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Campioni internazionali

Baby Rune fa discutere, ma non è un “bad boy”

Il giovane fenomeno Holger Rune, classe 2003, è stato sanzionato dall’ATP per delle frasi omofobe pronunciate durante il Challenger di Biella. “Ho sbagliato ed è giusto che sia punito”, si è scusato lui, che a 18 anni deve individuare gli esempi giusti da seguire. Anche perché di certi atteggiamenti non ne ha bisogno: per farsi notare gli basta la racchetta

23 giugno 2021

A farsi notare non solo per i suoi (eccellenti) risultati sui campi da tennis Holger Rune ci è abituato da un po’. Qualche tempo fa definì “raggiungibili” i tredici titoli Slam di Rafael Nadal al Roland Garros, mostrando una determinazione ai limiti della sfacciataggine, mentre più di recente il baby fenomeno danese classe 2003 è finito nell’occhio del ciclone per un episodio capitato durante la semifinale dell’ATP Challenger di Biella, dove all’indomani il giovane di Charlottenlund si sarebbe regalato il primo titolo nella categoria.

In una fase concitata della sfida contro l’argentino Etcheverry, Rune ha rivolto contro se stesso – in danese – le frasi “sei una fighetta” e “stai giocando come un fro**o”, con un chiarissimo tono dispregiativo. Parole che, specialmente nel suo paese, hanno fatto discutere parecchio per il loro stampo omofobo, spingendo l’ATP all’apertura di un procedimento. Al termine delle indagini, il sindacato gli ha comminato una multa di 1.500 euro (pari a circa il 25% del montepremi guadagnato in Piemonte) per aver infranto il codice di condotta, spiegando che “sui campi del circuito non c’è posto per certi atteggiamenti”.

L’ATP ha tenuto conto delle immediate scuse del giocatore e della sua fedina penale tennistica ancora immacolata, e Rune se l’è cavata piuttosto bene. “Mi auguro – ha detto il diretto interessato con un messaggio sui social – che chiunque si sia sentito offese dal mio comportamento possa accettare le mie scuse. Sono giovane e ho molto da imparare, ma questo non mi autorizza a dire stupidaggini del genere. Ho imparato la lezione, e penso sia giusto che le persone mi critichino”. Come detto, Rune non è nuovo a qualche uscita un tantino sopra le righe, che lascia intravedere un caratterino niente male. Ma è la prima volta che arriva a tanto.

A 18 anni certi errori si possono perdonare (sarebbe comunque meglio non commetterli, indipendentemente dall’età), ma è bene ricordare che nel tennis estremamente esposto di oggi nulla – o quasi – passa inosservato, le telecamere registrano tutto e il pubblico tende a ricordare. Quindi è doveroso che i più giovani arrivino nel tennis dei grandi preparati non solo dal punto di vista tecnico e fisico, ma anche da quello comportamentale.

Positivo, in questo senso, l’intervento immediato dell’ATP: non hanno usato il pugno duro, ma si sono fatti sentire e per il futuro di Rune è sicuramente un bene. Anche perché il talento danese – forgiato anche da Patrick Mouratoglou – ha davvero tutto per costruirsi una carriera di altissimo livello, ma deve imparare a individuare gli esempi giusti. Meglio la serietà di Roger Federer che le provocazioni di Nick Kyrgios, meglio la professionalità di Rafael Nadal che le pagliacciate di Benoit Paire, che Rune stesso ha sperimentato sul campo affrontando il francese quest’anno a Santiago del Cile.

Ne è stato ben contento, visto che le escandescenze di Paire gli hanno permesso di agguantare per la prima volta i quarti di finale nel circuito maggiore quando era ancora minorenne (ed era partito dalle qualificazioni), ma si è certamente reso conto che non è quello l’atteggiamento ideale per chi punta a diventare un gigante con la racchetta in mano.

Superate le polemiche e pagato pegno, ora Rune (che ancora è numero uno al mondo fra gli under 18, malgrado non giochi a livello juniores dal 2019) può tornare a concentrarsi sul tennis giocato. Nella prima metà di 2021 gli ha regalato enormi soddisfazioni: la classifica di inizio anno l’ha esattamente dimezzata, passando dal numero 474 al 236 di oggi, che gli vale anche il nono posto nella Race per le Next Gen ATP Finals di Milano, uno dei grandi obiettivi per il suo 2021. Dovesse riuscire a entrare negli otto, a Milano – dove nel 2019 ha vinto l’evento parallelo organizzato da Red Bull – sarebbe uno dei più attesi. Perché il suo tennis vale già molto più di quanto dica il ranking attuale, e si è visto a più riprese quando ha avuto modo di saggiare il circuito ATP in età da tornei giovanili.

Ora è il momento di maturare come giocatore e come persona, passando anche dal Challenger dell’Aspria Harbour Club dove è impegnato questa settimana, visto che alla chiusura dell’entry list delle qualificazioni di Wimbledon la sua classifica non gli permetteva ancora di meritarsi un posto. Ma ce l’avrà quasi certamente allo Us Open, dove mentre i suoi coetanei si daranno battaglia nel tabellone “boys” lui cercherà di farsi strada in mezzo ai grandi. E di farsi notare solo per il diritto esplosivo, la grinta e gli occhi che splendono di passione. Non per qualche frase evitabile che esce dalla sua bocca. Non ne ha bisogno lui e non ne ha bisogno il tennis in generale.

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