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Campioni internazionali

Haddad Maia, la maratoneta brasiliana cresciuta nel segno di Kuerten e...Djokovic

Conosciamo meglio la mancina di San Paolo, che al Roland Garros è diventata la seconda tennista del suo Paese a conquistare i quarti di finale di uno Slam nell'era Open

di | 05 giugno 2023

L'esultanza di Beatriz Haddad Maia (foto Getty Images)

L'esultanza di Beatriz Haddad Maia (foto Getty Images)

"Se Novak sente la pressione, chi sono io per non fare lo stesso". Sorride senza rinunciare all'umiltà Beatriz Haddad Maia, cita Djokovic e a lui si ispira senza però perdere di vista l'obiettivo. É appena diventata la seconda tennista brasiliana dell'era Open a centrare i quarti di finale in uno Slam, ma il suo carattere non cambia di una virgola e nell'intervista post partita la n.14 del mondo ne dà conferma. Merito anche della formazione tennistica e non solo di mamma Lais e nonna Arlette, che le hanno messo la racchetta in mano a cinque anni dopo essere state a loro volta protagoniste in patria.  

Il tennis potente e spumeggiante della mancina di San Paolo conquista tutti, i tifosi che la seguono da casa ma anche quelli parigini che partita dopo partita stanno imparando ad amarla sempre di più. La vittoria al Roland Garros contro la spagnola Sara Sorribes Tormo verrà difficilmente dimenticata. Un 67(3) 63 75 in tre ore e 51 minuti di pura battaglia, che sono già il match più lungo del 2023 WTA (deteneva anche il precedente record stagionale) e il decimo di sempre dell'era Open femminile. Un periodo, dal 1968 ad oggi, che ha visto sorgere due stelle più di altre nel tennis verdeoro: Gustavo Kuerten e Maria Bueno. C'è posto lassù per Beatriz? 

 

 

"In Brasile, se non sei Kuerten o Senna non sei abbastanza" ha dichiarato l'anno scorso la classe 1996, che di questi tempi completava la doppietta sull'erba tra Nottingham e Birmingham per provare le prime gioie WTA in carriera. Sorrisi ritrovati dopo un inizio di carriera fisicamente tormentato. All'età di 13 anni si è spostata da San Paolo a Florianopolis, alla corte di Larry Passos, l’ex coach proprio di 'Guga' Kuerten. Un viaggio di quasi mille chilometri per scoprire che l’accademia era riservata ai soli maschi. Rimasto colpito dalle sue qualità, Passos ha deciso di fare un'eccezione accogliendola nella sua accademia dove è rimasta per cinque anni, proprio quando i primi guai hanno iniziato a coprirla come un'ombra.

Il calvario di Haddad Maia tra chirurghi e riabilitazioni (e non solo) è iniziato all'età di 15 anni quando si è fatta male ad una spalla cadendo sul campo da tennis, infortunio dopo il quale ha scoperto di avere tre ernie del disco per cui si è dovuta operare altrettante volte. "Non contenta" Beatriz è scivolata banalmente in casa e si è rotta tre vertebre, tornando a giocare nel 2019 senza sapere che i suoi guai non erano affatto terminati.  

Un diritto di Beatriz Haddad Maia (foto Getty Images)

Dopo aver saltato due test antidoping la attuale n.14 del mondo è risultata positiva a degli anabolizzanti contenuti in integratori regolamente venduti in farmacia, ha convinto gli inquirenti sulla sua buona fede ma non è bastato per evitarle una squalifica di 10 mesi e una pesante multa di 100 mila dollari. Appena fatto in tempo a ricominciare la scalata dai tornei minori, la tennista di San Paolo è stata bloccata nel 2020 per la pandemia e soprattutto poco più tardi per una nuova operazione dopo la scoperta di un tumore benigno al tessuto cartilagineo del dito medio della mano sinistra, proprio quella con cui impugna la racchetta. 

Ma la perseveranza fa parte del DNA dei sudamericani, che siano sportivi o no, e dei carioca in particolare. Il 2022 ha ripagato tutte le sofferenze passate da Bia, tornata a prendersi ciò che aveva lasciato per strada con una stagione al termine della quale è stata votata "most improved player of the year" ai WTA awards. Prima brasiliana a ricevere un riconoscimento da quando i premi sono stati introdotti nel 1977, uno dei tanti record battuti per il suo Paese. 

Beatriz Haddad Maia in campo con il team brasiliano

"Il mio sogno non è solo quello di essere 1 nel mondo, non è solo vincere uno Slam, è anche quello di fare la differenza nella vita di qualcuno - aveva detto la neo-27enne con radici libanesi -. Conosco la mia responsabilità ed essendo brasiliana, e più in generale sudamericana, lavoro sempre il più possibile per cercare di fare la differenza e aiutare i bambini e i giocatori che vogliono essere un giorno i migliori giocatori di tennis".

Non avrebbe potuto trovare parole migliori per definire la sua personalità umile, filosofica e allo stesso tempo riservata come dimostrato più volte dalla sua scarsa propensione ai social network che a suo giudizio "spesso portano fuori dalla vita reale".  

 

Haddad Maia lavora sodo e cammina un passo alla volta. É già entrata nella storia del tennis verdeoro in diverse occasioni nella sua carriera come nel 2017, quando è diventata la prima donna brasiliana a vincere un incontro a Wimbledon dal 1989. Un anno dopo, è diventata la prima carioca a vincere un match di main draw agli Australian Open nell'era Open, in un continuo testa a testa di record a distanza di decenni con quella Maria Bueno, presente nella Hall of Fame, che con i suoi quattro titoli US Open e tre a Wimbledon (ma tutti prima del 1968) non può che essere uno dei fari di Beatriz.  

Il record di prima finalista '1000' brasiliana centrato nel corso del suo magico 2022 a Toronto, torneo in cui battè anche Iga Swiatek diventando la prima del suo Paese a superare una n.1, è stato un altro tassello della scalata intrapresa da Haddad Maia. Verso l'obiettivo più grande, quel trofeo scintillante che a Parigi potrebbe diventare davvero realtà. 

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