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Un’internista sul sito web indiano rivela alcuni lati inediti di Graf ed Agassi: lei stupita di Serena, lui primo tifoso di Federer
di Vincenzo Martucci | 08 dicembre 2020
Come vive il post-tennis una superstar come Andre Agassi e cosa vede quando si guarda indietro? ”Lottiamo tutti. Il nostro potrebbe sembrare un bellissimo letto di rose perché tieni in mano un trofeo, ma dolore e sofferenza di questi sforzi creano le stesse ansie in tutti noi”. E sua moglie Steffi Graf? “Nel tennis, ogni giorno si torna in campo e ci si sforza di raggiungere i limiti, è difficile trovare l’equilibrio emotivo. Potresti averlo fisicamente ma, emotivamente, è difficile, giorno dopo giorno, chiedere il meglio a te stesso”.
Avete capito? Come per noi umani, anche per i semi-sei dello sport il bicchiere è mezzo pieno o è mezzo vuoto. Da fuori, il mondo del tennis è sicuramente allettante, con tutti quei soldi, le luci della ribalta, l’adrenalina dei grandi match contro i grandi avversari davanti al grande pubblico, la fama. Da dentro, nessun ex campione delle racchette sogna per il figlio un futuro come il proprio, né lo forza: l’ultima confessione al riguardo è di Roger Federer che pure di figli ne ha avuto quattro. Infatti, finora di star figli di star ancora non ce ne sono veramente, gli unici casi vicini ma non così eclatanti sono quelli dei Korda e dei Borg, e sono ancora tutti da definire.
Steffi Graf ed Andre Agassi, la coppia più impensabile di ex numeri 1 che, dopo essere entrati nella storia del loro sport con 30 Slam individuali complessivi, hanno messo su famiglia, si sono confessati su una ribalta insolita, il sito web, Hindustantimes.com, in occasione dell’Hindustan Times Leadership Summit.
“Quando siamo diventati una coppia, ci conoscevamo già da tempo, abbiamo personalità un po’ diverse ma trovo che in fondo ci assomigliamo molto, abbiamo le stesse priorità”, racconta Andre. “La disciplina che Stefanie ha dimostrato in tutta la carriera non mi apparteneva, ma lei mi ha reso molto più riflessivo nei comportamenti“.
La “Signorina Dritto”, pioniera del tennis atletico, e il punk di Las Vegas, profeta del “corri e tira”, dalla proverbiale risposta, hanno trovato un punto d’unione nel comune destino di un padre-padrone che li ha fortemente influenzati (eufemismo), facendosi anche odiare, ma garantendo loro e almeno ad un paio di generazioni future una dorata esistenza post-gare.
Non solo, tutti e due talenti precocissimi, sono saliti prestissimo sulla ribalta e a scapito della loro giovinezza. A soli due anni, Agassi è stato buttato in campo da papà Mike, a 16 giocava il primo torneo pro e tutta la sua esistenza ha ruotato intorno al tennis, senz’altra opzione.
“Ho avvertito molto forte questa mancanza di scelta, sono stato costretto a giocare a tennis da subito, non ho avuto possibilità di andare a scuola, e mi sono disconnesso dalla vita normale”, ha raccontato nella sua fortunata autobiografia “Open”. Qualcosa di molto simile è successo anche a Steffi con papà Peter. “Ho cominciato a giocare a 4 anni e ho dato tutto: lo sport d’alto livello controlla completamente la tua vita d ti spreme fino in fondo. Anche se ho amato tutto quello che ho realizzato con la racchetta in mano”.
Per tutto ciò, una volta ricchi, famosi ed appagati, una volta genitori di due ragazzi, Steffi Graf ed Andre Agassi si sono impegnati a favore dei giovanissimi disagiati nella Andre Agassi Charitable Foundation.
