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Campioni internazionali

Dal calcio al tennis: le speranze svanite della Francia

Arthur Rinderknech è il numero 1 del tennis maschile francese, ma ha 27 anni ed è soltanto numero 44 Atp. La Francia vive uno dei suoi momenti peggiori, senza top 40 e con poche prospettive. Il riscatto? Potrebbe arrivare dai giovanissimi Van Assche, Fils e Cazeaux

di | 20 dicembre 2022

La Francia che ha appena perso il Mondiale di calcio in una delle finali più drammatiche della storia del pallone, difficilmente potrà puntare sul tennis per rifarsi, almeno in campo maschile e almeno nel breve periodo. Il motivo è scritto nelle classifiche dei giocatori transalpini, ma anche nel doppio ritiro di Gilles Simon e Jo-Wilfried Tsonga, così come nell'età media di chi adesso cerca ancora di mandare avanti il carrozzone.

Oggi il numero 1 dei galletti è Arthur Rinderknech, 27 anni, 44 al mondo. Un onesto attaccante con una buona attitudine ma lontano dall'idea di campione che può salvare un intero movimento. Alle sue spalle, Adrian Mannarino (34 anni, numro 46), Corentin Moutet (23 anni, numero 51) e poi ancora Gael Monfils, Benjamin Bonzi, Quentin Halys, Constant Lestienne, Richard Gasquet, Ugo Humbert e Gregoire Barrere. In totale, dieci top 100. Cifra importante, in linea con la tradizione d'Oltralpe, ma che assume un altro significato se valutiamo i singoli casi.

Detto del fresco addio alle competizioni di Tsonga e Simon, sono in età da pensione anche altri due che hanno contribuito a fare la storia recente del tennis francese, Gael Monfils e Richard Gasquet. Con quest'ultimo che ha appena festeggiato le 900 settimane nei migliori 100 giocatori al mondo: dal 2005, quando ci è entrato per la prima volta, non ne è più uscito. La stessa longevità al vertice che ha mostrato pure Gael Monfils, spesso vicino all'impresa ma mai vincitore di uno Slam o di un Masters 1000.

È stata, questa generazione dei 'Bleus', bella ma incompiuta. Tanto promettente all'inizio (ricordate la splendida e inattesa finale di Tsonga agli Australian Open nel 2008?) quanto deludente col passare del tempo. Con i rimpianti che si mischiavano alla consapevolezza di aver davanti un muro invalicabile formato da quei Fab 4, poi divenuti Big 3, che hanno lasciato le briciole a tutti gli altri.

In confronto a quell'epoca, tuttavia, quella di oggi appare decisamente peggiore. Tanto da far rimpiangere il periodo in cui si perdeva sì, ma si era pur sempre tra coloro che potevano far parte del gruppo dei protagonisti. Adesso, oggettivamente, le speranze dei francesi poggiano su un gruppo di ragazzi che sembrano troppo fragili per potersi prendere sulle spalle questo peso. Rinderknech appunto, ma anche il fantasioso Moutet o l'altalenante Humbert.

Tutti elementi che possono far bene in una singola partita, ma che devono ancora dimostrare di poter avere la continuità necessaria per essere dei trascinatori. Anche più indietro, anche fra i più giovani, non c'è così tanto da stare allegri. C'è il piccolo funambolo Hugo Gaston che si augura di poter esplodere a un livello fin qui solo accarezzato sporadicamente. E c'è l'italo-francese Luca Van Assche come asso nella manica guardando ai Next Gen.

Lucà, come lo chiamano da quelle parti, ha 18 anni ed è sulla soglia dei top 100. Ha vinto il Roland Garros Under 18 nel 2021 (battendo Fils in finale), gioca un bel tennis moderno, ma chiedergli di trascinare la Francia e tutte le sue aspettative è francamente troppo. E sarebbe controproducente anche per lui, autore nel 2022 di una stagione coi fiocchi.

Dietro ci sono i talenti ormai quasi definitivamente catalogabili come sprecati: Blancaneaux, Couacaud, Lokoli. Gente che fino a poco tempo fa poteva ancora far sperare, ma che adesso deve rincorrere con poche certezze e una valanga di dubbi. Insieme a Van Assche, l'altro transalpino che potrebbe lasciare il segno è Arthur Fils, prodigio da Juniores e già con alcune esperienze importanti in cascina nel mondo dei pro. Per esempio, una vittoria su Fabio Fognini a Parigi Bercy, poi convertitasi in sconfitta nella riedizione del match dopo che il ligure era stato ripescato come lucky loser.

Le riserve francesi, derivanti in modo particolare dal Roland Garros, sono comunque importanti. Il loro Centro tecnico federale resta uno di quelli più all'avanguardia nel mondo, i loro coach (molti dei quali sono ex professionisti) sono preparati e non c'è motivo per dubitare della loro ripresa. Magari con qualcuno dei talenti di nuova generazione, tra cui spiccano anche Arthur Cazaux (20 anni), Sean Cuenin (18) e Gabriel Debru (16). Per adesso, tuttavia, l'unica cosa certa è che la Francia del tennis deve inseguire, magari prendendo spunto da un vicino come l'Italia, che negli ultimi 20 anni ha saputo superare i cugini per quantità e qualità dei giocatori di vertice.


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