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Scomparso a 90 anni Tony Trabert. Vinse cinque Slam in singolare. Nel 1955 completò una delle stagioni migliori nella storia del tennis maschile: vinse 106 partite e 18 titoli
di Alessandro Mastroluca | 04 febbraio 2021
“Il tennis è come gli altri sport. Devi imparare i fondamentali, lavorare duro e accettare di fare sacrifici. Io ne ho fatti tanti per diventare un campione”. Così parlò Tony Trabert, il campione gentiluomo scomparso a novant'anni. Entrato nella Hall of Fame nel 2014, che ha regalato agli Stati Uniti la miglior singola stagione prima del 1984 del McEnroe in versione Genius.
Marion Anthony Trabert, questo il nome completo, ha scelto il tennis un po' per caso. Il papà, che lavora alla General Electric, è un appassionato di sport e vicino alla casa di famiglia a Bond Hill c'è uno dei classici playground su cui si è scritta la storia del basket e del tennis made in Usa. Saranno queste anche le due grandi direttrici del giovane Tony. Occhi azzurri e l'autorevolezza di chi ha conosciuto trionfi e responsabilità, ha capito subito che non si può piacere a tutti e ha accettato il fatto come una vittoria.
A 10 anni, gioca il suo primo torneo ma vince appena un game. Il padre però gli organizza delle lezioni con Howard Zaeh, allora pro al Cincinnati Tennis Club. Earl Bossong, professionista anche lui, gli regala la sua prima racchetta per il compleanno. I due mettono le basi del tennis che lo porterà a vincere tutte le sei finali Slam giocate: servizio solido, ottime volée e insieme due fondamentali da fondo tutt'altro che disprezzabili. “Mi hanno insegnato come andrebbe giocato il tennis” ha raccontato.
La lezione più importante gli arriva dal padre. “Non ha mai smesso di ricordarmi quanto fossero importanti la cortesia e le buone maniere” ha raccontato. “Una delle prime cose che mi ha detto è stata: arriva sempre puntuale ai tornei. E poi stringi sempre la mano all'arbitro, ringrazialo per il lavoro che fa, perché il giudice di sedia, i giudici di linea, i ballboys sono una parte importante nell'organizzazione del torneo”.
Al college gioca anche a basket, è un buon tiratore convinto che la pallacanestro sia anche un buon modo per sviluppare una maggiore resistenza, per rinforzare le gambe e guadagnare reattività nei cambi di direzione. Ma si trova a un bivio. “Se pratichi tutti gli sport” gli dice il padre, “non sarai mai davvero bravo in uno”. Tony sceglie il tennis, accetta di lavorare sul suo sogno in uno sport che abitua alla sconfitta e impara l'umiltà nella vittoria.
Perde due anni per il servizio militare sulla portaerei Coral Sea. Ma nel 1953 vince per la prima volta a Forest Hills gli US Championships. “Eppure allora ero più concentrato su come perfezionare il mio gioco” ha detto. Perderà 7-5 al quinto un match epico nel Challenge Round di Davis contro Lew Hoad in un piovoso pomeriggio a Melbourne. La Davis la vincerà comunque da giocatore, nel 1954, prima di diventare uno dei migliori capitani Usa di sempre, con un record di 14-3.
Ma nel 1955 riscriverà la storia. Vince tre Slam su quattro (Roland Garros, Wimbledon e US Championships), unico americano a riuscirci in un solo anno insieme a Jimmy Connors nel 1974. Si ferma in semifinale in Australia contro Rosewall, ma conquisterà 18 tornei e vincerà 106 partite su 113. Poi diventa professionista, ha già una moglie e due figli da mantenere. “Quando ho vinto Wimbledon quell'anno, mi hanno dato un buono da 27 dollari da spendere al Lilly White’s Sporting Goods di Londra. Con Kramer, ho guadagnato 125 mila dollari per giocare 101 partite in cinque continenti per 14 mesi”.