

Lo spagnolo, reduce dal bronzo conquistato alle Olimpiadi di Tokyo, è attualmente numero 14 della Race, ma ha davanti a sé una stagione sul cemento americano che negli ultimi anni lo ha spesso visto protagonista. Tra lui e Casper Ruud, numero 8, ci sono meno di 800 punti
03 agosto 2021
Quando ancora non lo si conosceva così bene, a Pablo Carreno Busta, nato a Gijon il 12 luglio 1991, fu affibbiata l'etichetta di terraiolo. Oggi, quando ormai gli anni sono 30 e Pablo si è appena messo una medaglia di bronzo olimpica al collo, si sa perfettamente che quell'etichetta era totalmente fuori luogo. Non perché uno è spagnolo, non perché sbaglia poco, deve essere per forza uomo da rosso.
Proprio a Tokyo, nella corsa che lo ha visto pure buttare giù dal podio Novak Djokovic, l'asturiano ha ribadito il concetto e allo stesso tempo ha rinvigorito la propria candidatura per le Nitto ATP Finals di Torino. Certo parte da lontano, il buon Pablo, ma tutto sommato i punti da recuperare per entrare fra gli 8 non sono così tanti: 1495 contro i 2270 del caldissimo Casper Ruud. Sono 775 punti che, con l'arrivo della stagione americana, si possono pure recuperare. Anche se poi in mezzo ci sono altri pretendenti decisi a completare la medesima rincorsa.
Intanto è il caso di far notare che Carreno Busta, proprio negli States, ha costruito le sue imprese più significative. La prima semifinale agli Us Open è del 2017, la seconda dello scorso anno. Mai, negli altri tornei dello Slam, l'iberico era arrivato così lontano, nemmeno sulla terra del Roland Garros. Inoltre, la metà dei titoli conquistati nel Tour maggiore – tre su sei – arriva dagli hardcourt: Winston Salem e Mosca nel 2016, Chengdu nel 2019.
Per quanto non abbiano dato punti Atp, i Giochi di Tokyo hanno fornito allo spagnolo una dose di fiducia necessaria per un cammino che appare difficile ma non impossibile. Tanto più che nei top 10, l'asturiano ci è già stato, e ancora oggi non è affatto lontano, figurando al numero 11 del ranking, seppur di quello parzialmente congelato a causa della pandemia. I punti pesanti, quelli, Pablo se li era presi prima di partire per il Giappone: ad Amburgo, il successo nel 500 tedesco lo aveva rilanciato dopo una stagione anonima, con qualche alto (vittoria a Marbella, semi a Barcellona) e troppi bassi.
In mezzo al duello, per ora a distanza, tra Pablo Carreno Busta e Casper Ruud, ci sono altri cinque giocatori: dall'alto al basso, si tratta del polacco Hubert Hurkacz, del russo Aslan Karatsev, del canadese Denis Shapovalov, del britannico Cameron Norrie e del nostro Jannik Sinner.
Ognuno di loro, durante il 2021, ha vissuto il proprio periodo d'oro, ma nessuno ha fin qui dimostrato una continuità tale da consentirgli un posto in pole position nella corsa al torneo dei Maestri.
Considerato che da Rafael Nadal (2940 punti) in su, è difficile ipotizzare che qualcuno possa mancare la qualificazione, la lotta al momento – e a meno di infortuni – è ristretta dunque a questo settebello di personaggi molto diversi tra loro: dall'esperto al giovane, dalla sorpresa dell'anno alla conferma, dal regolarista all'attaccante.
In tutto questo, dalla sua, Carreno Busta ha la tranquillità di chi non ha nulla da perdere o da dimostrare e la consapevolezza di aver messo abbastanza chilometri nelle gambe per sapere cosa fare nel momento di massima difficoltà.
Lasciato da parte Washington, per recuperare dalle (enormi) fatiche olimpiche, in un caldo che ha chiesto a tutti i partecipanti uno sforzo supplementare, lo spagnolo avrà un paio di settimane di tempo per preparare a dovere gli Us Open, per l'ennesima volta crocevia della sua stagione e magari, chissà, stavolta pure della sua carriera.
Per coloro che magari potrebbero storcere il naso, pensando all'asturiano tra i migliori otto in gara a Torino, bisognerà ricordare che in realtà, alle Finals, Carreno Busta ha già partecipato. Accadde nel 2017, il suo anno d'oro, quando si qualificò per Londra come riserva e poi entrò grazie al ritiro di Rafael Nadal: perse entrambe le sue partite nel girone, contro Dominic Thiem e Grigor Dimitrov, ma dimostrò comunque di non essere lì per caso. Stavolta, il suo obiettivo è rientrare dalla porta principale, senza forfait di mezzo.
E poi, una volta giunto a Torino, provare a diventare l'incubo di tutti, e non solo di Novak Djokovic. Già, perché il serbo si è ritrovato l'iberico sul proprio cammino in due delle esibizioni più dolorose della sua carriera: quella della finale olimpica per il terzo posto e quella degli Us Open 2020, quando colpendo con una pallata (involontaria) una giudice di linea, Nole subì l'umiliazione peggiore, quella di essere allontanato dal campo per condotta antisportiva.
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