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Per le Nitto ATP Finals non corrono soltanto Matteo Berrettini e Jannik Sinner. Se allarghiamo lo sguardo al doppio, Simone Bolelli è numero 9 della Race, e in coppia con l'argentino Maximo Gonzalez ha chance di entrare fra i migliori otto. Nonostante un periodo non troppo brillante
di Cristian Sonzogni | 06 ottobre 2021
La stagione sul cemento non sta andando come avevano sperato, ma Simone Bolelli e Maximo Gonzalez sono ancora in piena corsa per le Nitto ATP Finals di doppio. E così il bolognese potrebbe diventare il secondo o il terzo italiano a prendere parte all'evento torinese, aggiungendo storia a storia.
La svolta per il duo, nato quando Simone ha deciso (era il 2019) di lasciare definitivamente il singolare per dedicarsi alla specialità di coppia, è arrivata nel corso dell'ultimo Wimbledon, con una semifinale raggiunta e tanti punti messi in cascina nella Race, dove oggi il duo italo-argentino occupa la posizione numero 9.
Bolelli e Gonzalez hanno 2295 punti e non sono così lontani da chi li precede, il brasiliano Bruno Soares e l'inglese Jamie Murray: parliamo di 370 punti, una distanza non incolmabile visto i tanti tornei ancora a disposizione.
Il dritto di Simone Bolelli
Nella corsa verso Torino, sono già quattro le coppie aritmeticamente qualificate: Mektic/Pavic, Ram/Salisbury, Granollers/Zeballos e Herbert/Mahut. Molto vicini alla promozione matematica anche Cabal e Farah, mentre chi viene dopo dovrà ancora lottare per prenotare il biglietto d'ingresso alle Finals piemontesi. Insieme a Bolelli/Gonzalez e Murray/Soares, ci sono pure Dodig/Polasek (attualmente sesti con 3275 punti) e Krawietz/Tecau (a quota 2930).
Più indietro, invece, Behar/Escobar (decimi, con 1850 punti) e Klaasen/Mclachlan (undicesimi con 1715). Anche in questo caso dunque, come per la prova di singolare, ci potrebbe essere una lotta a quattro, non per due posti però, bensì per uno solo. A meno, ovviamente, di forfait dell'ultim'ora.
La carica agonistica di Simone Bolelli
Sono già 4 le coppie qualificate: Mektic/Pavic, Ram/Salisbury, Granollers/Zeballos e Herbert/Mahut
Quando ha presentato la sua scelta, Bolelli ha raccontato di avere grande stima (ricambiata) per Gonzalez, giocatore che in singolare ha raggiunto il numero 58 Atp come best ranking, collezionando la bellezza di 17 titoli Challenger.
Un argentino della vecchia scuola, gran regolarista che era un osso durissimo su terra, e che poi col passare degli anni si è reinventato doppista con ottimi risultati. “Lui – spiegava Simone – è un combattente e sa come difendere, mentre io cerco di fare la differenza coi colpi di inizio gioco. Può essere un buon mix”. E un buon mix, in effetti, si è rivelato, al punto che nella prima stagione giocata a pieno ritmo, i due sono già in lotta per entrare nel novero dei maestri.
Simone Bolelli e Maximo Gonzalez in azione (foto chileopen website)
Dopo Wimbledon, come detto, i risultati non sono stati eccezionali. Ed è un peccato, perché il cemento tutto sommato piace ad entrambi, a Bolelli che può spingere e a Maximo che può giocare di rimessa. Invece sono arrivati un secondo turno a Toronto, un'uscita all'esordio a Cincinnati (ma contro Khachanov e Rublev), un'altra sconfitta al primo ostacolo a Winston Salem e un secondo turno agli Us Open. Un trend che non si è invertito nemmeno a San Diego.
Insomma, non stanno vivendo il loro miglior momento, l'azzurro e l'argentino, ma di occasioni per rifarsi ne avranno parecchie. A cominciare da Indian Wells. La semifinale di Wimbledon sin qui è stata il punto più alto del loro percorso insieme, ma a questo punto gli obiettivi devono spostarsi un po' più in alto. In fondo Bolelli non è nuovo ai trionfi Slam. Nel 2015, insieme a Fabio Fognini, riportò l'Italia del tennis maschile sul gradino più alto del podio di un Major dopo una vita. E quel successo colto in Australia rimane ancora oggi ben impresso nella memoria di tutti.
La soddisfazione di Fognini e Bolelli
Sempre quell'anno, Simone e Fabio arrivarono in finale a Indian Wells, a Monte-Carlo e a Shanghai, e raggiunsero pure la semifinale al Roland Garros. Risultati che valsero loro le Finals londinesi, dove vinsero però solo una delle tre partite del girone (contro Bopanna e Mergea), fermandosi dunque prima delle semifinali.
Quell'esperienza potrebbe oggi essere utile a Bolelli per cercare di ripetere lo stesso percorso: al suo fianco non c'è più Fognini, e Gonzalez è certamente molto diverso dal ligure per caratteristiche tecniche e attitudine, ma il feeling è lo stesso e la voglia di arrivare non manca. Nonostante si stia parlando di due che, messi insieme, contano 73 primavere. Dimostrazione che nel doppio più ancora che in singolare, l'esperienza è l'arma in più per fare la differenza.