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Campioni internazionali

Jennifer Brady, la signorina nessuno va in Paradiso

Non è un personaggio, non ha il colpo del ko, non ha un passato travagliato o comunque da raccontare, non ha un’età da teenager ma nemmeno da super-veterana. Però dalla scorsa stagione qualcosa è cambiato ed ora a Lexington è arrivato finalmente il primo trofeo Wta

di | 17 agosto 2020

Jennifer Brady al WTA Lexington 2020

Jennifer con il suo primo trofeo WTA vinto in carriera a Lexington

Vinci il primo titolo in carriera senza cedere un set e i più delusi sono i tuoi connazionali, yankees. Succede, ma Jennifer Brady è troppo intelligente per non capire: al di là della bandiera a stelle e strisce non ha le qualità che avevano le favorite all’inizio della corsa al torneo di Lexington, la mitica Serena Williams, la sua erede, Coco Gauff, la ex grande promessa Cici Bellis, l’eterna delusione Sloane Stephens.

Non è colorita, non è personaggio, non ha il colpo del ko, non ha un nome, non ha un passato travagliato o comunque che valga  davvero la pena di raccontare, non ha un’età da teenager e nemmeno da super-veterana. La semplice ragazzotta di Harrisburg, Pennsylvania, alta quasi 1.80, col classico rovescio a due mani e la moderna modalità di pedalata e tiri incessanti da fondocampo, ha preso la racchetta in mano a 7 anni, a 9, favorita dal trasferimento per lavoro di papà in Florida, ha frequentato la Chris Evert Academy di Boca Raton, ha frequentato per due anni l’università della California, vincendo il titolo NCAA 2014, subito dopo ha deciso di passare pro e di allenarsi al centro federale USTA di Lake Nouna, di Orlando.

Ha fatto tutta la trafila, migliorandosi anno dopo anno, firmando quattro tornei ITF, facendo capolino nei WTA, volando dalle qualificazioni agli ottavi all’esordio Slam agli Australian Open e poi bissando l’impresa agli Us Open 2017, ma tornando subito dopo nel quasi anonimato di over 100 del mondo in due anni di apprendistato sul tour. Finché non è scattata la molla, con le  semifinali a Nottingham e il terzo turno a Dubai, Indian Wells e Pechino 2019.

La grinta di Jennifer Brady

Paradossalmente, la pandemia per il Covid-19 ha aiutato Jennifer, chiamandola ad una autonomia responsabile: “Non ho avuto il mio allenatore (Michael Geserer) e il preparatore atletico durante il blocco perché vivono entrambe in Germania. Abbiamo avuto una grande comunicazione negli ultimi quattro, cinque mesi, mi mandavano un piano ogni giorno. Sono andata avanti senza soste, lavorando e allenandomi davvero duro, alcuni giorni sono stati durissimi. Ma ho tenuto, motivandomi proprio pensando all’aiuto che ne avrei tratto nel lungo periodo e cullandomi col sogno di vincere il primo titolo Wta".

"Avevo preso io la decisione di allenarmi in Germania, mia era la responsabilità di far fruttare il lavoro invernale che avevo fatto lì, e di guadagnare altra fiducia. Che è la base di tutto. Il simbolo della fiducia è il servizio sul quale ho lavorato tanto per aver qualche punticino in più e governare subito lo scambio”.

Il rovescio di Jennifer Brady

Dopo un torneo volando su una nuvola, per la prima volta intoccabile, concedendo appena tre break, collezionando gli scalpi tutti più nobili del suo, da Watson a Linette, da Bouzkova a Gauff, correva il rischio di una finale piena di tensione soprattutto contro un’avversaria che di titoli ne aveva già conquistati due, come la svizzera Jill Teichman. Ma, pur non servendo benissimo, Jennifer è davvero diventata un’altra Jennifer.

“Prima di andare in campo, sapevo che dovevo assolutamente credere che avrei potuto vincere, altrimenti giocare la partita non avrebbe nemmeno avuto senso - racconta -. Ci ho messo un po’ a carburare alla battuta, ho avuto percentuali più basse del resto della settimana, colpa dei nervi, ma tenere il game del 4-3 mi ha davvero aiutato per il resto della partita. Poi, sul 5-4, quando ho servito per il match mi sono sforzata di non pensare, mi sono concentrata solo su quello che volevo fare, cercavo di non strafare, di non forzare, di vivere punto dietro punto, perché ogni colpo era un’opportunità per avvicinarmi al titolo.  È proprio bello vincere il mio primo titolo, c’è solo un vincitore ogni settimana, quindi andare via con il trofeo per la prima volta, a casa in America, mi fa davvero felice. Ho sempre voluto vincere un titolo WTA, e tutto ciò che ho immaginato è diventato realtà. Il limite è il cielo, quindi andiamo ancora avanti”.

Brady che festeggia giuliva ma non scalda i cuoi sarà persino testa di serie agli Us Open, ma a nessuno viene in mente il paragone con quell’altra Jennifer, Capriati, che nel cielo del tennis c’è salita per davvero.

 

Jennifer Brady

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