Chiudi

-
Campioni internazionali

Berrettini-Nadal, la vigilia normale di una semifinale speciale

Berrettini e Nadal sanno di avere la storia a un passo. Sono due scacchisti che pensano tanto e martellano con diritti carichissimi. Matteo ha vissuto una vigilia all'insegna della normalità, una giornata come le altre prima di una sfida speciale

di | 27 gennaio 2022

Matteo si è allenato nell’Arena 1573 protetto da sguardi indiscreti, nonostante l’ex campo 2 di Melbourne Park sia di solito aperto al pubblico. Ha palleggiato con uno sparring per un’ora - tra mezzogiorno e l’una - perché dopo i due serali contro Carreño e contro Monfils, venerdì affronterà Nadal alle 14.30 locali (4.30am in Italia).

Per indovinare il meteo a Melbourne servirebbero gli aruspici, ma le previsioni di domani annunciano temporali, ergo si dovrebbe giocare indoor. E davanti a circa 10mila spettatori, dopo che il Ministro della Sanità del Victoria, Martin Pakula, ha approvato l’aumento della capienza della Rod Laver Arena.

La chiusura del tetto cambia alcune variabili tecniche e aumenta le incognite tattiche di un match che ne offre tante. Riuscirà Rafa a leggere il servizio di Matteo e ad impedire al romano di usare il dritto come primo colpo dopo la risposta nel 95% dei punti?

E per evitare che le parabole arrotare dello spagnolo atterrino nel suo angolo sinistro, il romano servirà al corpo oppure opterà per l’opzione ad uscire e scenderà a rete? Se, quanto e quando utilizzerà la palla corta? E quanto e per quanto dovrà accettare lo scambio da fondo quando al servizio sarà l’iberico?

A Vincenzo Santopadre il compito di risolvere questo e altri rompicapi. O meglio, di seminare le briciole giuste lungo il percorso speculativo di Matteo. Consapevole che al numero 7 del mondo servono poche parole per uscire dal labirinto risolvendo strada facendo anche i rebus atletici, mentali e ambientali che presenta.

Berrettini e Nadal non si affrontano da 2 anni e 4 mesi, e anche se da allora si sono allenati insieme (anche sul centrale di Melbourne Park, proprio un anno fa) e hanno sviluppato un rapporto fuori dal campo, avranno inizialmente bisogno di studiarsi. Matteo e Rafa sono due overthinker - due che sentono tanto e pensano ancora di più. A volte troppo.

Visualizzeranno gli scenari che il match potrebbe proporre loro e - come due scacchisti - ipotizzeranno contromosse e piani B. In tutto questo se le daranno di santa ragione, martellandosi a vicenda con i due dritti più spaventosamente carichi del circuito, in un equilibrio fragilissimo tra l’essere pensante e l’essere presente.

L’ambiente sarà un fattore – anche se meno determinante di altri. La carriera di Rafa è costellata di centinaia di partite vinte nonostante il pubblico non fosse dalla sua parte. Adesso che - come un wrestler a fine corsa –è diventato uno dei buoni per la maggior parte degli appassionati di tennis, il 35enne di Manacor si gode l’appoggio e la benevolenza dei tifosi.

Ma potrebbe tranquillamente farne a meno. Gli australiani sono stati fastidiosi durante tutto il torneo. La loro proverbiale, chiassosa, giovialità è stata rivestita di insopportabile acidità. Forse diretta verso Tennis Australia per il ruolo nella vicenda-Djokovic e per l’iniziale divieto di prese di posizione a sostegno di Peng Shuai. Fatto sta che Matteo, da sempre uno dei fan favourite, a Melbourne si è ritrovato a dover gestire manifestazioni di ostilità. Dimostrando di saperle sfruttare a proprio vantaggio.

Più ancora dell’atmosfera, peseranno certamente le condizioni fisiche e la tensione. Entrambi hanno fatto i conti con problemi di stomaco – di ordine batterici quelli di Matteo, di tipo nervoso quelli di Rafa – e entrambi sono stati costretti a dare fondo alle energie residue nei rispettivi quarti di finale. Chi recupererà meglio e avrà benzina sufficiente per stare in campo oltre le 4 ore si ritroverà il coltello dalla parte del manico. Il curriculum offre legittime certezze ad entrambi: il 25enne di Roma nord è stato battuto negli Slam solo da Djokovic (e qui da Sandgren nel ‘20) quando la partita ha superato le 3 ore e mezza di gioco. Rafa qualche volta ha spezzato la corda, negli ultimi anni. Ma è sempre Rafa, un totem. E non è un caso che Shapovalov non sia riuscito ad approfittare della sua défaillance.

Australian Open, day 9 - Le immagini più belle

Poi c’è l’aspetto mentale, la sensazione che per entrambi la Storia sia ad un passo. Il maiorchino non è ossessionato dai numeri, ma Nadal è comunque a due partite dal record di 21 major. E poter accarezzare quel traguardo senza l’ombra di Djokovic nel tabellone rappresenta un’occasione troppo ghiotta per rischiare di farsela sfuggire. Quanto ai numeri e a tutto quello che tira l’universo del mainstream, Matteo potrebbe garantirsi un posto nella top 5, diventare il primo italiano a giocare due finali Slam in due tornei diversi e potrebbe bissare l’impresa di Wimbledon esattamente a 200 giorni da quel pomeriggio azzurro di Londra.

Berrettini sa che la gloria è dietro l’angolo. Ma sa anche che, comunque vada, di angoli come questo ce ne saranno altri. Per questo ha approcciato il re-match di New York ’19 all’insegna della serenità, chiudendo la giornata con una cena nel suo ristorante preferito nel centro di Melbourne, Trattoria Emilia, assieme al clan: Vincenzo, Roberto, Ramon e Richard. La vigilia della terza semifinale Slam della vita può trasformarsi in una giornata come altre, se ti chiami Matteo Berrettini.


Non ci sono commenti
Loading...