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Campioni internazionali

Berrettini 'no limits': prossimo ostacolo Carreno Busta

L’azzurro conferma la statura che gli fa occupare da favorito lo slot di Novak Djokovic verso le semifinali degli Australian Open, dove potrebbe trovare Zverev o Nadal (o Shapovalov). Dalla sua parte lo spagnolo e, in prospettiva, il vincente della sfida tra Kecmanovic e Monfils

di | 21 gennaio 2022

Matteo Berrettini ha portato a casa la prima grande partita di questi Open d’Australia 2022. Una grande partita non solo per il livello di gioco, le emozioni e il fatto di essere stata decisa in una manciata di punti nel long tie-break del quinto set dopo 4 ore a 10 minuti di gioco. Un grande match perché era il primo confronto tra due aspiranti al titolo.

Non sempre guardare alla classifica o alle teste di serie dà l’orientamento giusto: in un tabellone azzoppato dall’assenza di Djokovic, uno come Berrettini, n.7 del mondo, finalista lo scorso anno a Wimbleodn, già semifinalista agli Us Open, può e deve nutrire giuste ambizioni. Come Daniil medvedev, Alezander Zverev o Rafael Nadal. Come Stefanos Tsitsipas o, inutile nascondersi, Jannik Sinner. Come Carlos Alcaraz. Sì, perché lo spagnolo, che a 18 anni era il più giovane in tabellone, è già una grande realtà del tennis mondiale oltre che il nuovo idolo che gli spagnoli, consapevoli che il monumentale Rafa si avvia inevitabilmente verso la galleria dei grandi del passato.

Alcaraz aveva triturato Tsitsipas agli Us Open. Alcaraz aveva triturato tutti alle Intesa Sanpaolo Next Gen ATP Finals. Alcaraz aveva battuto Berrettini a Vienna e Sinner a Parigi-Bercy. Alcaraz è n.31 del mondo e quindi è partito come testa di serie a Melbourne, con i bookmakers che all’inizio del torneo lo davano vincitore del torneo “a 50” esattamente come lo stesso Berrettini e il russo Andrey Rublev. Medvedev e Djokovic erano quotati “a 2,50”, Zverev “a 3,50”, Nadal “a 8”, Tsitsipas e Jannik Sinner “a 33”.

Dunque la partita di oggi era più che un terzo turno: sapeva di spareggio per andarsi a prendere da favorito lo slot lasciato libero da Djokovic in vista delle semifinali, per le quali si prenota nella parte alta di tabellone anche il vincente di un’ipotetico “quarto” tra Zverev e Nadal.

Il match tra Matteo e lo smanicato Carlos (sostenuto da una fetta maggioritaria del pubblico australiano) è stato di quelli che fanno innamorare del tennis: equilibrio tra due giocatori di qualità eccezionale che riescono a far salire il lor livello nei momenti che contano.

Alcaraz viene descritto come gran talento, gran lavoratore ma sempre umile, con i piedi per terra. Nel primo set però ha dato la sensazione di voler spaccare l’avversario, tirando tutto fortissimo. Berrettini ha fatto il suo e si è trovato benissimo a caricare i suoi colpi sulla palla veemente dell’avversario che è finito ripetutamente fuori giri.

Ha continuato così lo spagnolo anche nel secondo, riducendo il numero degli errori ma Matteo ha giocato un tie-break da maestro ed è volato avanti di due set.

Qui Alcaraz ha giocato davvero con umiltà. Ha contenuto l’esuberanza, lavorato a tenere di più la palla in campo e in qualche modo ha cambiato l’inerzia della partita grazie alle opportunità che Berrettini non ha saputo sfruttare nella terza partita e a conseguenti dubbi che hanno cominciato ad attraversare la testa del romano.

La maturazione e l’esperienza superiore di Matteo sono venute fuori proprio nel momento più delicato, il set decisivo. Persino la caduta, con il leggero infortunio alla caviglia, hanno contribuito a farlo salire nella fiducia e determinazione.

E’ finita in un testa a testa in cui ha prevalso il tennista con le idee più semplici e chiare ma anche con il cuore più abituato a palpitazioni di quel genere. Uno che partite come queste le ha già perse e metabolizzate per diventare il giocatore odierno, che può aspirare a qualunque traguardo, al netto della complessità di gestire un fisico di quella imponenza che esprime colpi (e quindi sollecitazioni) di potenza devastante.

“Gioca in un modo incredibile – ha detto l’azzurro di Alacaraz a fine match – alla sua età mi sa che non avevo neanche un punto ATP”.

Di sicuro lo spagnolo fa sognare per il futuro ma la sua prestazione è una sorpresa fino a un certo punto: lo scorso settembre aveva battuto Tsitsipas agli Us Open esprimendo già questo livello di tennis.

E’ Berrettini che ha dimostrato un ulteriore scatto di maturità giocando, lui sì, sempre con grande umiltà, sin dalla prima palla del match. Forte del suo “servizio-diritto” martellante ma consapevole che nel dialogo dalla linea di fondo lo spagnolo aveva un peso di palla, da entrambi i lati, paragonabile al suo e poteva metterlo in difficoltà nel ‘confronto tra rovesci’.

Carlos Alcaraz (Foto Getty Images)

Ora l’allievo di Vincenzo Santopradre, vestito di nuovo quest’anno dalla testa ai piedi (abbigliamento Hugo Boss, calzature Asics) dovrà vedersela con quel muro di gomma che risponde al nome di Pablo Carreno Busta, capace di disinnescare il tennis brillante di un altro Next Gen, quel Sebastian Korda che fu trafitto in finale a Milano proprio da Alcaraz.

E’ da mettere in conto un’altra battaglia perché lo spagnolo, uno dei giocatori più ordinati (e per questo forse meno divertenti da veder giocare) del mondo, tende a non regalare mai un ”quindici”. Se tutto andrà bene sulla strada della semifinale ci sarà il vincente del confronto tra il serbo Kecmanovic, che ha eliminato Sonego, e il redivivo e brillantissimo Gael Monfils.

Di certo la partita di oggi resta e per ora è la più bella del torneo. E se Alcaraz continua ad alimentare tanti sogni di gloria, Matteo Berrettini è una solida realtà. Che noi abbiamo la fortuna di poterci godere tifando Italia.

Pablo Carreno Busta, n.21 del mondo (Foto Getty Images)

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