“Sono passata da una sfida all’altra, ma devo dire che quell’esperienza mi ha aiutata più tardi: è tutto insolito per noi atleti professionisti, perché le persone normalmente iniziano la loro carriera lavorativa quando hanno 28-30 anni, mentre noi l’abbiamo già finita. A quel punto avevo dato tutto al tennis ed ero pronta per una vita dopo il circuito. Non ho rimpianti, ora sono qui, seduta accanto ad Andre, abbiamo due bei figli, siamo una bella famiglia”, racconta la campionessa di 22 Majors, l’unica che ha chiuso il Golden Slam nel 1988 firmando non solo i quattro maggiori tornei ma anche l’Olimpiade nello stesso anno.
Uno sport professionistico ha pro e contro: “Se non fai un buon risultato in un torneo, hai sempre la settimana successiva per rifarti. Ma, nello stesso tempo, non hai tanto tempo per goderti una vittoria è breve, questo mi ha insegnato ad avere la prospettiva degli alti e bassi, saper vivere tutto ciò giorno dopo giorno, non guardare troppo velocemente al futuro o al passato. Devi imparare da quello che ti è successo e hai vissuto, ma non devi continuare a viverlo con il pensiero. E devi saper convivere con le tante aspettative che hai quando ti avvicini al top, aspettative che vengono dall’esterno ma anche da te, dal perfezionista che ha in se ognuno di noi”, racconta Steffi.
Sapendo che c’è differenza fra l’atleta, che è sotto gli occhi di tutti, e l’essere umano, che solo alcuni conoscono veramente. Parola di Graf: “Il tennis ci ha dato l’uno all’altra, ci ha regalato la nostra famiglia e questa vita; apprezzo tantissimo ciò che abbiamo. Quando giocavo, si notava che ero molto riservata, così, quando mi sono ritirata, la transizione verso la vita normale è stata facile”.
Con l’aiuto dei due figli, che sono stati uno straordinario collante anche durante il lock-down. Parola di Agassi: “Abbiamo trascorso molto tempo in famiglia, coi nostri ragazzi. Abbiamo cercato di essere sempre positivi anche se la situazione è stata difficile“.
E il tennis di oggi e il GOAT? Steffi non ha dubbi: “Io a 29-30 anni, ero pronta al ritiro, è straordinario quello che sta facendo Serena alla sua età: è fantastico quanto sia ancora così forte mentalmente e così determinata in campo. Mi fa piacere se qualcuno mi considera fra le migliori di sempre ma non ci perdo il sonno“.
Andre ha le idee chiarissime: “Mi ricordo bene quando ho affrontato per la prima volta Roger Federer, a Basilea nel 1988, dentro di me, quando colpivo la palla, ho pensato che stavo affrontando il futuro più grande giocatore di tutti i tempi. Non so come spiegarlo, ma sono sono cose che riesci a sentire, a percepire”.
E il sensazionale Rafa Nadal che ha agganciato Federer a 20 Slam-record? “Non ho mai giocato contro la migliore versione di Rafa e ne sono davvero grato: preferisco vederlo dal divano non dall’altra parte del campo”.
E Novak Djokovic che ha seguito come coach per una decina di mesi dal maggio 2017? “E’ in vantaggio nei testa a testa sia con Roger che con Rafa, ha raggiunto risultati che quei due fenomeni non hanno toccato, può giocare su qualsiasi superficie ed essere sempre il favorito, che è straordinario considerando la forza degli altri due. Quando l’ho seguito io, Novak aveva bisogno di una motivazione per lottare e alla quale pensare. Non doveva preoccuparsi del proprio gioco come facevo io, forse proprio la chiusura del nostro rapporto gli ha dato la spinta a dimostrare qualcosa ed a tornare alle proprie radici. Mentre gioca, Nole, a un certo punto, sembra in ebollizione, pronto ad esplodere per qualcosa che magari gli altri non vedono. Poi, all’improvviso, così come si è spento, ritrova la concentrazione…”.
Andre Agassi nel 1990, anno del suo primo successo a Key Biscayne