-
Campioni internazionali

Berlocq, l'Italia nel cuore: "Nessuno è come Sinner"

Conversazione con il coach argentino, ex numero 37 Atp e vincitore di due tornei del circuito maggiore. Con l'Italia che ha avuto un ruolo importante durante tutta la sua carriera. "Oggi - spiega - tutti questi giocatori forti che emergono sono il frutto del lavoro di anni"

di | 28 agosto 2022

Non è stato un campione da copertina, ma è stato un giocatore da prendere ad esempio. Il che, per certi versi, è persino più importante. Carlos Berlocq, 39 anni, ex numero 37 Atp e vincitore di due titoli del circuito maggiore, oggi è passato dall'altra parte della barricata. L'argentino si è mantenuto nel mondo del tennis nel ruolo di coach, nel caso specifico del connazionale Tomas Martin Etcheverry, 23 anni, attualmente numero 86 della classifica mondiale. Uno che in passato è transitato pure dall'Italia, allenandosi per un certo periodo insieme al marchigiano Gianluigi Quinzi sui campi di Foligno, agli ordini di Fabio Gorietti e del suo staff.

Come il suo allenatore, Etcheverry (72 come best ranking) è uno che lotta fino a che ne ha. Un esempio? Nei quarti di finale del Challenger di Lima, due settimane fa, ha battuto il connazionale Renzo Olivo per 7-6 6-7 7-5 dopo quattro ore e 17 minuti di tennis. Poi è tornato in campo il giorno dopo ed è rimasto sul terreno di gioco per quasi tre ore, stavolta perdendo contro Camilo Ugo Carabelli. “Tomas – spiega Berlocq – è uno che ha qualità importanti, ma adesso non si deve preoccupare tanto delle vittorie e delle sconfitte. Anche quando perde, cerchiamo di analizzare in maniera lucida quello che è accaduto, per capire dove lavorare”.

Per Berlocq, l'Italia non è un Paese come gli altri. Da giocatore ha vinto molto nei nostri Challenger. E in particolare quello di Torino nel 2005, il primo dell'elenco, ha cambiato la sua carriera. “Lì ho capito che avrei potuto arrivare a buoni livelli, ho capito che le mie ambizioni erano fondate”. Poi sono arrivati i titoli di Cordenons, Napoli, Barletta, ancora Torino (altre due volte), Reggio Emilia, San Benedetto, Todi (due volte), Palermo. In totale, undici trionfi. Prologo ai due successi Atp, a Bastad e a Oeiras, nel 2013 e nel 2014. Nessuno meglio di lui, tra gli stranieri, può dare un giudizio sul movimento tricolore.

“L'Italia ormai è un modello per tutti nel mondo – spiega – ma lo era già prima che arrivasse questa straordinaria generazione di giocatori di alto livello. La capacità organizzativa è stata un fattore fondamentale, e tutti quei Challenger che io stesso ho vissuto in prima persona, hanno fatto sì che tanti ragazzi potessero fare esperienza senza avere spese eccessive. Il circuito italiano è diventato popolare anche altrove, persino in Argentina. Per questo molti hanno scelto proprio l'Italia per allenarsi”.

Gli anni delle vittorie di Berlocq erano ancora quelli della costruzione. Adesso è arrivato il tempo del raccolto. “A me – continua il coach sudamericano – impressiona sempre di più Jannik Sinner. Sia per le sue qualità tecniche, sia per le sue doti umane. Passare del tempo insieme a lui è sempre utile: fa crescere e rende piacevole qualsiasi conversazione. Sotto il profilo tecnico, ho visto pochi giocatori colpire la palla come fa lui. L'unico che mi viene in mente è Juan Martin Del Potro. Credo che i due abbiano molto in comune”.

Non solo Sinner, però. Ci sono i Berrettini, i Sonego, i Musetti, gli altri che arriveranno presto come Zeppieri, Cobolli, Passaro e Nardi. “C'è tanta abbondanza perché la Federazione ha lavorato nel modo giusto, collaborando con i coach privati e lasciando crescere i giocatori senza pressione e senza fretta. Così vi siete costruiti un futuro straordinario, dove le soddisfazioni continueranno ad arrivare per lungo tempo, visto che parliamo di tanti giocatori giovani, all'inizio della carriera”.

Se l'argentino era un fan del lavoro ed era ossessionato dai dettagli, è chiaro che si possa immedesimare in chi – per certi versi – prova a percorrere la stessa strada. “Mi ritrovo in Lorenzo Sonego, anche se lui ha caratteristiche un po' diverse dalle mie. Lorenzo a volte fatica, ha bisogno di lottare ma alla fine dà tutto quello che ha. L'episodio con Nadal a Wimbledon? Mi ha sorpreso, perché non è da Rafa protestare in quel modo, credo si sarà reso conto di avere fatto un errore. Semplicemente, l'urlo che accompagna il colpo per certi giocatori è necessario, è qualcosa che viene naturale e aiuta la respirazione. Nessuno, che io sappia, lo fa per disturbare, anche se è normale che a qualcuno dia più fastidio che ad altri. Con me si lamentavano in tanti, lo fecero anche Murray e Cilic. Ma al più andavano a farsi sentire con l'arbitro, che in fondo non poteva fare nulla. Sonego è un ragazzo corretto, faccia quello che si sente di fare senza essere condizionato”.

La grinta di Lorenzo Sonego (foto Getty Images)

Loading...

Altri articoli che potrebbero piacerti