![](/Areas/SuperTennis/Images/layout/3-2.png)
Chiudi
Naomi Osaka ha indotto gli organizzatori del Western & Southern Open a fermare il torneo per un giorno. E' una presa di posizione collettiva del tennis contro il razzismo. E' il risultato di un percorso iniziato dopo l'uccisione di George Floyd da parte della polizia a Minneapolis. Dall'automobilismo al basket, fino al calcio tanti atleti hanno preso le parti del movimento Black Lives Matter aprendo gli occhi ai tifosi e alle organizzazioni sportive. Un cambio di passo rivoluzionario
di Alessandro Mastroluca | 27 agosto 2020
Frances Tiafoe in campo con la mascherina di Black Lives Matter. La scritta con il nome del movimento compare anche sulle sue scarpe
Lewis Hamilton ha convinto il suo team, la Mercedes che da sei anni domina la Formula 1, a ridipingere il telaio delle monoposto, da grigio a nero.
Hamilton, che a giugno ha partecipato a Londra a una manifestazione del movimento Black Lives matter, è diventato uno degli sportivi più "militanti" contro il razzismo.
Da quest'anno, prima delle gare, i piloti di Formula 1 si inginocchiano (anche se non tutti) nel gesto diventato globale di protesta contro il razzismo dopo l'uccisione di George Floyd. Ha anche inaugurato un fondo, che la Formula 1 ha appoggiato con un milione di dollari, per aumentare l'inclusività nel mondo delle corse.
Dopo la morte di George Floyd, le manifestazioni prima individuali poi sempre più estese hanno indotto cambiamenti piccoli ma significativi. Josh McKennie, centrocampista nero dello Schalke 04, che l'anno prossimo giocherà nella Juventus, è stato tra i primi nel campionato tedesco a manifestare per Black Lives Matter a giugno.
La Bundesliga tedesca, come la Serie A italiana, hanno lasciato libertà ai singoli calciatori e alle squadre di manifestare contro il razzismo, senza alcuna sanzione.
Anche la USTA, prima del boicottaggio di Naomi Osaka e della decisione di fermare il Western & Southern Open per un giorno, aveva ufficialmente comunicato un'eccezione al codice di condotta per lo US Open. Saranno permesse maglie con la scritta Black Lives Matter o altre forme di espressione per la sensibilizzazione sul tema della giustizia sociale. "Crediamo che se il tennis vuole crescere, il nostro sport deve diventare più inclusivo e supportare le persone di colore - si legge nella nota della federtennis USA -. In un momento senza precedenti come questo, gli atleti dovrebbero poter esprimere le loro convinzioni in campo".
Osaka ha scelto di farlo in maniera forte decidendo di non entrare in campo, e di fatto riaprendo l'antica questione dell'utilità del boicottaggio nello sport, degli effetti che un atleta può produrre attraverso la sua assenza decisa per scelta, per manifestare un dissenso di carattere ideologico o politico.
"Potete dirmi se salveremo la vita anche di un solo soldato in guerra se non andiamo alle Olimpiadi?" chiese Anita de Frantz, studentessa e atleta della nazionale di canottaggio USA al presidente Carter che annunciava il boicottaggio ai Giochi di Mosca. "No, non possiamo" fu la risposta.
La domanda di De Frantz, che lavorerà a lungo per il CIO, resta senza risposta. Gli effetti, di qualunque natura e direzione, delle ultime manifestazioni nel tennis, nell'NBA, nello sport preso nel complesso, li vedremo più avanti. Di sicuro, gli atleti hanno fatto aprire gli occhi alle organizzazioni che governano lo sport. E lo sport, su questioni di giustizia sociale, parla con una voce più forte. Già questo, è un passo e nemmeno troppo piccolo nella giusta direzione.