fatto che avesse preso qualcosa senza conoscerne il contenuto esatto e fosse colpevole di negligenza”.